JEAN de Marville
Scultore attivo principalmente in Borgogna alla corte di Filippo l'Ardito, documentato dal 1366 al 1389, anno della morte.Verosimilmente nativo di Merville, presso Hazebrouck (dip. Nord), l'origine fiamminga di J. è attestata dal diminutivo Hennequin, con il quale è ricordato a più riprese nei documenti d'archivio, e dalla preponderanza di collaboratori fiamminghi nella sua bottega di Digione (Roggen, 1934, pp. 185-187).
Sembra possibile identificare J. con il Johannes de Menreville citato in un conto della fabbrica di Saint-Pierre a Lille, nel 1366, per un'opera eseguita su un pilastro; il modesto salario percepito lascia pensare che si trattasse ancora di un artista alle prime armi (Liebreich, 1936, p. 21). Nel giugno del 1369, Hennequin de Merreville veniva pagato sessanta franchi su disposizione del re Carlo V "pour faire certaines ymages et maçonneries" nella cappella fondata dallo stesso re nella cattedrale di Rouen (Dehaisnes, 1886, I, p. 490), ove egli lavorò accanto a Jean de Liège, impegnato nella realizzazione della sepoltura del cuore di Carlo V. Citato nel gennaio del 1372 come "ymagier et valet de chambre" di Filippo l'Ardito (Dehaisnes, 1886, I, p. 504), J. ottenne una bottega fornita di materiali e utensili negli annessi del palazzo ducale (Prost, Prost, 1902-1908, II, pp. 276-277), ricevendo nel 1373 un salario di otto grossi al giorno (Dehaisnes, 1886, II, p. 525), oltre a somme di denaro in relazione a vari viaggi compiuti per incarico del duca (Prost, Prost, 1902-1908, II, pp. 333-334) e della duchessa Margherita di Fiandra (Prost, Prost, 1902-1908, II, p. 497).
Benché numerosi, i documenti fanno assai poca luce sull'attività di J. nel corso dei diciassette anni passati al servizio di Filippo l'Ardito e in particolare nell'ottavo decennio del Trecento. Dal momento che i lavori di J. nella certosa di Champmol sono testimoniati solo vari anni dopo il suo arrivo a Digione, appare evidente che lo scultore fino a quell'epoca abbia lavorato nelle numerose residenze ducali (de Winter, 1976, p. 105ss.), nonostante nessun documento dia informazioni precise a riguardo.Provenivano probabilmente dalla bottega di J. le statue della Vergine, di S. Cristoforo e degli apostoli (Prost, Prost, 1902-1908, I, p. 344; Roggen, 1934, p. 176) fatte dipingere da Filippo l'Ardito per il castello di Argilly e le dodici statue di apostoli dipinte nel 1388 da Arnul Piconet per la cappella dello stesso castello (Monget, 1898-1905, I, p. 133; Roggen, 1934, p. 176). È stata inoltre attribuita a J. (de Winter, 1978, p. 223) la decorazione scolpita dell'oratorio e del corpo di fabbrica principale del castello di Germolles (dip. Saône-et-Loire), fatto edificare nel 1381 dalla duchessa Margherita di Fiandra, andato distrutto in un incendio e successivamente in gran parte ricostruito; la sola testimonianza superstite dei lavori realizzati dalla bottega di J. a Germolles dovrebbe essere costituita dal camino proveniente dalla sala delle Guardie e attualmente collocato nella dimora. Due figure di atlanti sono collocate sulla faccia interna dei capitelli che coronano le colonnette gemine, mentre la loro faccia esterna è decorata da un doppio giro di foglie nervate, animate da una piccola scena istoriata (Morand, 1991, pp. 65-66, fig. 75; Didier, 1993, p. 26, fig. 34). Il castello ospitava anche una raffigurazione, ora perduta, del duca e della duchessa in un'ambientazione pastorale con un olmo e alcune pecore, opera scolpita sotto la direzione di Claus Sluter. È possibile che questi abbia riutilizzato qui le statue dei donatori in posizione stante previste per il portale originario di Champmol (de Winter, 1978, pp. 224-228; Morand, 1991, p. 373).Il soggiorno di J. a Bruges nel 1376 per ca. sei mesi (Liebreich, 1936, p. 25) è stato messo in relazione con la costruzione della nuova residenza municipale, la cui decorazione plastica, realizzata tra il 1376 e il 1380, venne diretta da Jean de Valenciennes. Filippo l'Ardito avrebbe messo J. a disposizione del suocero Luigi di Mâle, conte di Fiandra, per progettare il complesso della decorazione scolpita del nuovo edificio (Janssens de Bisthoven, 1944, p. 40). Per la mensola del gruppo di Zaccaria e l'angelo, proveniente dalla facciata della residenza municipale (Bruges, Stedelijke Mus., Gruuthusemus.), e per la Vergine con il Bambino, proveniente dalla chiesa di S. Donaziano a Bruges (Anversa, Mus. Mayer van den Bergh), è stata individuata l'influenza di un maestro formatosi a contatto con aggiornate tendenze parigine degli anni 1360-1370 ed è stato notato come la Vergine di S. Donaziano si avvicini a quella del portale della certosa di Champmol.
