LANINO
Di questa famiglia di pittori, attivi a Vercelli nel corso del XVI e XVII secolo, si hanno notizie quasi esclusivamente sui tre figli di Bernardino: Cesare, Pietro Francesco e Gerolamo.
Cesare, figlio naturale di Bernardino e di Leona, moglie di Giovanni Pietro "de la Sgurora", fu riconosciuto dal padre a Vercelli nel 1542 (Schede Vesme, p. 1391). Nel 1564 sposò Maddalena, sorella dello spadaro Agapito Oldoni di Novara (ibid.). Egli praticò fin da giovane l'arte della pittura, come testimonia un documento del 22 febbr. 1567 (Ragusa, p. 230), ma di lui al momento non si conosce alcuna opera certa.
Il 1° nov. 1568, in procinto di partire per Asti per un lavoro che egli definiva "importante", fu convocato in giudizio dal padre per essersi appropriato di denaro e di disegni. In risposta Cesare dichiarò di non essergli debitore dei 24 scudi avuti in pagamento per le armi ducali eseguite in vari comuni; sostenne che il padre lo aveva sì nutrito, allevato e fatto lavorare in casa sua, ma che poi lo aveva licenziato lasciandolo "discalzo e nudo", aggiungendo inoltre che quei disegni che Bernardino ora rivoleva indietro gli erano stati donati dal padre "a ciò imparasse" (Colombo, 1883, pp. 202-204). Non si conosce l'esito della controversia, molto indicativa delle pratiche di bottega, ma è certo che Cesare dopo un breve periodo trascorso ad Asti, dove nel 1569 lasciò un'Adorazione dei pastori, firmata e datata, già nella chiesa di S. Secondo e ora perduta, tornò subito a Vercelli. Dai documenti si evince che era molto richiesto dalle confraternite cittadine e che aveva stabilito buoni rapporti col fratellastro Pietro Francesco: nel 1571 fu pagato per aver dipinto il camino della camera del Consiglio a Vercelli e nel 1573 per aver dipinto parti del baldacchino servito per la solenne entrata in Vercelli del nuovo vescovo Giovanni Francesco Bonomi; il 22 ag. 1575 risulta essere creditore di 15 scudi per un'ancona eseguita per la Compagnia dei Disciplinati di S. Sebastiano a Rosignano. Un nuovo allontanamento da Vercelli potrebbe risalire al marzo 1576, quando sull'altare della parrocchiale di S. Agostino a Torino fu posto un suo tabernacolo dipinto (Ragusa, pp. 231 s.). Nel 1579 sottoscrisse un contratto per un'ancona con la Pietà e i ss. Giorgio e Margherita per la parrocchiale di Valperga nel Canavese (Sciolla - Varallo). Il 27 febbr. 1584 è menzionato come disciplinante di S. Caterina (ibid., p. 234). La sua discreta posizione è confermata da un atto del Consiglio di Vercelli del luglio 1586 che esentava Cesare dall'estimo perché pittore della città (ibid.). L'anno successivo dipinse diciotto armi per i funerali del vescovo Bonomi. Risulta essere deceduto prima del 17 giugno 1588 (ibid., p. 235).
Cresciuti entrambi alla bottega del padre, i figli legittimi di Bernardino, Pietro Francesco e Gerolamo, ne continuarono l'arte, lavorando perlopiù in società e associandosi per qualche tempo al giovane Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. La loro produzione risulta, nel corso di più decenni, realizzata "a due mani" e, di conseguenza, di ardua distinzione (si vedano comunque le proposte attributive di Romano e Galante Garrone).
Non si conosce l'esatta data di nascita di Pietro Francesco, figlio di Bernardino e Dorotea Giovenone, ma si pone ipoteticamente intorno alla metà del XVI secolo. Il 1° ag. 1575 diede quietanza a Minotto Cornali e Martino Giachetto per 70 scudi in pagamento dell'ancona con la Madonna col Bambino e i ss. Lorenzo, Giorgio, Giovanni Battista ed Eusebio in S. Lorenzo a Lessona, dipinta dal padre nel 1571 (Ragusa, p. 231). Secondo molti studiosi, in questa pala, ancora in situ, sarebbe riconoscibile la mano di entrambi i figli legittimi, per l'uso di una materia pittorica sfatta e di colori contrastati. Analoga collaborazione è stata riconosciuta negli affreschi frammentari di S. Francesco a Vercelli (ora al Museo Borgogna), firmati dal solo Bernardino nel 1581. Il 25 apr. 1583 Pietro Francesco, insieme con il fratello Gerolamo, si accordò con la Comunità di Cigliano per l'esecuzione dell'ancona commissionata a Bernardino nel 1580 da Giuseppe Pastoris. L'opera, un'Orazione nell'orto coi ss. Antonio e Sebastiano, al momento irreperibile, fu poi pagata, nel 1599, al solo Pietro Francesco (Ragusa, pp. 234, 237). Nella parrocchiale di Cigliano esistono però due tondi con S. Pietro liberato e la Natività attribuiti a Pietro Francesco e Gerolamo. Entrambi i figli collaborarono alle ultime opere del padre: dall'Assunzione dell'arcivescovado di Vercelli (1578) a quella di Cossato, dalla pala con l'Assunzione della Vergine della parrocchiale di Rosazza (già attribuita al solo Gerolamo) alla Caduta di s. Paolo della Galleria Sabauda, già in S. Francesco a Vercelli, che dopo attribuzioni a Gaudenzio e Giuseppe Giovenone è ora approdata alla cerchia dei Lanino.
