TINGUELY, Jean
Scultore svizzero, nato a Friburgo il 22 maggio 1925. Frequentata l'accademia di Belle Arti di Basilea, in questa città risiede con continuità fino al 1950, anno in cui si trasferisce a Parigi. Se negli anni giovanili l'interesse dell'artista era egualmente volto verso la pittura e la scultura, è quest'ultima a divenire poi il campo della sua sperimentazione, che ha come principale componente il movimento. Le constantes (così l'artista chiama le opere eseguite negli anni 1947-50) sono costituite da sezioni di piani multiformi, collegati sui loro assi e in movimento, a volte invece sono fili metallici su cui oscillano lievi oggetti sospesi, che riprendono quindi l'idea dei mobiles di A. Calder. Entrato nel gruppo dei Nouveaux Réalistes, ne diventa uno dei protagonisti, con macchine-automi, fornite di ruote, pulegge, ecc., capaci di creare pitture astratte e di autodistruggersi secondo i modi dell'arte programmata. È il caso della macchina Omaggio a New York, esposta nella primavera del 1960 allo Sculpture Garden del Museum of Modern Art di New York, oggi ovviamente conoscibile solo attraverso le foto e che mostra accanto all'invenzione sempre più ingegnosa (l'uso, per es., anche di elementi sonori) ancora una volta l'ispirazione dadaista e paradossale, che è tipica non solo di T. ma di un gruppo di artisti cinetici, che considerano con distacco e ironia il movimento stesso della macchina. Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Seuphor, La sculpture de ce siècle, Neuchâtel 1959, p. 90; H. G. Hulten, Tinguely et le mouvement, in Metro, n. 6, 1962; P. Restany, The new realism, in Art in America, n. 1, 1963; H. Rosenberg, The de-definition of art, New York 1973 (trad. it., La s-definizione dell'arte, Milano 1973, p. 149); P. Hulten, Méta. La vie et l'oeuvre de Jean Tinguely, Parigi 1974.