ANTINORI, Lodovico
Nacque a Firenze nel 153 1 da Bongianni di Lodovico di Tommaso, della famiglia di mercanti-banchieri fiorentini.
Addottoratosi in diritto civile e canonico, ed entrato nella carriera ecclesiastica, andò ancor giovane a Roma. Nel gennaio 1556 veniva chiamato da Paolo IV "nostro familiare" in un breve che lo nominava commissario della Camera apostolica per raccogliere gli spogli provenienti dall'eredità dell'arcivescovo di Nicosia. In questo periodo l'A. entrò, in qualità di uditore, al servizio del cardinal Carlo Carafa, il nipote di Paolo IV, che aveva assunto la direzione della politica papale, imprimendole una svolta decisamente antiimperiale, e che si era circondato a tal fine nella segreteria pontificia di umanisti fiorentini antimedicei e filofrancesi. Nella primavera 1556 l'A. accompagnò il Carafa in Francia nella legazione nel corso della quale il cardinale cercò di mettere in atto la propria politica personale che mirava ad ottenere a Siena un principato per la sua famiglia. Ripartendo nell'estate per l'Italia, il Carafa lasciò l'A. in Francia come suo "agente privato" presso la corte. L'A. godette quindi, in quanto tale, di una autorità che oltrepassava i limiti della sua carica di segretario e ricopri per due volte l'interim della nunziatura. La prima volta nel periodo tra la partenza di Sebastiano Gualtieri (fine settembre 1556) e l'arrivo di Cesare Brancaccio (fine ottobre 1556): egli funse in questo tempo da portavoce delle pressioni del Carafa a rompere la tregua di Vaucelles tra Francia e Spagna, rivolte soprattutto a Caterina de' Medici, alla quale anche i banchieri fiorentini di Lione promettevano un aiuto finanziario nel caso che la Francia avesse attaccato la Toscana dei Medici. L'A. tenne per la seconda volta l'interim della nunziatura tra la partenza di Cesare Brancaccio (fine luglio 1557) e l'arrivo di L. Lenti (ottobre 1557). Alla fine di ottobre egli fu richiamato in Italia dal Carafa, ma lasciò la corte nel mese di aprile 1558, e solo il 3 maggio passava per Avignone.
Dopo che, nel gennaio 1559, il Carafa cadde in disgrazia e fu bandito da Roma da Paolo IV, l'A. lasciò il suo servizio, se non subito, prima tuttavia della morte di Paolo IV avvenuta nell'agosto dello stesso anno. L'appartenenza dell'A. all'ambiente del Carafa dovette in un primo tempo danneggiare la sua carriera; nel novembre 1559 egli si rivolgeva a Caterina de' Medici protestandosi tuttora fedele servitore della corona di Francia e chiedendo che gli venisse concesso tramite l'ambasciatore francese a Roma un appoggio e un aiuto anche materiale. Dopo l'avvento di Pio IV (26 dic. 1559) l'A. entrò al servizio di Sebastiano Gualtieri, vescovo di Viterbo, che egli aveva conosciuto già prima, durante la sua legazione in Francia nel 1556. Il Gualtieri, che nel 1560-61 coprì per la seconda volta le funzioni di nunzio in Francia, pare avesse condotto con sé in qualità di segretario l'A., almeno a quanto riferisce il Pallavicino, che potrebbe tuttavia far confusione con la precedente nunziatura del Gualtieri. Ad ogni modo l'A. accompagnava il Gualtieri in qualità di segretario, quando costui, sospesa prima del tempo la nunziatura francese, arrivava a Trento il 22 nov. 1562 per prender parte al concilio. Il Gualtieri, che a Trento aveva la missione di prendere contatti col gruppo dei prelati francesi al fine di accelerare la conclusione del concilio, aveva condotto con sé l'A. per la sua esperienza di affari e di ambienti francesi. L'A. servì infatti da intermediario nei contatti che il Gualtieri stabilì fin dall'inizio del suo soggiorno col cardinale Carlo di Lorena (di Guisa); il 20 apr. 1563 ad esempio l'A. era il primo ad andarlo ad accogliere al suo ritorno in Trento, raccogliendone le dichiarazioni di rammarico a proposito dell'accordo recentemente concluso in Francia con gli ugonotti. Poco dopo l'A. fu chiamato presso Pio IV, che lo rinviò a Trento nell'agosto dello stesso lo con istruzioni sull'atteggiamento che i legati dovevano assumere nei riguardi del cardinal di Lorena e con l'incitamento a portare ad una rapida conclusione i lavori del concilio.