Al 1381 risale il primo documento conservato riguardante la tomba di Filippo l'Ardito: il duca ordinava al suo governatore delle finanze di procurare a J., cui aveva dato l'incarico di eseguire la propria sepoltura in alabastro, il denaro necessario per assumere degli assistenti e per acquistare utensili e materiali (Prost, Prost, 1902-1908, II, pp. 101-102). La tomba, la cui carta di fondazione con i sigilli di Filippo e della duchessa risale al 1385, doveva essere collocata nel coro della certosa di Champmol iniziata già a partire dal 1383 probabilmente sulla base di un progetto realizzato da Raymond du Temple (Goodgal Salem, 1992, p. 38). Nel 1386, sotto la direzione dell'architetto di Filippo l'Ardito, Drouet de Dammartin, assistito dal maestro muratore Jacques de Neuilly, fu eretto il portale della certosa, il cui programma iconografico originario doveva essere analogo a quello della chiesa dei Celestini di Parigi, con una statua della Vergine con il Bambino nel trumeau e quelle dei donatori stanti negli sguanci. Una prima trasformazione del progetto iniziale, avvenuta probabilmente a opera di J. nel 1386, riguarderebbe le mensole per le statue laterali (Goodgal Salem, 1987-1989). Nel luglio del 1388 nella bottega di J. furono portati due blocchi di pietra d'Asnières per due baldacchini destinati al portale e nel novembre del 1388 la stessa bottega ne ricevette un altro per la mensola della statua del duca (Goodgal Salem, 1987-1989, p. 148).A partire dall'autunno del 1384 furono assunti i primi aiuti - tra i quali, dal 1° marzo 1385, figura anche Claus Sluter - e furono effettuate le prime consegne di pietra di Tonnerre, detta alabastro, per il nucleo della tomba (Monget, 1898-1905, I, pp. 65-70; Roggen, 1934, pp. 170-185). Nell'aprile del 1385 il duca affidava a J. la considerevole somma di trecentocinquanta franchi per l'acquisto a Dinant di marmo nero per la tomba (Prost, Prost, 1902-1908, II, p. 188). Nello stesso anno J. fece approntare nella sua residenza alcuni studi destinati ai suoi assistenti, ordinò nuovi utensili, fece segare i blocchi di pietra di Tonnerre che sarebbero serviti per la realizzazione delle arcate (Prost, Prost, 1902-1908, II, pp. 196, 253-254).
