La rappresentazione visiva della musica greca
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La vita sociale all’interno della polis prevede numerosi momenti e occasioni caratterizzati dalla presenza della musica. I giovani aristocratici imparano i testi poetici con accompagnamento musicale che poi canteranno durante il simposio, al quale non prendono parte le cittadine ateniesi, pur ricevendo anch’esse una formazione musicale. Nella sfera privata, musica e canto hanno un posto di rilevo anche nelle cerimonie nuziali e funerarie; in quella pubblica, durante alcune feste importanti, hanno luogo gare di musica e canto e performance teatrali che in parte avvengono con l’accompagnamento musicale.
Le numerose scene relative all’insegnamento della musica sottolineano come questo sia uno tra i principali argomenti di studio per i giovani aristocratici che, fin dalla più tenera età, sono affidati a un maestro (kitharistes) che insegna loro un vasto repertorio di testi poetici eseguiti con l’accompagnamento della lira. L’invenzione di questo strumento è attribuita al dio Ermes (Inno a Ermes, v. 41 ss.) che la costruisce usando come cassa di risonanza un guscio di tartaruga, l’animale che finché è vivo non ha voce ma, appena muore, diventa sonoro. Alla cassa di risonanza, su cui è tesa una pelle di bue, sono collegati due bracci che reggono una traversa; a essa sono fissate, per mezzo di piroli (kollaboi), le corde, di budello ritorto, in numero diverso da un’epoca all’altra. La lira è spesso suonata con un plettro (plektron) di osso o avorio: sulle modalità di esecuzione non si hanno notizie certe, ma suonarla non doveva essere molto complicato, se è usata per insegnare la musica e il canto ai giovani aristocratici che hanno poi occasione di esibire la raffinatezza della propria cultura soprattutto durante il simposio.
“I maestri di grammatica e di musica guidano gli allievi eseguendo loro per primi il brano e dando lettura del testo” (Moralia, 790 e7-f2): questa testimonianza di Plutarco trova riscontro anche in numerose immagini in cui allievo e maestro sono seduti di fronte, ciascuno con la propria lira in mano. L’allievo si sforza di imitare l’esempio musicale eseguito dal maestro, ripetendone la melodia eseguita con la lira e il canto. Talora compaiono anche tavolette per scrivere o rotoli di papiro e in alcuni casi si riesce anche a decifrarne il testo scritto che, almeno negli esempi giunti fino a noi, non è mai accompagnato dalla notazione musicale. Sembra dunque che l’insegnamento del canto e della pratica strumentale sia prevalentemente orale: l’esistenza della notazione musicale è ampiamente documentata, ma la sua conoscenza rientra tra le competenze dei musicisti di professione.
Piuttosto rare sono invece le scene che rappresentano l’insegnamento dell’aulos, sia perché non gli è attribuita la stessa funzione educativa della lira, essendo uno strumento legato alla sfera dionisiaca e quindi capace di suscitare le passioni piuttosto che placarle, sia perché generalmente il suo insegnamento è destinato ai musicisti di professione. Simile al moderno oboe, l’aulos è costituito da un tubo cilindrico di legno, canna, osso o avorio, nel quale è inserita l’imboccatura terminante con l’ancia, un dispositivo formato da una o, più probabilmente, due lamine di canna che serve per amplificare il suono.
Gli auleti solitamente suonano non una, ma due canne, con fori in numero variabile da un’epoca all’altra. Anche la ginnastica, il cui insegnamento è contemporaneo o subentra a quello della musica, è un aspetto importante dell’educazione greca, intesa come cultura sia dello spirito sia del corpo. I giovani di solito svolgono gli esercizi ginnici in palestra, sotto la guida di un allenatore (paidotribes): le discipline canoniche in cui si cimentano sono quelle che fanno parte del pentathlon, ossia lotta, corsa, salto, lancio del disco e del giavellotto. Alcune di queste, come il salto in lungo, il lancio del disco e del giavellotto, ma anche il pugilato, sport invece per atleti professionisti, sono praticate alla presenza di un auleta che, con la musica dello strumento a fiato, permette agli atleti di sincronizzare e ritmare meglio i movimenti.
Le immagini spesso li mostrano vestiti con lunghi abiti riccamente ornati, con la bocca cinta dalla phorbeia, una sorta di bavaglio in pelle in cui si inseriscono le imboccature degli auloi e che, permettendo di regolare l’immissione d’aria nei tubi, agevola l’esecuzione.
Una melodia fortemente ritmata eseguita con l’aulos può facilitare non solo i movimenti degli atleti, ma anche i gesti di chi è impegnato in pesanti lavori manuali come macinare il grano, impastare il pane o remare in una nave.
È soprattutto durante il simposio che gli aristocratici greci cantano i testi poetici accompagnandosi con la lira o il barbitos, un tipo di lira di origine orientale, con i bracci più lunghi. Talora i pittori mostrano i commensali mentre cantano, con la testa rovesciata all’indietro, nel tipico atteggiamento dell’ispirazione poetica, o indicano con una specie di fumetto il testo che esce dalla loro bocca. Il banchetto è un momento esclusivamente maschile: le donne libere non vi prendono parte e la presenza femminile riguarda esclusivamente le professioniste, di solito suonatrici di aulos (auletrides), ma anche di crotali (una specie di castagnette di forma cilindrica), che intrattengono i commensali anche con la musica e la danza. Il simposio è anche il momento del vino e del gioco: talora i convitati sono rappresentati in posizione frontale, per sottolineare la loro ubriachezza; o impegnati nel gioco del kottabos, mentre cercano di colpire, col vino rimasto nelle coppe, il bersaglio sospeso su un candelabro.
