Lino
Primo successore di Pietro nella cattedra di Roma. Sul personaggio si posseggono scarse notizie; inoltre almeno alcune di esse presentano difficoltà oppure risultano leggendarie. Fra le ultime c'è quella che gli attribuisce la composizione di testi apocrifi, ossia il Martirio di Pietro e Paolo e il racconto (= Atti) della lotta fra Pietro e Simon mago (cfr. M. Erbetta, Gli apocrifi del Nuovo Testamento, II , Torino 1966, 169-177, 289-296).
La sua identificazione con Lino menzionato nella seconda lettera a Timoteo (4, 21) è attestata già da S. Ireneo (Adversus haereses III 3 3) e da Eusebio (Historia ecclesiastica III 2; V 6, 1). Quest'ultimo afferma (III 13, 1) che il pontificato di L. durò dodici anni, come quello del successore Anacleto. Tale cronologia probabilmente è fittizia; alcuni vi scorgono una conferma di un'altra tradizione, da cui risulterebbe che i due personaggi governarono la Chiesa di Roma insieme all'apostolo Pietro, al quale si attribuivano 25 anni di episcopato. Il fatto, unito ad altri indizi desunti in particolare dalla lettera di Clemente ai Corinzi (42, 4 ss.; 44, 4 ss., ove si parla di episcopi al plurale; ma la lettera in proposito è caratteristica per la sua terminologia anticotestamentaria: cfr. 1, 3; 32, 2; 40, 5, ecc.), è alla base dell'ipotesi moderna circa una pretesa collegialità primitiva nel governo di una diocesi. È il Liber Pontificalis (ediz. L. Duchesne, I, Parigi 1886, 121) ad affermare tale contemporaneità. Nella sua breve annotazione esso riferisce ancora che L. era di origine toscana (di Volterra?) e che impose l'applicazione del consiglio di Paolo (I Corinth. 11, 5-16) sul velo da portarsi dalle donne in chiesa; infine fissa il suo martirio al 23 settembre del 67. L'anno è accettabile solo se si esclude, contro la tradizione più attendibile, il nome di L. dall'elenco dei papi; in caso contrario, il suo pontificato - qualora sia durato veramente 12 anni - va assegnato agli anni 67-79 oppure 64-76 (dipende dalla data preferita per la morte di Pietro). Il martirio di L. è verosimile; ma - se si eccettua il Liber Pontificalis - le fonti antiche tacciono in proposito. Esso, anche se ignorato dai principali testi liturgici, fu ammesso comunemente nel Medioevo.
D. ne parla l'unica volta che ricorda il nome di L. (Pd XXVII 41); il brano, che elenca per nome sette papi del periodo delle persecuzioni, presuppone la convinzione predominante che L. e Anacleto o Cleto, com'è detto nella Commedia seguendo il canone dellamessa, fossero papi, non semplici collaboratori di Pietro.