Umanista e teologo (Étaples 1455 circa - Nérac 1536).
Considerato talora fautore del luteranesimo, talora rivalutato nei suoi intenti di riformatore cattolico, è uno dei più caratteristici esponenti di quell'evangelismo che circolò in molti ambienti umanistici dove il richiamo all'interiorità, alla fede e alla grazia contro il formalismo esteriore, al più diretto contatto con la Bibbia al di là della gerarchia ecclesiastica, può essere intesocome riformismo luterano; in realtà non vi fu in Le F. volontà di rottura con la tradizione ecclesiastica quanto piuttosto ricerca del senso più vero e più intimo di quella tradizione. Stampò opere di mistici medievali e di Cusano, diffuse la traduzione di M. Ficino del Corpus hermeticum; tradusse la Bibbia in francese (1523-28).
Acquisita una larga preparazione filologica a Parigi, fu in Italia (a Pavia, Padova, Roma, Firenze) tra il 1486 e il 1492, dove conobbe tra gli altri Pico della Mirandola e M. Ficino e maturò il proprio amore per il mondo antico. Tornato in Francia, insegnò nel collegio del card. Lemoine: qui iniziò lo studio e il commento di Aristotele; in seguito, il suo interesse si allargò ai primi tempi cristiani e alla patristica greca: tradusse e commentò lo Pseudo-Dionigi, Ignazio, Policarpo, Giovanni Damasceno, Basilio, Gregorio di Nazianzo; ristampò opere di filosofi e mistici medievali (Riccardo di S. Vittore, Raimondo Lullo, ecc.), diffuse la traduzione ficiniana (rivista) del Corpus Hermeticum e stampò le opere di Cusano (1514). Quindi affrontò il testo biblico rivedendo (ma senza controllo sul testo ebraico) la Vulgata geronimiana; passò ai commenti scritturali: s. Paolo (1512), i Vangeli (1522), le epistole cattoliche (1527), accentuando i motivi parenetici ed esaltando lo spirito evangelico. Frattanto Le F. si era recato a Meaux (1520) presso il vescovo G. Briçonnet, già suo alunno, che, propugnatore della riforma della Chiesa, aveva raccolto intorno a sé un gruppo di riformatori. Nella convinzione che un ritorno alla vera parola della Scrittura fosse il più valido strumento di riforma, Le F. si dedicò alla traduzione in volgare della Bibbia. Nel 1525 una commissione di inquisitori iniziò il processo contro il gruppo di Meaux. Le F. si rifugiò a Strasburgo: l'intervento di Francesco gli permise di ritornare in Francia (1526) al castello di Blois dove curò la versione francese dell'Antico Testamento. Ma alla Sorbona si cercava continuamente ogni mezzo per perseguire Le F., del quale si condannava anche la revisione critica cui aveva sottoposto alcune agiografie medievali; l'umanista allora si trasferì a Nérac (1529-30), protetto da Margherita di Navarra.