ALBERTI, Leandro
Domenicano, scrittore di opere storiche e geografiche, nacque a Bologna nel 1479 (l'11 dicembre, secondo alcuni biografi), e dopo essere stato affidato, per i primi studî letterarî, a Giovanni Garzoni, lettore di retorica nell'università di Bologna, col quale poi rimase sempre in rapporti di cordiale amicizia, nel novembre 1495 vestì l'abito domenicano, iniziando i suoi studî di filosofia e teologia. La sua operosità letteraria cominciò nel 1517, con la pubblicazione (in Bologna) del De viris illustribus Ordinis Praedicatorum, cui seguono poi alcune Vite di santi; essa si interruppe peraltro per lungo tempo e prese poi un indirizzo alquanto diverso, allorché, nel 1525, il generale dell'ordine, p. Francesco Silvestri da Ferrara, lo volle compagno di viaggio in alcune visite nell'Italia meridionale (Puglia, Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia, ecc.), poi anche in Francia, dove l'A. rimase fino alla morte del Silvestri, avvenuta a Rennes nel 1528. Allora l'A. tornò a Bologna, dedicandosi a studî storici e geografici, ma nel 1530 visitò ancora l'Italia centrale, nel 1532 la Lombardia, nel 1536 la Romagna e il Napoletano; e altri viaggi dovette fare in epoche diverse, senza che se ne abbia certa notizia. La data della morte non è sicura; secondo i più, sarebbe avvenuta nel 1553 (precisamente il 9 aprile); certo egli non morì prima di quest'anno.
Le opere dell'Alberti, a prescindere da alcuni scritti agiografici (Vita della Beata Colomba da Rieti, Bologna 1521, ecc.) sono:
1. Il De viris illustribus citato.
2. Le Historie di Bologna. Di queste, la Deca I e il libro 1° della Deca II (col quale si arriva fino al 1253) furono pubblicati a Bologna nel 1541; i libri 2° e 3° della Deca II videro la luce postumi a Bologna nel 1588 a cura di fra' Lucio Caccianemici; e a cura dello stesso anche un Supplemento per il 4° libro (ibidem, 1590), col quale si arriva fino al 1279. Il resto dell'opera che giungeva fino al 1543 si trova, manoscritto, nella Biblioteca universitaria di Bologna (ms. n. 98).
3. Descrittione di tutta Italia nella quale si contiene il sito di essa, l'origine et la signoria delle città et de' Castelli, ecc. Bologna 1550, in-folio.
4. Chronichetta della gloriosa Madonna di S. Luca, ecc., pubblicata postuma a Venezia nel 1577 a cura di un religioso che non si nomina.
5. Cronaca delle principali famiglie di Bologna, pubblicata postuma (Vicenza 1592).
6. Ephemerides ab adventu Ludovici XII Galliae regis in Italiam, opera che giungeva fino al 1552, rimasta inedita. Il manoscritto è nella Universitaria di Bologna.
7. Diatriba de incrementis Dominii Veneti e De claris viris Reipublicae Venetae, inserite dal Contarini nell'opera De Magistratibus et de Republica Venetorum (2ª ed., Leida 1628).
Di queste opere solo la Descrittione di tutta Italia ebbe larga diffusione ed ha una notevole importanza. Senza dubbio l'A. ebbe una spinta a comporla dai viaggi fatti col Silvestri ed anche più tardi da solo fino al 1536, anno nel quale essa era quasi del tutto compiuta: ebbe peraltro aggiunte numerose fino al 1545; ma, benché fosse definitivamente ultimata, si cominciò a stampare solo nel 1548.
L'edizione del 1550 è la sola bolognese; ad essa seguirono peraltro almeno altre nove edizioni tutte venete; ma solo la seconda (1551) fu fatta ancor vivente l'autore. Tra le edizioni venete ha importanza quella del 1561 appresso Ludovico degli Avanzi, perché per la prima volta vi sono aggiunte le Isole appartenenti all'Italia, opera a sé, rimasta fin allora inedita e pubblicata a cura del domenicano Vincenzo da Bologna. Nell'edizione successiva del 1568 presso il medesimo stampatore le Isole sono accompagnate da carte, assai importanti; esse si ritrovano nell'edizione veneta di Altobello Salicato del 1588 (Descrittione e Isole), che è una delle migliori e più complete. Della Descrittione si ha anche una versione latina interprete Guilielmo Kyriandro Hoeningero pubblicata a Colonia in due edizioni (1566 e 1567).
Nella descrizione dell'Italia l'Alberti dipende in gran parte dall'Italia Illustrata del Biondo (v.), che anzi in certi casi trascrive quasi letteralmente; come il suo modello, l'opera è tutta infarcita di erudizione classica. Ma l'Alberti è assai più accurato nella citazione delle fonti e in genere nei richiami all'età antica; si giova anche di altre fonti contemporanee, tra le quali alcune perdute per noi (come l'opera storico-geografica di Pietro Razzano), conosce bene tutta la letteratura corografica del tempo suo, e anche le carte geografiche, che sfrutta abilmente; si vale di notizie fornitegli da studiosi locali suoi amici e soprattutto poi di osservazioni personali fatte durante i suoi viaggi. Predominano, secondo l'indole del tempo, le notizie storiche e antiquarie, ma non mancano dati economici (produzioni, industrie, traffici) e demografici. Certo questa dell'Alberti è la migliore descrizione dell'Italia che ci abbia dato il Cinquecento, e ciò giustifica il favore ch'essa godette per circa mezzo secolo. Notevole è anche che, in pieno sec. XVIII, Ludovico Antonio Muratori suggerisse a papa Benedetto XIV una ristampa, riveduta e messa al corrente, dell'opera, dicendola "libro degno di assaissima stima e lavorato con assai esattezza".
Bibl.: Nicéron, Mémoires des hommes illustres, XXVI; Fantuzzi, Scrittori bolognesi, I e IX; A. Campori, Sei lettere inedite riguardanti Fra L. A., in Atti R. Dep. di st. patria per le prov. modenesi, 1863; Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, s. v.; A. Magnaghi, Le Relazioni Universali di G. Botero e le origini della statistica e dell'antropogeografia, Torino 1906; G. Roletto, Le cognizioni geografiche di L. A., in Boll. r. Soc. geogr. ital., 1922, pp. 255-85.