JOHANNES de Quadris (Quatris)
Nato presumibilmente prima del 1410, fu prete nella diocesi di Valva e Sulmona (allora Solmona). In un documento del 1450 si autodefinisce "musicus et cantor diu in ecclesia Santi Marci de Venetiis". Il suo lungo servizio a S. Marco durò più di due decenni, poiché il suo Magnificat è datato "1436 mensis maij Veneciis", e il fortunato ritrovamento nei Registra supplicationum dell'Archivio segreto Vaticano (Lütteken), non solo aggiunge cospicue notizie sulla biografia del musicista, ma conferma la validità dell'ipotesi circa la sua presenza nel Veneto.
Prima della testimonianza vaticana, la presenza di J. a Venezia si fondava non solo sul fatto che il suo Magnificat era stato scritto e, o diversamente, copiato a Venezia, ma sulla scoperta che le fonti delle sue composizioni sono quasi tutte di provenienza veneta e che alcune di esse erano giunte in possesso dei benedettini riformati di S. Giustina di Padova, il cui nucleo principale era costituito da patrizi veneziani tra i quali Ludovico Barbo, promotore della riforma e primo abate della nuova Congregazione.
Dai Registra vaticani risulta che nel 1450 J. presentò una supplica a papa Niccolò V per ottenere una prebenda legata a un posto rimasto vacante nella collegiata dei Ss. Felice e Fortunato in Aquileia; la richiesta non ebbe immediato seguito, perché un altro concorrente richiese il medesimo beneficio. Per questo J. ripresentò la supplica nel 1452 e nuovamente nel 1454; nel 1457 sembra che il beneficio sia stato concesso al suo concorrente, con ogni probabilità dopo la morte dello stesso J., che si presume avvenuta poco prima, pertanto tra il 1456 e il 1457.
L'analisi dei lavori attribuiti a J. dalle fonti rivela una significativa duplicità stilistica. Il Magnificat e il mottetto Gaudeat ecclesia riconducono al periodo immediatamente successivo all'attività dei compositori della cosiddetta ars subtilior (circa 1390-1430), per es. Johannes Ciconia, Matteo da Perugia, Antonello e Filippotto da Caserta, e Antonio Zachara da Teramo.
Il Magnificat (uno dei precoci esempi polifonici e forse il primo a 4 voci), mostra vari trattamenti del cantus firmus appartenente al 3° tono salmodico.
La sua struttura prevede l'esecuzione alternatim; sono composti in polifonia solo i versetti pari. Il tenor - che occupa la zona più grave della tessitura dell'intera composizione - è costituito fondamentalmente di due disegni melodici, il primo dei quali coincide con l'initium salmodico della monodia liturgica, mentre il secondo è l'"apodosi" elaborata del tema iniziale. L'esperienza e il mestiere di contrappuntista spiccano nella varietà con cui si rapportano tra loro le quattro parti. I versetti si aprono con modalità diverse: in "duo" delle due voci superiori (si noti la singolarità, in ambiente italiano nel 1436, della denominazione triplum per la seconda voce), così come della parte superiore e del contratenor (come il versetto iniziale); ma anche in imitazione canonica tra le due voci superiori. L'alternanza "duo"-"chorus" e i momenti imitativi in canone, si rilevano anche all'interno dei versetti soprattutto nel passaggio tra il primo e il secondo emistichio, dove tali brevi episodi sembrano acquistare la funzione di "pontelli". La composizione termina con un lungo episodio nello stile dell'hoquetus concluso dal semplice Amen sillabico.
L'inno Iste confessor, forse modello di analoga composizione di Antonius Janue, è conciso e cantabile, qualità che caratterizzano anche le lamentazioni e i brani del venerdì santo, nei quali la musica è modellata dalla parola.
Le lamentazioni del triduo sacro, il cui cantus firmus è molto vicino al tradizionale tonus lamentationum romano, sono costruite in forma strofica che si adegua costantemente alle dimensioni del versetto biblico alla stregua di un recitativo liturgico; soltanto le cadenze finali sono ampliate e offrono quattro differenti tipi di risoluzioni. Note dapprima grazie alla stampa del 1506 (Lamentationum Jeremie prophete liber primus, Venezia, O. Petrucci) e per tale motivo ritenute opera di un autore diverso da quello del Magnificat del 1436, furono riportate agli anni '30 del secolo XV dal ritrovamento del manoscritto di Vicenza (Biblioteca del Seminario vescovile) e attribuite a J. (Cattin, 1970; Bent). Gli altri lavori per la Passione, specialmente il planctus: Cum autem venissem, riprendono strettamente lo stile delle lamentazioni.
