WITTE, Karl
Giurista e dantista, nato a Lochau presso Halle il 1° luglio 1800, morto a Halle il 6 marzo 1883. Ragazzo prodigio, l'11 aprile 1814 gli fu conferito a Giessen il titolo dottorale, che egli poi anche regolarmente conseguì nel 1816. Professore a Breslavia nel 1823, passò a Halle nel 1834.
Si occupò di diritto romano, bizantino, prussiano; ma nell'ultima parte della sua vita si volse esclusivamente a Dante, sul quale già nel 1824 aveva pubblicato un saggio, Über das Missverständnis Dantes, che formò il nucleo della sua opera successiva. In esso il W. rilevava l'ignoranza dei commentatori antichi da parte dei moderni, l'acrisia di questi nello stabilimento del testo, la deficientissima conoscenza della lingua e della storia dei tempi di Dante e della biografia del poeta. Abbozzava infine l'idea della "trilogia" secondo la quale la Vita Nuova, il Convivio e la Commedia corrisponderebbero a tre momenti distinti della vita spirituale di Dante. È alla critica del testo che il W. portò quindi il suo contributo più valido. Dopo le Cento e più correzioni (1853) procurò una nuova ricostituzione del testo della Vita Nuova (1876), riuscendo "quasi dappertutto a una lezione soddisfacente" (Barbi); lavorò sul testo del Convivio (1825 e 1854); ridusse ad assai buona veste il De Monarchia (1863-71; 2ª ed., 1874); pubblicò infine (1862) la prima edizione veramente critica della Divina Commedia, ricorretta sopra quattro dei più autorevoli testi a penna, scelti, servendosi principalmente del criterio della lectio difficilior, su 407 collazionati per il III canto dell'Inferno. Dati questi limiti, era essa un'edizione provvisoria, ma segnò un progresso grandissimo e fu d'avviamento ai successivi editori inglesi e italiani. Meno felice fu invece l'idea della "trilogia", che la migliore critica moderna ha definitivamente abbandonato. Della Commedia procurò il W. anche una buona traduzione in giambi non rimati (1865); così come prima (1827; 3ª ed. rifatta, 1859) aveva tradotto il Decameron. Le Dante-Forschungen (1869-79; trad. parziale inglese, Londra 1898) raccolgono il meglio dei suoi articoli danteschi. Tuttavia utile è il commento alle Rime (1842). Fondò nel 1878 la Deutsche Dante-Gesellschaft.
Bibl.: A. Reumont, C. W., in Arch. stor. it., 1885, pp. 47-88 (con bibl.); C. Vassallo, Sulla vita e sugli scritti di C. W., Firenze 1884; i carteggi danteschi di A. Torri (ed. d'Ancona), M. Caetani, G. G. Trivulzio (Rendic. dell'Istituto Lombardo, s. 2ª, vol. LXVII, pp. 519-23). - Sul W. editore: M. Barbi, ed. crit. della Vita Nuova, Firenze 1932, p. CXX segg.; id., Problemi di critica dantesca, I, ivi 1934, passim. Sulla "trilogia": P. A. Menzio, Il traviamento intellettuale di Dante secondo il W., ecc., Livorno 1903; M. Barbi, Dante, Firenze 1933, p. 39 segg.; id., nella miscellanea Un cinquantennio di studi sulla letteratura italiana, I, Firenze 1937, p. 123.