Nel 1584 sposò Laura Lesca (Ragusa, p. 234). Il 12 ag. 1586 Eusebio Masino, decurione di Vercelli, ordinava nel suo testamento ai figli di Bernardino, Pietro Francesco e Gerolamo, di dipingere un'ancona per l'altare dei Ss. Giacomo e Filippo in S. Paolo a Vercelli, dove voleva avere sepoltura: l'opera, identificata con il Cristo tra gli apostoli Giacomo e Filippo dell'Accademia Albertina di Torino (Piovano, p. 213), trova il suo modello nell'arte del tardomanierismo controriformato, ma con esiti piuttosto modesti. L'atmosfera priva di respiro, che nasconde l'intento di dare semplicità e rigore alla composizione, si ritrova anche nell'Annunciazione dipinta per la cappella dell'Annunziata nella parrocchiale di S. Michele a Candia Lomellina: secondo il contratto del 24 ott. 1586 (Colombo, 1883, pp. 234-238), Pietro Francesco fu qui obbligato dall'abate Gerolamo Confalonieri a seguire il modello dell'Annunziata di Federico Zuccari affrescata nella chiesa dei gesuiti di Roma (1566). Gli affreschi, pure previsti dal contratto, saranno poi eseguiti e firmati da Gerolamo nel 1589.
L'anno 1586 e la firma "Laninus Petrus fecit" si leggeva su un pala già in S. Caterina a Vercelli, ora perduta (Ragusa, p. 235). Successiva è l'Assunzione della Galleria Sabauda, firmata insieme con il fratello Gerolamo, proveniente dalla parrocchiale di Morano sul Po (Galante Garrone, p. 168), che però Romano (p. 83 n. 16) dava al solo Pietro Francesco.
Il 9 ag. 1593 gli eredi di Bartolomeo "de Faletis" commissionarono l'affresco con il Crocifisso tra la Vergine e Maria Maddalena, tuttora visibile nell'abside della chiesa del Carmine a Confienza, attribuibile a entrambi i figli legittimi di Bernardino (Ragusa, pp. 235 s.).
L'8 marzo 1594 Pietro Francesco si impegnò con i regolatori dell'ospedale Maggiore di S. Andrea di Vercelli a eseguire il disegno per un'ancona (La Vergine in gloria col Bambino e santi) destinata alla chiesa di Larizzate, conforme per misure a quella dell'altare di S. Eusebio nel duomo di Vercelli. Per i ritardi e le aggiunte inserite da Pietro Francesco si addivenne a un contenzioso con i conservatori dell'ospedale risoltosi solo nel 1599 (ibid., pp. 236 s.); la pala fu poi colorata dal Moncalvo "suo compagno" (Piovano, p. 216). Allo scorcio del secolo si data l'Adorazione dei pastori con s. Francesco, già nella cappella del collegio Dal Pozzo e ora al Museo Borgogna di Vercelli.
Si tratta di un quadro di alta qualità: i colori delicati e gradevoli e la materia pittorica sottile si distinguono dalla produzione precedente, mentre il realismo dei pastori si allinea alla tradizione del naturalismo lombardo.
Al 5 marzo 1601 risale l'incarico da parte del capitolo di S. Francesco di Vercelli di dipingere l'ancona e la cappella del Cordone, di cui non si hanno tracce (Ragusa, p. 237). Nel 1604 Pietro Francesco è documentato come padrino a un battesimo. Morì prima del 1° ott. 1609 (Mossetti, p. 170).
