SPRECKELSEN, Joahn Otto von
Architetto danese nato nel 1929, morto a Copenaghen il 16 marzo 1987. Nel 1953 conseguì il diploma all'Accademia Reale di Belle Arti di Copenaghen, iniziando nello stesso periodo una collaborazione professionale con J. e I. Exner, i cui interessi si focalizzavano intorno al tema della geometria euclidea e delle forme primarie. Nel 1960 progettò e realizzò la chiesa cattolica di Sankt Nicolaj, a Hvidovre, fortemente ispirata alle architetture di L. Kahn sia nella forma che nei materiali: l'influenza di Kahn ebbe infatti un ruolo centrale nella sua formazione. Nello stesso anno fu professore all'Ohio State University. Nel 1967 partecipò al concorso Housing area design collaborando con la scultrice T. Poulsen e ricevendo un premio dalla Danish Art Foundation per la sua città-scultura. L'anno successivo progettò la chiesa di Sankt Nicolaj a Esbjerg e nel 1970 partecipò al concorso per il Carlsberg Planetarium nel Faelledpark a Copenaghen, con un progetto elaborato in collaborazione con T. Poulsen ed E. Bystrup, che prevedeva quattro ipotesi: la piramide (simile alla mastaba a gradoni di Saqqara), il plateau, la cupola, il dome (riferimento a R. Buckminster Fuller). Dello stesso anno è anche il concorso per il parlamento di Stoccolma. Nel 1971 la progettazione di un quartiere residenziale a Kristianstad gli permise di approfondire l'indagine sulle caratteristiche della residenza, affrontando i temi dei percorsi pedonali e ciclabili, del parco, dei luoghi d'incontro, delle zone ricreative, del bosco, il problema della riduzione dell'impatto sonoro del traffico e la ricerca tipologica su una gamma estesa dalle case-studio singole alle abitazioni per famiglie numerose. Nel 1973 partecipò al concorso per una chiesa ad Århus (l'impianto è quello di un cubo stereometrico, ruotato rispetto alla maglia ortogonale della città, e rivestito in mattoni rossi e cemento faccia vista grigio chiaro). L'anno successivo S. realizzò la Vangede Kirke, a Gentofte. Nel 1978 divenne professore al dipartimento di Architettura all'Accademia Reale di Belle Arti di Copenaghen. Nel 1979 progettò la Piazza del Municipio a Copenaghen, concependola come una grande scenografia; gli oggetti di arredo sono monoliti cilindrici. Progettò poi la Stavnsholt Kirke a Farum (1979-81), un edificio per uffici a Vejle (1981), il Museo della nave reale Wasa a Stoccolma (1983) con la collaborazione di S.-I. Andersson. Venne infine il progetto che lo ha reso noto in tutto il mondo: quello dell'Arche de la Défense a Parigi. Elaborato con la collaborazione di P. Jørgensen e di S.-I. Andersson, per la parte paesaggistica, l'''Arco trionfale dell'uomo'' risultò vincitore nel concorso indetto nel 1982 da F. Mitterrand, cui avevano partecipato 423 gruppi, e venne scelto con queste motivazioni: "espressione semplice, precisione geometrica, poesia architettonica".
L'edificio si trova lungo l'asse storico che va dal Louvre, attraverso gli Champs Elysées e Avenue Charles De Gaulle, fino alla Tête Défense. È costituito da un cubo perfetto che ha i lati di 105 m, con 36 piani fuori terra. La profondità degli elementi verticali è di 18 m, mentre lo spessore di quello orizzontale, alla sommità, è di 8,5 m. Appare come un monolite di marmo, con un enorme vuoto all'interno: un blocco scavato nella pietra in cui i giunti, che pure sono presenti, sono del tutto invisibili. È ruotato di 6,5° rispetto all'asse che lo congiunge con il Louvre poiché si è dovuto tenere conto della presenza, al di sotto, di un intrico di linee ferroviarie, del RER, del metro e dell'autostrada A14. La parte strutturale è stata progettata da E. Reitzel che ne ha studiato, in particolare, la megastruttura e le fondazioni; queste ultime poggiano su 12 colossali pilastri a sezione ellittica che sostengono tutta la struttura. All'interno dell'Arche, la zona di accoglienza per il pubblico è coperta da una tensostruttura chiamata canvas clouds; proposte in un secondo tempo da S., in alternativa alle opalescent clouds previste nella prima stesura del progetto, le canvas clouds sono state sviluppate, dopo la sua morte, da P. Rice e P. Andreau. La base dell'Arche si collega, attraverso la grande scalinata, alla piazza prospiciente e al parvis della Défense, un insieme di spazi pedonali che costituisce una sorta di colossale agorà. La scala è in marmo, alta 8,50 m, larga 105,7 m, e collega il livello parterre alla base dell'Arche con il livello plateau al suo interno. Sul piano del plateau si trova il traliccio verticale che contiene la torre degli elevatori (la torre enfatizza, con la sua leggerezza di traliccio metallico, la forza dell'elemento marmoreo dell'Arche), attraverso i quali si può accedere al livello roof e al belvedere situato a quota + 96,5 m. A quest'altezza si trovano funzioni di cerimoniale e sale conferenze. Attualmente vi è ospitata la sede della Fondazione internazionale dei diritti dell'uomo. Il piano plateau è inciso da un cratere, contenente la scala cilindrica che conduce al sous-plateau, dove si trovano un giardino d'acclimatazione, un cinema e altre funzioni accessorie. Nelle due ali verticali dell'edificio sono ospitati uffici.
L'edificio è totalmente rivestito in marmo, sezionato su una griglia di 21 × 21 m. All'interno di ogni modulo i pannelli misurano 2,8 × 2,8 m, il mezzo modulo è di 1,4 m. Ogni unità di pannelli di marmo è costituita da sedici elementi, in uno schema di 4 × 4 con 3 mm di giunto. La pannellatura è tenuta insieme da una cornice metallica. Sul lato interno delle ali, al posto del rivestimento in marmo, si trovano le finestre che hanno un passo di 280 × 280 cm. Le due facciate laterali, piene, sono due prospetti-torre al centro del quartiere della Défense e vengono percepite come fulcro d'orientamento della zona.
Bibl.: H. Johannsen, C.M. Smidt, Danmarks huse, kirkens huse, Copenaghen 1981, pp. 185-96; Arkitekten, 23 (1984); Architecture d'Aujourd'hui, 258 (settembre 1988); B. Surrer, La Grande Arche de la Défense, ibid., 265 (ottobre 1989); AA.VV., Architectures capitales, Parigi 1989; J.O. von Spreckelsen, numero monografico di Arkitectur DK, 34, 1/2 (1990); Cahiers de la Recherche Architecturale, 29 (1992).