La terre
(Francia 1920, 1921, bianco e nero, 92m a 20 fps); regia: André Antoine; produzione: Société Cinématographique des Auteurs et Gens de Lettres; soggetto: dall'omonimo romanzo di Émile Zola e dalla riduzione teatrale di Raoul de Saint-Arroman e Charles Hugot; sceneggiatura: André Antoine; fotografia: Paul Castanet, Léonce-Henri Burel, René Gaveau.
Jean, mentre cerca un posto come lavoratore dei campi, incontra Françoise, nipote di papà Fouan. Diventato vecchio, papà Fouan divide la terra fra i suoi figli, Louis 'Buteau', Hyacinthe 'Jésus Christ' e Fanny, purché si occupino del suo mantenimento, ma i figli entrano immediatamente in conflitto per l'eredità, sotto gli occhi disperati del vecchio e della moglie. Buteau frequenta le sorelle Françoise e Lise. Con quest'ultima decide di sposarsi dopo averne avuto un bambino. La convivenza con le due sorelle induce Buteau ad assediare con la sua corte Françoise, che è invece innamorata di Jean. Dopo avere dovuto respingere ancora una volta le avances di Buteau, Françoise riesce finalmente a sposare Jean proprio il giorno dei suoi ventun anni. Jean esige la parte di eredità della moglie, cioè i vigneti e la casa, da cui Buteau e Lise vengono cacciati con l'intervento dei gendarmi. Ormai Lise e Françoise si odiano. La vecchia mamma Fouan muore lasciando alla mercé dei figli il marito, che va ad abitare da Fanny, di cui è costretto a subire gli sgarbi. Quindi cerca ricovero in casa di Hyacinthe, che è unicamente interessato al denaro che il padre ha con sé. Durante un litigio con Lise, Buteau uccide accidentalmente Françoise. Jean si ritrova senza tetto e si consola sposando 'la Cognette'. Papà Fouan finisce da Buteau che, messe le mani sul gruzzolo, lo scaccia. In una notte d'inverno, il vecchio erra disperatamente per il villaggio e per i campi. Finirà per morire sulla sua terra, solo, nel freddo e nella tempesta.
Il denaro è al centro di La terre come lo era in Les travailleurs de la mer, altro affresco sociale realizzato, tre anni prima, da André Antoine. Qui la prospettiva dell'eredità modifica rapidamente i comportamenti e produce violenza, eccesso, omicidio. Le persone semplici delle campagne nutrono in questo film passioni che sconvolgono il canone della rappresentazione della provincia rurale nel cinema francese (che peraltro prima della fine degli anni Dieci prediligeva i soggetti urbani). La terre, ispirato al naturalismo di Émile Zola, che già aveva segnato la produzione teatrale di Antoine (almeno nel metodo se non proprio nel contenuto), è un vero e proprio saccheggio documentaristico della vita dei campi: il paese, i lavori quotidiani, il lavoro della terra fino al raccolto costituiscono la materia e il ritmo del film. Semplificando la rigogliosa trama di Zola, il regista dipinge i conflitti sociali e il rapporto degli uomini con la natura in un film nero e luminoso.
Antoine, uomo di origini popolari, non si è accontentato di portare nel cinema la sua esperienza teatrale, ma ha avuto un ruolo profondamente innovatore nella scelta dei soggetti e nell'evoluzione della messa in scena cinematografica. La terre, uno dei suoi film più celebri, ne è un esempio perfetto nonostante l'abuso di didascalie nella versione oggi disponibile, dovuto solamente al restauro effettuato a partire da una copia russa. Ammirevole è fin dalle prime sequenze la sua concezione dello spazio (l'arrivo di Jean nei campi, l'incontro con papà Fouan, poi con Françoise e la sua vacca imbizzarrita, in una messa in scena che già chiarisce i dati essenziali del dramma): la distesa della terra, il suo aspetto secco e spoglio (in opposizione all'aspetto carnale del tempo del raccolto che è anche immagine di liberazione sessuale), la vastità dell'orizzonte (rafforzata dalla disposizione dei personaggi all'interno dell'inquadratura), il carattere disumano del lavoro (reso con uno spostamento verso l'alto della macchina da presa, mentre, quando i corpi si riposano, durante il raccolto, essa è posizionata all'altezza del suolo). La disposizione delle figure umane struttura lo spazio e il racconto. I personaggi si inscrivono nello spazio attraverso la luce che gioca con i volti e con gli elementi naturali (il grano, il fieno, i covoni). La qualità della recitazione è alta (in particolare René Alexandre e Germaine Rouer) e l'espressione di grande modernità: la concentrazione interiore, la semplicità, l'efficacia emotiva sono straordinariamente chiare e dirette per l'inizio degli anni Venti. Anche il ritmo del montaggio permette agli attori di dare vita ai loro personaggi, di esprimere meglio le loro emozioni. Una delle caratteristiche dell'arte di Antoine è quella di riuscire a fare interpretare ad attori francesi dei personaggi semplici, schierandosi dalla parte degli strati sociali più poveri, da cui egli stesso proveniva.
Avendo recitato nel ruolo di papà Fouan a teatro, nel biennio 1901-1902, Antoine portò e approfondì nel film la propria esperienza, che solo tardivamente aveva messo al servizio del cinema, all'età di cinquantotto anni e solo per nove lungometraggi. Le innovazioni di Antoine non colpirono particolarmente gli storici, che si mostrarono assai cauti (Georges Sadoul in testa) o scarsamente interessati (Jean Mitry). I suoi film caddero nell'oblio fino al perspicace lavoro condotto dallo storico Philippe Esnault nel 1958, per il centenario della nascita di André Antoine, e più tardi alla resurrezione di L'Hirondelle et la Mésange (1920), penultima opera del cineasta: rifiutato dal distributore, il film non venne terminato, e la copia di lavorazione non è mai stata ritrovata. Grazie ai rushes sopravvissuti, il film fu montato da Henri Colpi sessantaquattro anni dopo. Seguì la meraviglia di Bertrand Tavernier, quando, nel 1984, potè assistere alla proiezione del film restaurato, e infine la retrospettiva del Musée d'Orsay a Parigi nel 1990. Il riconoscimento post mortem di Antoine fu decisivo per ricostruire un aspetto fondamentale e per molti versi oscuro della storia del cinema francese fra la fine degli anni Dieci e l'inizio degli anni Venti.
Interpreti e personaggi: Armand Bour (papà Fouan), René Alexandre (Jean), Germaine Rouer (Françoise), Jean Hervé (Louis 'Buteau'), Milo (Hyacinthe 'Jésus Christ'), René Hiéronimus ('Nénesse'), Berthe Bovy ('la Trouille'), Jeanne Briey (Lise), Jeanne Grumbach ('la Cognette'), Emile Desjardins (pastore), Léon Malavier (borghese), Max Charlier (guardia campestre), Armand Numès.
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Antoine, matériaux pour un Cinéma-Libre, a cura di E. Toulet et al., in "1895", n. 8-9, mai 1990.
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Le cinéma libre. André Antoine cineasta, a cura di M. Canosa, Bologna 1993.