McCrea, Joel
Attore cinematografico statunitense, nato a Pasadena (California) il 5 novembre 1905 e morto a Woodlands Hill (California) il 20 ottobre 1990. Il suo aspetto fiero, virile e onesto, che sembra escludere ogni ombra di ambiguità e dissolutezza, gli valse l'identificazione con personaggi decisamente positivi, in una gamma di ruoli che vanno dalla caratterizzazione dell'uomo schivo, sobrio, ma dall'animo profondamente nobile, a quella del tipico eroe americano. La sua popolarità è legata da una parte ai film di Preston Sturges, che lo diresse in alcune commedie di grande successo, dall'altra ai numerosi western, in cui recitò sempre più frequentemente fino al termine della sua carriera.
Dopo essersi laureato al Pomona State College e aver studiato recitazione presso la Pasadena Community Playhouse, ottenne piccoli ruoli in teatro e in alcuni film muti. Si affermò tuttavia soltanto con l'avvento del sonoro, negli anni Trenta, interpretando film drammatici e d'avventura, nonché commedie, come Girls about town (1931; Ragazze in città) di George Cukor. Nel 1937 fu il protagonista del film di William Wyler Dead end (Strada sbarrata), un giovane architetto idealista che contrasta l'attività criminale di un gangster (Humphrey Bogart) tornato in incognito nel quartiere della sua infanzia, in una New York emblematicamente segnata dalla miseria della Grande depressione. Negli anni Quaranta divenne l'attore prediletto di Sturges, recitando in numerosi suoi film tra cui The Palm Beach story (1942; Ritrovarsi) e The great moment (1944). Da molti considerato il capolavoro di Sturges e una delle migliori interpretazioni di McC., Sullivan's travels (1941; I dimenticati) è una commedia sofisticata che, con leggerezza, stigmatizza le contraddizioni del sistema hollywoodiano. Il protagonista è un regista affermato che, volendo realizzare un film drammatico, decide di sperimentare in prima persona la sofferenza e la miseria, scoprendo infine l'importanza della comicità. Il ruolo principale fu pensato da Sturges appositamente per McC., circostanza che suscitò la divertita incredulità dell'attore, fino ad allora per lo più considerato una seconda scelta. L'anno precedente infatti aveva interpretato Foreign correspondent (Il prigioniero di Amsterdam) di Alfred Hitchcock, nel quale è un giornalista-detective, un personaggio complesso che il regista avrebbe però voluto affidare a Gary Cooper. Anche se McC. dovette aspettare a lungo prima che fosse esaudito il suo desiderio di lavorare in un western, dal momento in cui riuscì a parteciparvi con una parte di rilievo non abbandonò più il genere e addirittura vi si dedicò quasi esclusivamente dagli anni Cinquanta in poi. Dopo il primo ruolo in Barbary coast (1935; La costa dei barbari) di Howard Hawks, seguirono Wells fargo (1937; Un mondo che sorge) di Frank Lloyd, Union Pacific (1939; La via dei giganti) di Cecil B. DeMille, The great man's lady (1942; L'ispiratrice) e Buffalo Bill (1944), entrambi diretti da William A. Wellman. Tre film, questi ultimi, dal tono epico, nei quali interpretò sempre, pur con le diverse sfumature richieste dalla varietà dei soggetti, personaggi moralmente integri, quando non dichiaratamente eroici. Del 1949 è Colorado Territory (Gli amanti della città sepolta) di Raoul Walsh ‒ remake del film, diretto nel 1941 dallo stesso regista, High Sierra (Una pallottola per Roy) ‒ in cui McC., nel riprendere il ruolo che era stato di Humphrey Bogart, si cimentò questa volta con una differente tipologia di eroe, un fuorilegge ricercato, ma sempre coerente con i propri ideali. Tra i numerosi western degli anni Cinquanta interessante è l'interpretazione dello sceriffo incorruttibile offerta in Wichita (1955) di Jacques Tourneur, film che, con continui rovesciamenti narrativi, supera la netta dicotomia tra bene e male, propria del genere.
Dopo aver deciso, nel 1959, di interrompere la propria carriera, McC. accettò di recitare ancora in Ride the high country (1962; Sfida nell'alta Sierra), secondo lungometraggio di Sam Peckinpah che possiede l'autenticità e la grandezza di un classico, sebbene nelle intenzioni del regista volesse segnare il tramonto del western tradizionale. Qui, accanto a Randolph Scott, altro attore-simbolo del genere, McC. abbandonò ogni caratterizzazione stereotipata del personaggio eroico per interpretare magistralmente un anziano cowboy ormai disilluso. Nel 1970 apparve per l'ultima volta sullo schermo in un altro western, Cry blood, Apache (Guerriero rosso) di Jack Starrett, accanto a suo figlio Jody, nato nel 1934 dalla duratura unione con l'attrice Frances Dee.
Nel corso della sua lunga carriera, che conta più di ottanta interpretazioni cinematografiche, McC. lavorò anche per la televisione nelle serie Four star playhouse (1952-53) e Wichita Town (1959-60). Negli ultimi anni della sua vita apparve inoltre in due documentari dedicati a due registi con i quali aveva lavorato: George Stevens: a filmmaker's journey (1985) e Preston Sturges: the rise and the fall of an American dreamer (1990).
T. Thomas, Joel McCrea: riding the High Country, Burbank (CA) 1991; R. Nott, Last of the cowboys heroes: the westerns of Randolph Scott, Joel McCrea and Audie Murphy, Jefferson (NY) 2000.