AUBIGNÉ, Jean Henri Merle d'
Nacque a Eaux-Vives, presso Ginevra, il 16 agosto 1794. Il nome d'A. venne alla sua famiglia dalla nonna paterna Elisabetta, in cui s'era spenta la discendenza diretta del celebre ugonotto Agrippa d'A. Abilitato nel 1817 al ministero sacro, resse dapprima la chiesa protestante francese di Amburgo (1818-22), poi quella evangelica franco-tedesca di Bruxelles (1823-31). Ritornato in patria, v'impersonò per un quarantennio, con attività infaticabile, spesso con nobile solennità di parole e di opere, uno degli aspetti più caratteristici della Ginevra religiosa: il neocalvinismo del cosiddetto "risveglio", quale s'era concretato praticamente nella Société évangélique de Genève. Professore di teologia storica nella scuola teologica della Società stessa, a capo per molti anni e della scuola e della Società, diede alla religione evangelica un notevole impulso, lottando, a fianco del Vinet e di altri, per assicurarne l'indipendenza dal potere civile (La question de l'église à Genève en 1842 ou la liberté des cuites); difendendola strenuamente di fronte alle concezioni avversarie e alle sfumature affini (Le luthéranisme et la réforme ou leur diversité essentielle à leur unité, Parigi 1844); promovendo rapporti sempre più stretti con le associazioni similarî straniere. Fu, difatti, ardente fautore dell'Alliance évangélique, di cui tracciò con profonda convinzione le linee direttive e i capisaldi teorici nel suo Discours d'ouverture all'assemblea generale della Société évangélique del 1861, alla vigilia del solenne convegno ginevrino dell'Alliance.
Nonostante il carattere internazionale della sua propaganda e la sua concezione della riforma come di un fenomeno europeo, l'evangelismo del d'A. riflette soprattutto il lato patriottico del réveil, l'orgoglio delle gloriose memorie locali e l'utopia che Ginevra possa sostituire Roma come centro religioso del mondo. Traspare chiaramente, nell'enfasi di certe attitudini, nella tenacia stessa e nella vastità del lavoro compiuto, l'ambizione di essere un nuovo Calvino (caratteristico, ad es., il discorso declamatorio, con cui ci dedicò la prima traduzione italiana della sua Storia della riforma del secolo decimosesto, 3 voll., Losanna 1847-49). La fiacchezza del pensiero, la superficialità e l'angustia della visione storica, l'incapacità di rivivere nella loro complessità potente le figure eroiche della storia, l'equivoco costante tra gl'interessi contingenti d'una setta e le finalità supreme della vita secolare impedirono al d'A. di coronare con un'opera duratura il grande sogno della sua vita: la storia della Riforma, di cui concepì il primo disegno nel 1817, in un'ora di romanticismo giovanile, a Eisenach, nel frastuono delle commemorazioni centenarie di Lutero.
I cinque volumi della Histoire de la réformation au XVI siècle (Parigi 1835-53; 2ª ed. 1861-2), gli otto volumi della Histoire de la réformation en Europe au temps de Calvin (Parigi 1862-78; gli ultimi 3 non ritoccati dall'autore e postumi; il d'A. morì nel 1872), il volume sul puritanismo (Le Protecteur ou la République d'Angleterre aux jours de Cromwell, Parigi 1848) e quello sulla chiesa libera scozzese (Trois siècles de luttes en Ècosse ou deux rois et deux royaumes, Parigi 1850) provano indubbiamente una lunga fedeltà al programma tracciatosi in un momento solenne, e hanno realmente i caratteri prefissati: documentazione originale, vivezza espositiva, ricerca delle cause lontane, finalità religiosa. Il vasto successo librario, specie della prima Histoire, fece credere per un momento a taluni che la Riforma avesse trovato il suo storico popolare. In realtà il d'A. è rimasto fuori della scienza e dell'arte. L'abitudine del sermone, il feticismo apologetico, l'insufficienza critica, non compensati da qualità artistiche superiori, fanno della sua opera un episodio tipico di proselitismo settario, sebbene essa rappresenti un momento storicamente interessante della vita religiosa ginevrina.
Bibl.: J. Bonnet, Notice sur la vie et les écrits de M. Merle d'A., in Bulletin de la Soc. de l'hist. du protest. français, 1874; V. Rossel, Histoire littéraire de la Suisse romande, Ginevra-Parigi 1889-90, II.