NEGROTTO CAMBIASO, Lazzaro
– Nacque a Genova il 28 dicembre 1823 da Pietro e da Caterina Rivarola.
Di famiglia patrizia, con il titolo di marchese, sposò Teresa, dei marchesi Pallavicino, e da lei ebbe tre figli: Caterina e Raffaella, entrambe morte infanti, e Pietro Francesco (1867-1925), detto Pierino, imprenditore agrario, ufficiale di cavalleria, combattente nelle prime imprese coloniali italiane e nella prima guerra mondiale, e uomo politico (deputato dal 1909 al 1919, senatore del Regno dal settembre 1924, oltre che consigliere comunale di Genova e sindaco di Arenzano).
Possidente terriero, fu attratto dalla politica e nel corso della sua vita rivestì varie cariche pubbliche. Eletto per la prima volta deputato del Regno di Sardegna nel marzo 1860, venne confermato nel Parlamento del neonato Regno d’Italia ininterrottamente sino al 1880 dapprima nel collegio di Pontedecimo − allora Comune autonomo dell’entroterra genovese − e, a partire dal 1868, nel collegio di Genova I. In questo ruolo si occupò principalmente di questioni economiche e commerciali, ma non mancarono occasioni per far mostra dei suoi sentimenti patriottici come nel caso dell’emendamento presentato nel maggio 1860 relativo al riconoscimento di una medaglia commemorativa dei patrioti che avevano combattuto nella prima e seconda guerra d’indipendenza. Fu uno dei segretari del primo ufficio di presidenza della Camera italiana, carica che rivestì tra il marzo 1861 e il settembre 1865, e membro di varie commissioni parlamentari.
Come deputato dedicò inoltre una particolare attenzione agli interessi della sua città. Così, nel biennio 1875-76 si distinse nella vittoriosa battaglia per l’istituzione di depositi franchi nelle principali città marittime del paese, agendo in quel contesto in piena sintonia con gli ambienti industriali genovesi e confutando con energia le tesi di coloro che ritenevano che ciò avrebbe favorito il contrabbando, danneggiato le finanze dello Stato e costituito un ingiustificato privilegio.
Profondamente religioso, ancorché di idee liberali e sostanzialmente uomo di centro, occupò importanti cariche politiche anche a livello locale. In particolare, fu nominato sindaco di Genova nel luglio 1876: questa esperienza fu tuttavia molto breve, dato che i ripetuti contrasti con la giunta, a maggioranza moderata e clericale, ne decretarono anzitempo la fine nel giugno 1877. Sin dal discorso del suo insediamento egli denunciò le condizioni poco soddisfacenti delle finanze municipali, aggravate dagli impegni di spesa assunti dalle precedenti amministrazioni. Non sorprende pertanto che a far precipitare la situazione fosse stata proprio la lettura dello stato amministrativo e finanziario del Comune, fatta dal sindaco in Consiglio senza averne preventivamente informato la giunta. Parecchie critiche gli vennero anche mosse per il modo in cui gestì i lavori della commissione per l’esame delle liste elettorali. Di conseguenza, non esistendo margini per una mediazione, il Consiglio comunale venne sciolto e contestualmente Felice Segre, consigliere di prefettura, fu chiamato a reggere l’amministrazione provvisoria del Comune. A seguito della vittoria dei progressisti alle elezioni municipali del settembre 1877, Negrotto Cambiaso fu però chiamato nuovamente a guidare il governo cittadino, questa volta in qualità di assessore anziano e a capo di un’inedita maggioranza di sinistra: in tale veste resse il Comune di Genova tra il mese di ottobre del 1877 e il maggio dell’anno successivo. La breve durata del suo mandato fu dovuta nuovamente ai dissidi con la giunta, e così, dopo aver perso in precedenza il sostegno dei cattolici e dei moderati, egli divenne il bersaglio dei progressisti.
Nominato senatore nel dicembre 1890, nonostante l’età avanzata prese ancora parte attiva ai lavori dell’assemblea, specialmente nei momenti difficili conseguenti alle sconfitte militari in Africa orientale. All’indomani della disfatta di Adua del marzo 1896 una dura polemica lo contrappose ad Antonio Starrabba di Rudinì, che aveva prospettato, nel programma del suo secondo governo, la necessità di intavolare trattative con l’imperatore di Etiopia Menelik per risolvere la guerra africana. In quegli stessi anni fece parte del Consiglio provinciale di Genova e per un breve periodo, a cavallo tra il 1898 e il 1899, fu anche suo vicepresidente.
Negli anni Sessanta fu membro autorevole dell’Accademia Ligustica di belle arti di Genova, quindi divenne suo vicepresidente e a partire dal 1872 presidente (carica che ricoprì, anche se non in maniera continuativa, sino al 1885). Fu inoltre il primo presidente della Sezione ligure della Lega navale italiana, costituita nel maggio 1900, nonché presidente dell’Unione cacciatori liguri.
Morì il 1° marzo 1902 nella villa di famiglia a Codevilla, in provincia di Pavia.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. storico dell’Accademia Ligustica di belle arti, Atti dell’Accademia (1863-1908), faldoni nn. 28, 31, 32, 37, 40; Ibid., Arch. storico del Comune, Consiglio comunale, Verbali delle sedute (1876-78); Ibid., Arch. storico della Provincia di Genova, cat. I, casella 7, fasc. 1-2 (1877-1903). Necr.: Il senatore L. N.C., in Il Caffaro, 2-3 marzo 1902; La morte del senatore L. N.C., in Il Corriere mercantile, 3 marzo 1902; L. Remorino, L. N.C., in Il Secolo XIX, 3-4 marzo 1902; A. Ponti, Venticinque anni di vita della Lega navale italiana, Genova 1924, p. 64; Elenchi storici e statistici dei senatori del Regno dal 1848 al 1° gennaio 1937, Roma 1937, p. 137; M.C. Sertorio, Il patriziato genovese. Discendenza degli ascritti al Libro d’oro nel 1797, Genova 1967, p. 248; Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi. La Liguria, a cura di A. Gibelli - P. Rugafiori, Torino 1994, pp. 215, 251; F. Mazzanti Pepe, L’Amministrazione del Comune di Genova tra ‘800 e ‘900, Milano 1998, pp. 48 s., 51 s., 54 s., 180 s., 245; T. Sarti, Il Parlamento italiano nel Cinquantenario dello Statuto, Roma 1898, p. 397; Enc. biografica e bibliogr. italiana, A. Malatesta, Ministri, deputati e senatori d’Italia dal 1848 al 1922, II, p. 245.