J. è certamente compositore colto, di cultura musicale in buona parte di matrice franco-fiamminga, come le composizioni a 3 e a 4 voci dimostrano. Tuttavia, la sua origine italica lascia credere che fosse stato educato già prima nella conoscenza, e forse nella pratica, di quello stile musicale la cui origine è da ricercare nel canto a due, inizialmente improvvisato, che si manifesta nel complesso delle sue opere a due voci e che ha nelle Lamentationes stesse la prova più alta. Indizio significativo è che queste ultime hanno avuto un'ampia diffusione geografica e cronologica: le troviamo nei libri fiorentini utilizzati a S. Maria del Fiore, tra i quali il processionale conservato all'Opera del duomo (Cattin, 1975), fino oltre il '500; così come alcuni motivi si rinvengono in manoscritti portoghesi della Processio in die Veneris sancti; per non parlare del Cum autem venissem divenuto il lamentum Virginis più diffuso nel secondo '400, non solo in Italia, proprio per merito dei benedettini riformati di S. Giustina come, anche dopo un secolo, appare nel Missale monasticum del 1506, il primo a stampa. Altre testimonianze della Processio sono a Padova (Biblioteca del Seminario, Mss., 359), manoscritto già appartenente ai canonici regolari di S. Giorgio in Alga che in questa città avevano sede nel monastero di S. Maria in Vanzo.
Le intonazioni di J. furono nell'uso liturgico di S. Marco a Venezia fino al 1603, quando apparve la prima stampa delle lamentazioni di Giovanni Croce (cfr. Bettley, 1993, pp. 193 s.; 1994, pp. 45-60). I testi della Processio, la cui origine risale ai battuti della Fraternita di S. Stefano in Assisi (sec. XIV: cfr. Cattin, 1977), furono intonati fino agli inizi del secolo XVII dai compositori veneti quali Matteo Asola, o dall'appena riscoperto "Don Dominico Borgo Veronese" (Venezia, A. Vincenti, 1622).
Edizione moderna delle opere: Johannis de Quadris Opera, a cura di G. Cattin, Bologna 1972 (nella collana Antiquae musicae Italicae. Monumenta Veneta sacra, II).
Catalogo delle opere. A 2 voci: lamentazioni del triduo sacro (Vicenza, Biblioteca del Seminario vescovile, Mss., U.VIII.11, circa 1430-40, anonimo; Firenze, Opera del duomo, Arch. musicale, Mss., parte V, n. 21; Ibid., Biblioteca nazionale, II.I.350, olimMagl., XXXVI.113, anonimo); Lamentationum Jeremie prophete liber primus, Venezia, O. Petrucci, 1506; quarta lamentatio: ed. in G. Massenkeil, Mehrstimmiger Lamentationen aus der esrten Hälfte des 16. Jahrhunderts, Mainz 1965. Canti per la processione della depositio Christi del venerdì santo (Padova, Biblioteca capitolare, Mss., C.56, anonimo, attribuito a J. nell'indice del Lamentationum… liber primus, 1506); ed. anche in G. Vecchi, Uffici drammatici padovani, Firenze 1954, con facsimile; altre fonti in Cattin, 1972 e 1973. PlanctusMariae: Cum autem venissem (anonimo, attribuito a J. in Lamentationum, 1506); ulteriori fonti, anche con voci aggiuntive, in Cattin, 1972, 1973, e in Fiori - Tricomi.
A 3 voci: Iste confessor, inno (Paris, Bibliothèque du Conservatoire, Rés., 862, anonimo; Firenze, Biblioteca nazionale, Magl., XIX.112bis; Montecassino, Archivio dell'Abbazia, Mss., 871, anonimo); ed. anche in Opera omnia Antonii Janue, a cura di M. Kanazawa, Rome 1974.
A 4 voci: Magnificat (Oxford, Bodleian Library, Can. misc., 213); ed. anche in Polyphonia sacra. A continental miscellany of the fifteenth century, a cura di Ch. van den Borren, London-Nashdom Abbey 1932, Gaudeat Ecclesia, mottetto (Trento, Biblioteca del Castello del Buon Consiglio, Mss., 88, anonimo, attribuito a J. in F. Gaffurio, Tractatus praticabilium proportionum, 1482 circa, in Bologna, Civico museo bibliografico musicale, Mss., A.69; cfr. Miller); ed. in Denkmäler der Tonkunst in Österreich, LXXVI, a cura di R. von Ficker, Wien 1933.
Opere profane attribuite: Douchesperanche; Sejen'é mal: virelais accompagnato dalla sigla "J.P." [Johannes Presbyter?] nel ms. in Oxford, Bodleian Library, Can. misc., 213, attribuito a J. da G. Reaney; ed. a cura di G. Reaney in Corpus mensurabilis musicae, XI (1969), 4.