Terminato il concilio, l'A., nell'estate 1564, fu inviato da Pio IV ad Avignone, dove conferì con Carlo IX e Caterina de' Medici quando la corte passò per la città papale nel corso del viaggio che essa andava compiendo quell'anno per le città della Francia. L'A. aveva l'incarico di comunicare la soluzione favorevole che il pontefice aveva provvisoriamente data alla lite di precedenza sorta a Roma tra l'ambasciatore francese e quello spagnolo; egli ebbe inoltre la facoltà di alienare alcuni beni ecclesiastici, e portò la promessa di attribuire al cardinale Carlo di Borbone di Vendóme la legazione di Avignone tenuta allora dal cardinale Alessandro Farnese. In cambio egli doveva cercare di ottenere che fossero pubblicati in Francia i decreti del concilio di Trento.
Dopo la disgrazia del Carafa l'A. aveva compiuto i passi necessari per riconciliarsi con Cosimo de' Medici e nel 1568 il duca lo nominò ambasciatore di Toscana alla corte imperiale. L'A. arrivò a Vienna il 21 maggio 1568 e conservò le sue funzioni fino al 21 genn. 1572. Nel corso di questa legazione egli ebbe tra l'altro il compito di ottenere una soluzione favorevole alle liti di precedenza tra i Medici e gli Estensi; nel 1570 infine dovette far fronte al malcontento imperiale suscitato dal fatto che Cosimo de' Medici aveva accettato dal papa il titolo di granduca di Toscana. Nel concistoro dei 2 ag. 1568 l'A. era stato nominato vescovo di Volterra. Tornato in Toscana, nell'ottobre 1573, alla morte della principessa Giovanna di Portogallo, sorella di Filippo II, egli fu inviato in Spagna per presentare le condoglianze del granduca, e restò poi a Madrid come ambasciatore ordinario fino al novembre dell'anno 1574.
Nel concistoro del 9 genn. 1575 fu trasferito al vescovado di Pistoia e nel concistoro del 2 dic. 1575 fu designato per l'arcivescovado di Pisa. Egli ne prese possesso il 22 genn. 1576, ma morì pochi giorni dopo, il 13 febbraio, all'età di soli quarantacinque anni. Il suo corpo venne seppellito nel duomo di Pisa.
Bibl.: Parigi, Bibliothèque Nationale, Fonds français, 3898, f. 55, lettera di L. Antinori a Caterina de' Medici, da Roma, 14 novembre 1559; C. Haton, Mémoires contenant le récit des événements accomplis de 1553 à 1583 principalement dans la Champagne et la Brie, a cura di F. Bourquelot, I, Paris 1857, p. 380; Nonciatures de France. Nonciatures de Paul IV, a cura di R. Ancel, I, 2, Paris 1911, pp. 445 s., 472-476, 484, 505, 515, 575; Concilii Tridentini Diariorum pars secunda, in Concilium Tridentinum, ed. società Goerresiana, Friburgi-Brisgoviae 1911, p. XXXIII; S. Ammirato, Istorie fiorentine, III, Firenze 1651, p. 548; S. Pallavicino, Istoria del Concilio di Trento, II, Roma 1657, passim; A. C. Davila, Dell'Istoria delle guerre civili di Francia, I, Milano 1807, p. 339; A. Ademollo, Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio, a c. di L. Passerini, IV, Firenze 1846, pp. 1303-1308; R. Ancel, La question de Sienne et la politique du cardinal Carafa (1556-57), in Revue bénédectine, XXII(1905), pp. 15-49; L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, Paris 1913, pp. 100 s., 195; G. van Gulick-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 274, 275, 337; L. V. Pastor, Storia dei Papi, VI, Roma 1927. pp. 360-363, 381; VII, ibid. 1928, pp. 374 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., III, coll. 562 s.