Gerolamo, figlio di Bernardino e Dorotea Giovenone, nacque a Vercelli l'8 sett. 1555 (Ragusa, p. 227). Si sposò in data imprecisata con Francesca "de Peliaco". Nell'agosto 1580 si impegnò, insieme con il padre, a disegnare e poi a dipingere un tabernacolo, non rintracciato, per la chiesa della Madonna di Campagna (ibid., p. 233). Nel 1586 dipinse una tavola raffigurante la Vergine col Bambino, s. Apollonia e un devoto, già nella cappella gentilizia del castello di Parella e ora irreperibile. Alla bottega di Gerolamo e Pietro Francesco appartiene anche la Natività del Sacro Monte di pietà di Novara (Gnemmi).
Nel 1589 firmò e datò gli affreschi della parrocchiale di Candia Lomellina, cappella dell'Annunciazione, raffiguranti la Natività, l'Adorazione dei magi, Profeti, Angeli e un fregio con l'Allegoria del Tempo.
In questi affreschi, in particolare per gli angeli della volta, l'artista non si fece scrupolo di impiegare i cartoni che erano stati realizzati dal padre molti anni prima per la decorazione delle vele nella chiesa di S. Francesco a Vercelli; ma la realizzazione rimane priva di freschezza e di luminosità, e risulta decisamente attardata se confrontata con gli affreschi della cappella di fronte, realizzati dal Moncalvo nel 1593 (Piovano, pp. 213-216).
Il 27 giugno 1589 Gerolamo, insieme con Pietro Francesco, si impegnò a restaurare un'ancona già nella chiesa di S. Francesco a Casale, di cui non si hanno più notizie (Ragusa, p. 235). Risulta essere deceduto il 26 ag. 1589 (ibid.).
Solo i figli di Cesare sono documentati come pittori, anche se non se ne conoscono le opere: Giovanni Francesco (nato nel 1568 e già morto nel 1636), Giovanni Bernardino (nato nel 1570 e morto fra 1640 e 1643) e Giovanni Battista Baldassarre (nato nel 1578 e morto dopo il 1630). Dal matrimonio di Giovanni Bernardino con Lucia Gaie, nacquero, tra gli altri, Cesare Antonio (nato intorno al 1612 e morto dopo il 1699) e Giovanni Battista (1622-76), entrambi pittori. Il primo ebbe, da Caterina Ricanzone, Francesco Bernardino, pittore (nato intorno al 1656 e morto dopo il 1695), attivo nel 1688 per alcune vetrate del duomo di Vercelli (Colombo, 1883, p. 250), il quale a sua volta ebbe, da Anna Maddalena Spinelli, Pietro Antonio (nato nel 1670 e morto in data sconosciuta), pure pittore. Giovanni Battista sposò Paola Margherita Cesate, che gli diede Giovanni Francesco Bernardino (nato nel 1655 e morto fra 1679 e 1681) e Carlo Nicola (nato nel 1658 e morto fra 1682 e 1684), tutti e due pittori. Il primo, dal matrimonio del 1672 con Maria Caterina Maddalena Stroppiana, ebbe in data imprecisata Cesare Antonio, anch'egli pittore (Schede Vesme, pp. 1436 s.).
Fonti e Bibl.: G. Colombo, Documenti e notizie intorno gli artisti vercellesi, Vercelli 1883, pp. 197 s., 202-204, 234-238, 250; Id., Una causa di Pier Francesco L. pittore, in Boll. storico-bibliografico subalpino, I (1896), pp. 334-350; G. Romano, La tradizione gaudenziana nella seconda metà del Cinquecento, in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, n.s., XVIII (1964), pp. 82-85; G. Galante Garrone, I figli di Bernardino Lanino, in Gaudenzio Ferrari e la sua scuola. I cartoni cinquecenteschi dell'Accademia Albertina (catal.), a cura di G. Romano, Torino 1982, pp. 165 s., 168, 171 s. (con bibl.); C. Mossetti, ibid., pp. 166-170; Schede Vesme. L'arte in Piemonte, IV, Torino 1982, pp. 1391-1438; L. Piovano, Il tramonto della scuola vercellese, in Bernardino Lanino e il Cinquecento a Vercelli, a cura di G. Romano, Torino 1986, pp. 210-218; E. Ragusa, ibid., pp. 220-237; G. Castelli, Affari sacri a Candia Lomellina, in Viglevanum, V (1995), pp. 64-71; G.C. Sciolla - F. Varallo, Un documento inedito per Cesare L., in Artes, III (1995), pp. 132 s., 234 s.; D. Gnemmi, "La Natività" del Sacro Monte di pietà di Novara, in Boll. stor. per la provincia di Novara, LXXXVIII (1997), pp. 663-678; S. Mamani Cornagliotti, Note per due dipinti delle nuove sale dell'Accademia Albertina, in Studi piemontesi, XXVI (1997), pp. 73-78; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, pp. 356 s.