La femme du boulanger
(Francia 1938, La moglie del fornaio, bianco e nero, 130m); regia: Marcel Pagnol; produzione: Les Films Marcel Pagnol; soggetto: da un episodio del romanzo Jean Le Bleu di Jean Giono; sceneggiatura: Marcel Pagnol; fotografia: Georges Benoît, Roger Ledru; montaggio: Suzanne de Troeye; musica: Vincent Scotto.
C'è grande agitazione in un paesino delle montagne provenzali: è arrivato il nuovo fornaio in sostituzione del precedente, che si è impiccato. Sarà in grado di fare del pane veramente buono? Aimable Castanier, il nuovo fornaio, persona dolce e mite, sulla soglia del forno presenta alla gente del paese se stesso e la sua famiglia: la giovane e bellissima moglie Aurélie, per la quale, bisognosa di 'aria del sud', ha accettato quell'incarico, e il gatto Pompon, triste perché la gattina Pomponette se n'è andata il giorno prima e non si è più fatta vedere. La fragranza del suo pane, che sforna sotto gli occhi di tutti, convince anche i più restii. Intanto, a sincerarsene è arrivato anche il marchese Castan de Venelles, impenitente libertino, accompagnato dal suo pastore Dominique, giovane bruno e dagli occhi ardenti, al cui fuoco Aurélie soccombe immediatamente. Quella stessa notte il focoso Dominique canta una serenata in italiano sotto la camera dei coniugi Castanier, che Aimable prende per una manifestazione di benvenuto, equivoco in cui non cade Aurélie. La donna, mandata dall'ingenuo Aimable a ricompensare la serenata con una focaccia, non esita a piantare il marito, ormai addormentato, e a fuggire col bel Dominique. La fuga si scopre immediatamente il mattino dopo, quando il forno sembra andare a fuoco: in effetti Aimable, non risvegliato dalla moglie come al solito, non si era accorto che il pane stava bruciando. Aimable sulle prime è convinto che Aurélie sia andata a trovare la madre, ma i testimoni oculari lo convinceranno del contrario. Preso dalla disperazione, il fornaio si ubriaca, lui che non sopporta l'alcol, e si rifiuta di fare il pane fino al ritorno della moglie. La notizia sconvolge tutti i paesani, che decidono di organizzare delle battute per rintracciare i fuggiaschi. Dopo intense ricerche i due vengono ritrovati dal curato e dal maestro di scuola in una palude: Dominique, terrorizzato dalle apocalittiche e minacciose parole del curato sulla punizione che dovrà scontare nell'aldilà, fugge a nuoto lasciando di fatto sola Aurélie, che, rassegnata, non può fare altro che ritornare dal marito. Intanto Aimable, informato dell'imminente ritorno della moglie, ha messo in ordine l'appartamento, ha fatto le pulizie e preparato la cena. La donna, rientrando, gli si getta fra le braccia e gli chiede perdono, e Aimable le dice che non c'è bisogno di chiedere perdono per essere andata a trovare la madre. In quel momento riappare, dopo due giorni di assenza, la gatta Pomponette, ed è a lei che Aimable rivolge gli insulti più duri e sanguinosi, per avere lasciato solo il povero Pompon. Ma è ora di accendere il forno: i due coniugi lo fanno assieme, e sulle fiamme che sprigionano le fascine si chiude il film.
La versione originale della sceneggiatura di La femme du boulanger doveva basarsi su una novella dello stesso Marcel Pagnol, Le boulanger Aimable, storia di un fornaio ubriacone incapace di fare il pane e che solo l'amore di una donna e dei suoi concittadini riuscirà a salvare. Il racconto subì radicali modifiche allorché Pagnol venne a conoscenza del testo di Jean Giono, che diventò così la struttura del film. La femme du boulanger rimane forse il film più conosciuto e amato di Pagnol, che Renoir considerava il più grande regista francese degli anni Trenta, poiché riassume al meglio quelle che sono le caratteristiche principali del suo cinema, e del suo teatro: regionalismo come alternativa al cinema da studio parigino, estremo senso del realismo, sfruttamento dei grandi attori del territorio, dialoghi acuti e vivacissimi esaltati dalla larga pronuncia provenzale. Ne sono un esempio alcuni dei momenti memorabili del film: il dialogo tra il curato e l'istitutore sul numero dei regni (quattro, secondo il curato: animale, vegetale, minerale e umano), la predica del curato secondo cui ogni donna ha bisogno di un "berger" (pastore) senza ricordare che la moglie di Aimable è fuggita proprio con un pastore, il racconto di Maillefer che spiega dove e quando ha incontrato i due fuggiaschi, ma soprattutto la straordinaria scena finale in cui Aimable Castanier rimprovera la gattina Pomponette con parole adatte in realtà al comportamento della moglie.
Bisogna tuttavia precisare che i grandi momenti del cinema di Pagnol sono possibili grazie alle performance dei suoi attori, Charpin, Fernandel, Vattier, Fresnay, e in particolare Raimu, uno dei più grandi interpreti francesi del suo tempo, che ha saputo dare un volto e un'anima a moltissimi personaggi di Pagnol, tra cui indimenticabili restano Aimable Castanier e il César della 'trilogia marsigliese' (Marius, Alexander Korda 1931; Fanny, Marc Allégret 1932; e César, Marcel Pagnol 1936). Incredibile l'attenzione con cui Pagnol disegna i suoi personaggi, dal protagonista all'ultima comparsa, e con cui sceglie gli ambienti, con un senso del plein air che ricorda a volte i film di De Sica e Rossellini: non a caso i due registi italiani l'hanno indicato come uno degli araldi del neorealismo. Vincitore del National Board of Review Award per il miglior film straniero e del New York Film Critics Circle Award per il miglior film in lingua straniera, entrambi nel 1940.
Interpreti e personaggi: Raimu (Aimable Castanier), Ginette Leclerc (Aurélie Castanier), Charles Moulin (Dominique), Robert Vattier (curato), Robert Bassac (maestro), Fernand Charpin (Marchese Castan de Venelles), Edouard Delmont (Maillefer), Charles Blavette (Antonin), Marcel Maupi (Barnabé), Maximilienne (mademoiselle Angèle), Alida Rouffe (Céleste, la perpetua), Odette Roger (Miette), Yvette Fournier (Hermine), Charblay (Arsène, il macellaio), Julien Maffre (Pétugue), Paul Dullac (Casmir).
S. Veber, La femme du boulanger, in "Pour Vous", n. 512, 7 septembre 1938.
Hugo., La femme du boulanger, in "Variety", October 12, 1938.
G. Scognamillo, Piccolo mondo di Pagnol, in "Bianco e nero", n. 2, febbraio 1956.
P. Leprohon, Marcel Pagnol, in Anthologie du cinéma, tome IX, Paris 1977.
I film di Marcel Pagnol, a cura di P. Baudry, E. Ungari, Venezia 1979.
J.P. Fargier, Le miaou qui dit tout, in "Vertigo" n. 19, 1999.
Sceneggiatura: in M. Pagnol, Oeuvres dramatiques. Théâtre et cinéma, Paris 1954.