BISTOLFI, Leonardo
Scultore piemontese, nato a Casal Monferrato il 14 marzo 1859, vivente a Torino, senatore del regno. Figlio di Giovanni B., scultore in legno, studiò all'accademia di Brera (1876-1879); ma più delle opere del suo maestro G. Argenti dovettero interessarlo la scultura di G. Grandi e la pittura di T. Cremona. Nel 1880 passò a Torino per mettersi con O. Tabacchi, che subito lo consigliò a fare da sé; e il B. aprì bottega e attese all'Angelo della morte, stante con le grandi ali aperte a difesa di una culla vuota: la via era già trovata. Ma l'idealismo non impedì al B. di modellare (1882-1887) figurine e gruppi sentiti con accentuato verismo e qualche po' di grottesco (Lavandaie, Contadini, Piove, della Galleria nazionale di Roma) e d'una fattura pittorica, come pure gli Amanti (1884) e il Crepuscolo (1892), tendenti però già al sentimentale; mentre dipingeva paesi sul gusto del Fontanesi. A dieci anni dall'Angelo della Morte, la Sfinge della tomba Pansa a Cuneo (1892) segnò un notevole punto d'arrivo per belle qualità architettoniche e di fattura, e per profondità di pensiero. Seguirono poi (1895-1904) altre figure, gruppi, composizioni grandiose, tutte funerarie (Il sogno, La bellezza della morte, L'olocausto, La purificazione) nelle quali sembrò che il B. si perdesse in un complicato e artificioso manierismo di gusto floreale, mentre la sua sensibilità pittorica trovava, in quegli stessi anni, più alta e più contenuta espressione in magistrali bassorilievi (Le spose della morte, Il dolore confortato dalle memorie, Il funerale della Vergine). Ma nella mostra individuale fatta a Venezia nel 1905, il B. dimostrava di non aver smarrito la via con il gruppo della Croce (per la tomba Orsini a Staglieno), di solida architettura, chiaroscuro ben equilibrato e modellato vigoroso.
Seguirono, tra l'altro, i monumenti al Segantini (1906, alla Galleria nazionale di Roma) e allo Zanardelli a Maderno (1908) con le solenni figure muliebri dalle castissime forme modellate amorosamente; il gruppo del Sacrificio (1908) per il monumento a Vittorio Emanuele in Roma, un po' tormentato nella linea generale; L'amore e la vita per la famiglia Abegg di Zurigo (1902) ove nelle due figure sembra si riassuma tutto il repertorio funerario del maestro; e finalmente il grandioso monumento a Giosue Carducci in Bologna (inaugurato nel 1926), migliore nei particolari che nell'insieme, e dove pare che aliti un'ultima ventata romantica. Intanto nel Cristo di Piazzola (1899) e nel Garibaldi di S. Remo (1908) il B. aveva dato due figure appena idealizzate dalla severità dello stile; e aveva toccato un sobrio verismo, senza però cadere nel realismo dei particolari, nelle statue del Padre Lachenal ad Aosta (1899), di V. Bersezio a Pevedagno (1904) e di C. Lombroso a Verona (1922), e un po' anche in certi busti (E. De Amicis, G. Giacosa, ecc.) condotti con impressionismo pittorico.
Dal padre Giovanni, come egli stesso ha detto, trasse il B. un certo gusto per il fiorito; dal Grandi e dal Tabacchi, e forse più dal Cremona e dalla consuetudine ad adoperare tavolozza e pennelli, quella maniera pittorica che è evidente specialmente nelle opere del primo periodo; finché si fece uno stile tutto suo, personalissimo, modificandolo logicamente. È stato chiamato "lo scultore del dolore e della morte", ma non è uno scultore macabro: "nell'arte del B. - dice G. Cena - il pensiero della morte è svolto in varî aspetti d'interrogazione inquieta, di tristezza, di serenità; ma il terrore del nulla e la disperazione d'un tremendo al di là ne sono esclusi". E U. Ojetti così parla del B.: "Per la profonda sincerità del suo pensiero e per la chiarezza sempre più semplice e sobria della sua espressione, L.B. è, come ogni artista, un poeta. Egli parla agli uomini del suo tempo, alle loro passioni, alle loro speranze, direttamente, scostando le frasche secche della vecchia rettorica, abbattendo i fantocci delle mitologie defunte, rivelando noi a noi stessi".
Oltre alle rammentate, esistono del B. numerosissime altre opere, nonché targhette, medaglie e magistrali disegni.
Bibl.: E. Cozzani, La Morte e la Vita di L. B., in Eroica, XV (1907), pp. 23-31; A. Celaranti, La Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, Milano s. d.; L. Motta-Ciaccio, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, IV, Lipsia 1910; U. Ojetti, L. B., in Ritratti d'artisti italiani, Milano 1911, pp. 127-41; Leonardo Bistolfi (50 tavole), Milano 1912; A. Pastore, "Via crucis" modellata su scaldini da L. B., in Vita d'arte, XVII (1918), pp. 83-94; K. Parkes, L. B., in Art in America, XI (1923), pp. 260-68; A. Gigliotti d'Andrea, L. B. nelle sue ultime concezioni artistiche, in Emporium, LVII (1923), pp. 240-48.