PYM, John
, Uomo politico, nato nel Somerset nel 1584, morto a Londra l'8 dicembre 1643. Si era immatricolato al Broadgates Hall (poi Pembrodke College) di Oxford ed entrò nell'istituto del Middle Temple, a Londra, nel 1602. Sedette al parlamento per Calne nei tre ultimi parlamenti di Giacomo I e per Tavistock nel 1625, nel 1626 e nel 1628.
Egli non aveva né le doti oratorie che distinguevano Eliot, né la potente personalità di Wentworth e neanche la profonda erudizione legale di sir Edward Coke, ma la sua lucidità, il suo sano buonsenso e la sua forza di carattere eontribuirono ad attirargli rispetto e influenza sempre crescenti. Nel 1614 aveva sposato Anne Hooker, che morì nel 1620 lasciandogli due figli. La sua supposta amicizia con Wentworth, resa immmortale da Browning, è storicamente tutt'altro che ammissibile: i due erano in disaccordo perfino nella discussione della Petition of Right: P. insisteva sulla necessità che i punti in discussione fossero regolati per legge, mentre Wentworth si sarebbe contentato della promessa del re di non ripetere quel che era stato fatto. Similmente, quando nel 1629 fu messo in dubbio il diritto del re d'imporre l'imposta del tonnage and poundage, P. non volle che si confondesse la questione, ma insistette perché la pretesa del re fosse esaminata e confutata. Tuttavia in quell'epoca egli s'interessava più di questioni religiose che di teorie politiche. Egli guardava le novità arminiane del re Carlo I con sospetto e avversione, che in parte era la naturale repulsione di uno che apparteneva all'ala puritana della chiesa anglicana, ma che era anche dovuta al loro significato politico. Per lui, come per molti altri, non si poteva in Inghilterra essere buon cattolico e buon cittadino a un tempo ed egli attaccò l'arminianismo che credeva confinasse col cattolicesimo, come vivaio di sedizione. Quantunque le sue premesse fossero erronee, la congiura delle polveri spiegava in un certo senso le sue conclusioni, così come la rivolta irlandese del 1641 sembrò giustificarle; e nell'accentuare i motivi politici della sua opposizione alle modificazioni religiose piuttosto che i motivi religiosi egli mostrò il suo solito senso della realtà.
Nel giugno 1628 egli insistette per la messa in stato di accusa di Mainwaring, e così facendo si alienò il re, che ritenne le proprie concessioni politiche non apprezzate abbastanza. Nel discorso pronunziato in questa occasione P. espose chiaramente le sue idee politiche che erano piuttosto quelle di un conservatore che di un riformista, poiché il suo ideale era una monarchia fondata sulla legge e governata da principî fondamentali.
Non la sua filosofia, ma il suo carattere, il suo seguire inflessibile sino in fondo la via che aveva prescelto, insieme con la sua consumata esperienza della tattica parlamentare, finirono col portare P. alla presidenza dei Comuni.
Egli non fu in primo piano negli ultimi momenti agitati del terzo parlamento di Carlo I né fu apertamente in conflitto col governo durante l'interregno; è probabile tuttavia che i piani commerciali e coloniali in cui era interessato a Londra fossero ostacolati dall'opposizione dell'arcivescovo W. Laud, cosa che aggravò l'ostilità di P. Quando il "parlamento breve" si riunì nel maggio 1640, era dubbio chi volesse presiederlo e gli amici di P. erano incerti se gli riuscirebbe di dominarlo; ma in un discorso che durò due ore egli fece tale impressione sugli ascoltatori che li tenne in pugno per le tre settimane successive. Egli era probabilmente in comunicazione con i capi scozzesi, quantunque l'accusa di tradimento frequentemente minacciata dal re, non fosse mai mandata ad effetto. Durante l'estate egli si incontrò regolarmente coi lord puritani, capeggiati dai lord Bedford e Say e Sele, ed in queste e simili attività dopo la convocazione del "lungo parlamento" nel novembre 1640 si scorge l'inizio dell'organizzazione dell'opinione parlamentare, che, continuata da Danby e Shaftesbury, condussero finalmente al sistema dei partiti.
L'11 novembre 1640 P. chiedendo l'arresto di Strafford alla Camera dei lord mentre era in stato di accusa, prevenne i suoi nemici, e nel processo che seguì fu uno dei sostenitori dell'accusa. Con la sua tattica nell'aprile seguente e con la drammatica presentazione di una copia degli appunti del segretario Vane circa una riunione del consiglio, egli ottenne la condanna di Strafford.
Nei suoi sforzi per salvare Strafford, Carlo I aveva pensato ad offrire il posto di cancelliere dello scacchiere a P., e per tre volte, tra il gennaio e il luglio 1641, corsero rumori di tale offerta; ma la disposizione del re a un compromesso fu costantemente resa vana dai più violenti consigli della regina, e, dopo il viaggio da lui compiuto in Scozia nell'estate, le speranze di un accordo si dileguarono rapidamente.
P. che non aveva alcuna fiducia in Carlo ed era inasprito dalla rivolta irlandese e dalle voci di congiure militari, propugnò la "grande rimostranza" e modificò la sua opinione primitiva che fosse desiderabile un episcopato riformato, consentendo alla presentazione di un radicale progetto di legge. Nel gennaio 1642, Carlo I cercò di nuovo di venire a un compromesso, ma se pure un'offerta precisa pervenne a P., essa fu respinta.
Con il suo solito ondeggiare Carlo, dopo di essersi assicurato dei consiglieri moderati, si gettò nell'azione più violenta, accusando P. e quattro altri di tradimento e ordinandone l'arresto; la paura che essi volessero mettere in stato d'accusa la regina fu il pretesto addotto dal re. P., la cui abilità nell'ottenere notizie dal palazzo reale di Whitehall era notevole, prevenne il tentativo del re di arrestarli personalmente, salvandosi coi suoi quattro compagni nella City, da dove essi ritornarono in trionfo, una settimana dopo mentre il re usciva da Londra.
Divenuta inevitabile la guerra, P. si mise ad organizzarla con la sua solita capacità, sfidando l'impopolarità col dichiarare che la Camera dei comuni aveva il diritto di imporre tasse (novembre 1642). Egli però desiderava la pace, se fosse stata possibile, e spinse avanti le vane trattative a Reading e poi a Oxford. Quando l'accordo si dimostrò impossibile e il parlamento subì numerosi rovesci nell'estate del 1643, egli negoziò il Solemn League and Covenant del 25 settembre 1643, con i presbiteriani scozzesi, accettando un accordo religioso, troppo democratico a suo parere, come una necessità per evitare la sconfitta. La sua popolarità era svanita con gli insuccessi ed egli morì, dopo aver salvato la sua causa col suo ultimo atto politico, ma seminato il germe delle future discordie tra l'esercito e il parlamento.
Abile politico più che uomo di stato, il suo nome vive più per l'abnegazione della sua vita politica e la forza del suo carattere che per la profondità e l'originalità del suo pensiero.