Le numerose immagini che mostrano donne aristocratiche impegnate in attività musicali all’interno del gineceo, vere e proprie esibizioni che si svolgono esclusivamente in ambiente domestico, fanno supporre che anch’esse ricevano una educazione raffinata che comprende la musica e la poesia.
Accanto a questi esempi, alcune immagini mostrano vere e proprie scuole in cui le professioniste imparano a suonare e a eseguire diversi tipi di danza per animare il simposio e le feste private. In alcuni casi, la destinazione dei vasi e le scene su cui esse sono rappresentate coincidono: è il caso dei temi legati alla sfera femminile presenti su alcuni particolari tipi di vasi usati durante la cerimonia nuziale. Che la musica rientri tra le occupazioni delle aristocratiche ateniesi appare evidente dalle scene in cui troviamo la sposa seduta in un elegante ambiente domestico, intenta a suonare uno strumento a corda, spesso l’arpa, alla presenza di un piccolo Eros in volo. In altri casi, un auleta prende parte alla processione nuziale che accompagna gli sposi a casa dello sposo. In realtà, come raccontano alcuni autori, l’atmosfera deve essere molto più movimentata di quanto non appaia dalle immagini: “L’aulos dal dolce suono con l’arpa si confondevano e sonoramente lo strepito dei crotali e poi le vergini con voce acuta un canto arcano intonavano e giungeva al cielo l’eco possente [...] Dovunque per le strade [...] crateri e coppe [...] mirra e cassia e incenso si mescolavano e le donne anziane elevavano il grido rituale e gli uomini alto facevano echeggiare il gradito clamore, invocando Peana, il Lungisaettante dalla bella lira, ed esaltavano Ettore e Andromaca simili agli dèi” (Saffo, frammento 44 Voigt, traduzione di G. Tedeschi).
Alcune tra le più importanti feste religiose che si svolgono nel mondo greco prevedono, oltre ai sacrifici alla divinità, ai quali presenzia di solito un auleta che con la musica sottolinea la sacralità del momento, anche gare musicali alle quali prendono parte i musicisti più famosi del tempo.
Durante le Panatenee, le feste che ogni anno si svolgono ad Atene, sono per esempio previste gare di canto accompagnato dall’aulos (aulodia) o dalla kithara (citarodia), uno strumento a corde costituito da una cassa di risonanza in legno a forma di trapezio isoscele poggiante sulla base minore, da cui si dipartono due bracci. Le corde, di solito in numero di sette, sono collegate alla cassa per mezzo di una cordiera e di un ponticello e fissate a una traversa sottile che termina con pomelli. Si tratta di un technikon organon, uno “strumento per professionisti”, come lo definisce Aristotele nella Politica (1341a), che per la sua intensa sonorità è usato all’aperto, durante le occasioni pubbliche. La citarodia è particolarmente apprezzata e vi si dedicano gli artisti migliori che in alcuni casi intraprendono veri e propri tour di concerti in tutto il mondo antico per tornare in patria carichi di gloria e ricchezza. Le immagini presentano alcuni elementi comuni, come per esempio il podio su cui gli artisti si esibiscono, ai lati del quale compaiono i giudici della gara, e i lunghi abiti di scena riccamente ornati che indossano i personaggi.
Nell’Atene del V secolo a.C., l’elemento musicale (ma anche quello coreutico) ricoprono un ruolo importante anche nelle rappresentazioni teatrali, come la tragedia, il dramma satiresco e la commedia, in cui si alternano brani recitati e brani cantati, parti solistiche e parti corali. Nelle tragedie, per esempio, il coro, che nella recitazione si alterna agli attori, canta e danza con l’accompagnamento musicale dell’aulos, suonato da musicisti di professione, mentre i poeti autori del dramma sono anche autori delle musiche di scena e talora si occupano delle coreografie del coro. Riguardo al dramma satiresco, una forma teatrale a tema comico e scherzoso in cui il coro è formato da attori travestiti da satiri, una straordinaria testimonianza è costituita dalle scene dipinte sul Vaso di Pronomo (fine del V sec. a.C.). La scena mostra diversi attori della troupe che si stanno preparando per andare in scena: uno di loro ha in mano la lira, alcuni indossano un costume con il fallo e impugnano la maschera. Altri sono vestiti da Dioniso, Arianna ed Eracle e uno indossa il costume da Papposileno, il “padre dei satiri”. In posizione centrale, in basso, seduto e vestito di abiti riccamente ornati, il famoso auleta tebano Pronomo, da cui il nome del vaso. Anche nella commedia si alternano parti recitate e parti cantate dal coro: numerosi esempi mostrano cori di attori, travestiti per esempio da uccelli o da cavalli montati da cavalieri, guidati anche in questo caso da auleti che l’abito sfarzoso permette di identificare come professionisti.