BREŽNEV, Leonid Il'ič
(App. III, I, p. 265; IV, I, p. 317)
Uomo politico sovietico, morto a Mosca il 10 novembre 1982. Segretario generale del PCUS dall'ottobre del 1964 e presidente del Presidium del Soviet supremo dal giugno 1977, negli ultimi anni di governo il suo disegno di rafforzare politicamente e militarmente l'URSS finì per vanificare in gran parte la politica di distensione con l'Occidente, perseguita negli anni precedenti attraverso gli accordi sulla limitazione delle armi strategiche (SALT i, 1972, e SALT ii, 1979) e la Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (Helsinki, 1975). L'invasione dell'Afghānistān da parte delle truppe sovietiche nel dicembre del 1979 e l'insediamento in questo paese di un nuovo regime retto da B. Karmal, determinarono una dura reazione da parte degli Stati Uniti che adottarono severe sanzioni contro l'URSS e si rifiutarono di ratificare il SALT ii.
I rapporti con l'Occidente si deteriorarono ulteriormente nel 1981 a causa della politica sovietica verso la Polonia, e proprio la questione polacca allontanò definitivamente dalla sfera di influenza sovietica alcuni fra i più importanti partiti comunisti europei, spingendoli ad accentuare la loro autonomia. Sul piano interno, la nuova Costituzione del 1977 non apportò alcun significativo mutamento a quella del 1936, se non la giustificazione formale dell'intervento in altri paesi in nome dell'internazionalismo socialista, politica che aveva trovato il suo momento più significativo nell'invasione della Cecoslovacchia (1968). D'altra parte, la scelta di conservare l'equilibrio fra le spinte contrapposte dei diversi gruppi di potere, non consentì a B. di compiere scelte radicali in alcuna direzione, mentre durante la sua segreteria si ebbe un notevole invecchiamento del ceto dirigente.
Bibl.: R. Edmonds, Soviet foreign policy: the Brezhnev years, New York 1983; R. Medvedev, Brezhnev: a bureaucrat's profile, in Dissent, Spring 1983, pp. 224-33; B. Meisser, Der Führungswechsel im Kreml, in Osteuropa, 1983, pp. 169-82.