GUNTHER, Johann Christian
Poeta tedesco, nato a Striegau (Slesia) l'8 aprile 1695, morto a Jena il 15 marzo 1723. Natura istintiva e passionale, incapace di contenere la foga degli affetti e d'imporre disciplina alla sua giovinezza, trasse una breve vita tumultuosa e tormentosa, volgendosi in sua condanna le sue stesse doti. Di modesta condizione, fu avviato da mecenati agli studî, nel ginnasio di Schweidnitz (1709), poi nelle università di Wittenberg (1715) e di Lipsia (1717), ove s'iscrisse, seguendo l'esempio e la volontà del padre, in medicina, ma più si diede alla poesia e si abbandonò ai facili eccessi della vita studentesca, indebitandosi e sperperando le sue vive energie. Vani i tentativi di amici e protettori per aprirgli una via, i tentativi proprî per riprendersi. Una sua poesia in celebrazione della pace di Passarowitz e del principe Eugenio di Savoia (1718) gli diede larga rinomanza, ma non le alte protezioni che ne sperava; proposto da B. Menke al Grande Elettore di Sassonia quale poeta di corte, gli si presentò alterato dal vino e fu respinto; e altre disgrazie si abbatterono su lui e sulla sua famiglia immiserita: soprattutto diventò presto insanabile il suo urto col padre rigidissimo che gli chiuse la casa e gli negò l'aiuto che solo avrebbe potuto risollevarlo. Lo stesso conforto del suo amore per Eleonora Jachmann - il suo primo e più grande amore - gli venne meno, poiché egli, nella sua miseria, dovette rinunciare alla fanciulla, che infine andò sposa a un altro. Abbandonato, senza pace e sostegno, fisicamente prostrato, fece un ultimo sforzo per conciliarsi col mondo; si stabilì a Kreuzberg, con l'intenzione di fare il medico e sposare una buona ragazza borghese, figlia del pastore d'un borgo vicino; ma dinnanzi all'ostinazione del padre, che anche allora lo respinse, il fidanzamento si ruppe. Nuovamente alla deriva, senza più forza di reggere e di salvarsi, la disperazione e l'invettiva cedono infine in lui a una rassegnazione dolorosa, in cui si stacca, senza più condanna, dalla vita.
Fanciullo ancora, G. compone versi con sorprendente facilità, seguendo il modello di B. Schmolck e dei poeti di corte allora in voga, indulgendo a un moderato barocco, a cui resta fedele anche in seguito nei versi d'occasione, che scrive copiosi per campar la vita; ma giungendo presto a una poesia tutta sua, fuori di ogni vincolo di scuola, immediata e schietta, sia che canti i momenti felici e dolorosi del suo amore, sia che si abbandoni a gioconda goliardica festosità, sia che si oblii nella visione leibniziana di un'armonia universale, per poi maggiormente dolorare nella disarmonia e lamentare la propria miseria, e struggersi impotente nella persecuzione del proprio destino, o piegare rassegnato sotto i suoi colpi.
Una prima raccolta delle poesie del G. uno dei più personali e vigorosi lirici tedeschi avanti al Goethe, fu pubblicata nel 1723 (Breslavia); la prima edizione completa, nel 1735. Numerose le edizioni successive, tra cui notevoli le scelte di J. Tittmann, di B. Litzmann (Coll. Reclam), di L. Fulda (Deut. Nat. Lit.), di A. Hoffmann (1922); e fondamentale ora l'edizione completa storico-critica (J. Chr. G.s Sämtliche Werke), curata, secondo l'indirizzo di C. Enders, da Wilhelm Krämer, che dovrà comprendere 7 voll. dei quali il I (Liebesgedichte u. Studentenlieder) uscito nel 1930 e il II (Klagelieder u. geistliche Gedichte) nel 1931 (Bibl d. Lit. Ver. Stuttgart, Lipsia).
Bibl.: Una buona bibliografia critica offre A. Farinelli, L'opera d'un maestro, Torino 1920, ove è pure una penetrante caratteristica del poeta. Cfr. inoltre Volkmann, J. Chr. G. im Rahmen seiner Zeit, Berna 1907 (diss.); Ph. Witkop, Die deutschen Lyriker, I, Lipsia 1925; e soprattutto W. Krämer, Probleme und Ergebnisse der Günther-Forschung, in Rom.-Germ. Monatsschrift, 1930, nonché le introduzioni dello stesso ai due primi volumi della sua edizione.