Fonti e Bibl.: R. Casimiri, Musica e musicisti nella cattedrale di Padova nei secoli XIV, XV, XVI. Contributo per una storia, in Note d'archivio per la storia musicale, XVIII (1942), pp. 1-31, 101-214; A.E. Schröder, Les origines des lamentations polyphoniques au XVe siècle dans les Pays-Bas, in Report of the 5th Congress ofInternational Musicological Society, Utrecht … 1952, Amsterdam 1953, pp. 355 s.; R. Gerber, Zur Geschichte des mehrstimmigen Hymnus, a cura di G. Croll, Kassel 1965, p. 100; G. Cattin, J. de Q. musico del secolo XV, in Quadrivium, X (1969), 2, pp. 5-47; Id., Uno sconosciuto codice quattrocentesco dell'Archivio capitolare di Vicenza e le "Lamentazioni" di J. de Q., in L'Ars nova italiana del Trecento.Atti del II Convegno di studi…, Certaldo-Firenze… 1969 [Ars nova…, III], Certaldo 1970, pp. 281-304; G. Reaney, The Italian contribution to the manuscript Oxford, Bodleian Library, Canonici misc. 213, ibid., pp. 443-449; C.A. Miller, Early Gaffuriana: new answers to old questions, in The Musical Quarterly, LVI (1970), pp. 375 s.; G. Cattin, Canti polifonici del repertorio benedettino in uno sconosciuto "Liber quadragesimalis" e in altre fonti italiane dei secoli XV e XVI, in Benedictina, XIX (1972), pp. 445-537; T.R. Ward, The polyphonic office hymn and the liturgy of fifteenth-century Italy, in Musica Disciplina, XXV (1972), pp. 168 s.; G. Cattin, Nuova fonte italiana della polifonia intorno al 1500 (Ms. Capetown, Grey 3.b.12), in Acta musicologica, XLV (1973), 2, pp. 165-221; Sources of polyphony up to 1500: facsimiles, in Antiquitates musicae in Polonia, XIII (1973), a cura di M. Perz, pp. XXXI s.; G. Cattin, Un processionale fiorentino per la settimana santa: studio liturgico-musicale sul Ms. 21 dell'Opera di S. Maria del Fiore, Bologna 1975, pp. 80 ss.; Id., Testi melici e organizzazione rituale nella processione fiorentina "depositio", in Dimensioni drammatiche della liturgia medievale. Atti del I Convegno di studio, Viterbo… 1976, Roma 1977, pp. 243-265; Id., Formazione e attività delle cappelle polifoniche nelle cattedrali. La musica nelle città, in Storia della cultura veneta, 3, Dal primo Quattrocento al Concilio di Trento, III, Vicenza 1981, pp. 285-287; Id., Fedeltà alla tradizione e novità quattrocentesche nelle celebrazioni liturgiche di S. Marco in Venezia, in La musique et le rite sacré et profane. Actes du XIIIe Congrès de la Société internationale de musicologie… 1982, a cura di M. Honegger - Ch. Meyer - P. Prévost, I, Strasbourg 1986, pp. 409-415; A. Rigon, Clero e città. "Fratalea cappellanorum", parroci, cura d'anime in Padova dal XII al XV secolo, Padova 1988, ad ind.; L. Lütteken, "Musicus et cantor diu in ecclesia S. Marci de Veneciis": note biografiche su J. de Q., in Rass. veneta di studi musicali, V-VI (1989-90), pp. 43-62; L. Moro - G. Cattin, Il codice 359 del Seminario di Padova (anno 1505): canti liturgici a due voci e laude dei canonici di S. Giorgio in Alga, in Contributi per la storia della musica sacra a Padova, a cura di G. Cattin - A. Lovato, Padova 1993, pp. 159-167; J. Bettley, "La composizione lacrimosa": musical style and text selection in North-Italian lamentations settings in the second half of the sixteenth century, in Journal of the Royal Musical Association, CXVIII (1993), pp. 193 s.; I. Fenlon, St. Mark's before Willaert, in Early Music, XXI (1993), pp. 547-563; J. Bettley, The office of holy week at St. Mark's, Venice, in the late 16th century, and the musical contributions of G. Croce, ibid., XXII (1994), pp. 45-60; M. Bent, Pietro Emiliani's chaplain Bartolomeo Rossi da Carpi and the lamentations of J. de Q. in Vicenza, in Il Saggiatore musicale, II (1995), pp. 5-16; S. Rankin, From liturgical ceremony to public ritual: "Quem queritis" at St. Mark's, Venice, in Da Bisanzio a S. Marco. Liturgia e musica, a cura di G. Cattin, Bologna-Venezia 1995, pp. 137-191; A. Fiori - F. Tricomi, Un'insolita fonte per lo studio delle polifonie primitive, in Un millennio di polifonia liturgica tra oralità e scrittura, a cura di G. Cattin - F.A. Gallo, Venezia-Bologna 2002, pp. 69-72; D. Cavallarin, G. Croce chiozotto. Devottissime lamentationi et improperii (1603). Magnificat omnium tonorum (1605), tesi di laurea, Univ. di Padova, a.a. 2001-02, pp. 110-112; A. Fiori, Considerazioni sulle lamentazioni, in Venezia 1501: Petrucci e la stampa musicale. Atti del Convegno, Venezia… 2001, a cura di G. Cattin - P. Dalla Vecchia, in corso di stampa.