SCHWARZSCHILD, Karl
Astronomo, nato a Francoforte sul Meno il 9 ottobre 1873, morto a Potsdam l'11 maggio 1916. Dopo avere studiato nelle scuole pubbliche della città natale e di Strasburgo, s'iscrisse all'università di Monaco attrattovi dalla fama di H. v. Seeliger, che anche in seguito ebbe sempre molta influenza sul suo pensiero scientifico. Nel 1896 entrò come assistente nell'Osservatorio von Kuffner di Vienna, e vi restò fino al 1899; dopo un breve intervallo, trascorso come docente a Monaco, fu nominato nel 1901 direttore dell'osservatorio di Gottinga e professore di astronomia in quell'università, quale successore di W. Schur. Nel 1909 infine successe a H. C. Vogel come direttore dell'osservatorio astrofisico di Potsdam.
Durante la guerra mondiale diresse la stazione meteorologica tedesca di Namur, e, come ufficiale d'artiglieria, combatté al fronte francese e a quello russo, contraendovi l'infermità che lo condusse alla tomba.
L'opera scientifica dello Sch. è quanto mai vasta e variata, andando dall'astronomia pratica alla matematica pura, dall'astrofisica alla statistica stellare, ed estendendosi ancora a ricerche di balistica, meteorologia, fisica teorica, ottica, navigazione, ecc. Il suo primo lavoro è del 1890 e riguarda il problema della determinazione di un'orbita con tre osservazioni. A Vienna si occupò di astronomia pratica e astrofisica con un'ampia determinazione di grandezze fotografiche stellari: tra i risultati conseguiti è da ricordare la legge che l'effetto fotografico è proporzionale a Itp, dove I è l'intensità della sorgente luminosa, t il tempo di posa e p una costante che lo Sch. ha trovato uguale a o,76. Passato a Gottinga, pubblicò, con la cooperazione dei suoi assistenti e allievi, la Göttinger Aktinometrie, catalogo di grandezze stellari fotografiche comprendenti le stelle fino alla grandezza 7,5 e di declinazione tra 0° e +20°, nonché la loro riduzione ad una scala assoluta. Questo lavoro è molto importante perché ha permesso di ottenere l'indice di colore (differenza tra la grandezza fotografica e la grandezza visuale) di 3500 stelle, delle quali a Potsdam erano già state misurate le grandezze visuali, e poi di ricavare la relazione tra l'indice di colore e il tipo spettrale delle stelle con la notevolissima conseguenza che le stelle di colore intermedio (gialle) sono quelle dotate di maggior moto proprio. Nel campo dell'astronomia pratica è da ricordare anche che Sch. fu il primo ad usare - nel 1895 dietro suggerimento di A. Michelson - l'interferometro per la misura delle stelle doppie.
Nel campo della fisica solare lo Sch. emise (1906) una teoria sull'equilibrio raggiante dell'atmosfera del Sole, riconoscendo che vi sono tre modi possibili con cui l'energia solare può essere trasmessa, di cui soltanto l'irraggiamento è il più importante.
Tralasciando di ricordare in particolare i numerosi suoi lavori teorici, di cui i più notevoli riguardano la pressione della luce sulle piccole particelle solide - che è in stretta connessione con la repulsione della coda delle comete da parte del Sole - e la teoria della relatività, tra cui la forma statica da lui data all'elemento lineare ds2 (v. relatività, teoria della) e la conseguente spiegazione del moto del perielio di Mercurio, il campo dove maggiormente rifulge l'opera dello Sch. è quello della statistica stellare e della struttura dell'Universo. Egli riprese e continuò le ricerche del suo mestro Seeliger, che è stato il pioniere delle teorie matematiche sulla distribuzione delle stelle, completando il sistema fondamentale delle due equazioni integrali date dal Seeliger con l'aggiunta di una terza per le velocità radiali, e riuscendo a dare una soluzione generale a tutto il problema, soluzione che è importante - oltre che dal punto di vista astronomico - anche da quello della matematica pura. Del pari notissime sono le altre sue ricerche sull'ipotesi ellissoidale dei moti stellari, e la teoria sulla distribuzione delle stelle nello spazio, che lo condusse alla scoperta delle stelle nane e delle stelle giganti.