Tra il 1386 e il 1387 J. veniva affiancato dallo scultore Claud de Haine "ouvrier d'ymages de pierre et d'alabastre". Nell'ottobre del 1387, quando Filippo l'Ardito visitò la bottega di J. per controllare il procedere dei lavori alla tomba, si cominciavano le parti in muratura e l'assemblaggio dei grandi pezzi d'alabastro su una tavola a cavalletti (Monget, 1898-1905, I, p. 121; Prost, Prost, 1902-1908, II, pp. 464-465). Nel corso dell'anno seguente J. fece giungere due lucidatori da Parigi per polire l'alabastro (Monget, 1898-1905, I, p. 148), ma sembra che i lavori sul sepolcro non compissero grandi progressi fino alla morte di J., poiché i sedici capitelli pensili sormontati dalle archeggiature in alabastro furono completati da Philippe van Eram sotto la direzione di Claus Sluter nel 1390 (Monget, 1898-1905, I, p. 212). La parte avuta da J. nell'elaborazione del sepolcro di Filippo l'Ardito è essenziale, giacché è a lui che deve essere attribuita la progettazione del monumento. Prima dell'inizio dei lavori nel 1384 egli ne dovette far approvare i disegni al duca di Borgogna. Al momento della sua morte le parti inferiori delle archeggiature d'alabastro erano terminate. A lui si deve quindi la creazione dello spazio architettonico tridimensionale che si sviluppa tutt'intorno alla tomba, permettendo lo snodarsi continuo del corteo dei pleurants, che venne in seguito posto in opera da Claus Sluter e Claus de Werve.Il progetto del portale in seguito venne invece completamente modificato, senza dubbio per decisione di Filippo l'Ardito nel corso della sua visita a Champmol con il re Carlo VI nel febbraio del 1390. La rapidità con cui furono condotti i lavori del portale dopo la morte di J., con la riapertura della bottega nell'agosto del 1389 e fino alla visita ducale del febbraio 1390, lascia supporre che in quell'occasione si prevedesse di collocare nel portale alcune statue (Morand, 1991, p. 317), forse quelle stanti dei donatori, previste fin dall'inizio e probabilmente almeno in parte scolpite già da J. de Marville. Goodgal Salem (1987-1989, p. 283; 1992, p. 38) ha suggerito che la Vergine con il Bambino del trumeau fosse posta in opera a quell'epoca, rafforzando l'idea che la Vergine attualmente nel portale (Digione, Mus. des Beaux-Arts) derivi a sua volta da un modello di J. de Marville. Le statue dei donatori in posizione stante poterono forse essere riutilizzate altrove (de Winter, 1978).Mentre i baldacchini del portale originale furono cambiati da Claus Sluter, risulta più difficile determinare se ciò avvenne anche per le mensole dei piedritti; Erlande-Brandenburg (1972, p. 129) ritiene che le mensole dei donatori siano rimaste in situ e che esse debbano quindi essere attribuite a J. de Marville. Se le mensole fossero anteriori alla morte di J., sembra più appropriato - tenuto conto degli errori di lavorazione che presentano - attribuirle all'opera di un aiuto che si servì dei suoi disegni (Salet, Salet, 1973, p. 56); Goodgal Salem (1987-1989, pp. 280-281) le ascrive piuttosto a Claus Sluter e alla sua bottega.Devono essere invece ritenute opera di J. le statue che si trovavano al di sopra dell'altare della cappella degli Angeli - la cappella bassa dell'oratorio ducale - e che raffiguravano la Vergine affiancata dai ss. Giovanni Battista e Antonio, benché siano state poste in opera a Champmol solo tra il dicembre 1389 e il marzo 1390 (Monget, 1898-1905, I, pp. 117, 199; Quarré, 1955, p. 247). I frammenti di queste statue, ritrovati sul posto nel corso degli scavi intrapresi nel 1953 da Quarré (1955), hanno permesso di stabilire che il S. Giovanni Battista scolpito da Jean de la Huerta per la cappella di Filippo Mâchefoing a Rouvres-en-Plaine, presso Digione, è una replica fedele del S. Giovanni Battista di J. a Champmol (Quarré, 1955, pp. 249-250). La Trinità in pietra trasportata alla certosa dalla bottega di J. nel maggio 1388, alla vigilia della consacrazione della chiesa, è perduta, ma se ne può ricostruire la tipologia attraverso una serie di Trinità borgognone derivate da essa, che presentano il Padre in posizione stante (Verdier, 1975, p. 67; Mosneron Dupin, 1990, pp. 36-37; 1992, fig. 12). Per affinità stilistiche con questa statua può essere attribuita a J. anche la figura del Padre della Trinità di Houston (Mus. of Fine Arts; Mosneron Dupin, 1990, p. 202).Nel corso dell'ultimo anno di vita di J. l'attività della bottega sembra essere assai ridotta: il numero di assistenti diminuì sensibilmente nel 1387-1388, e per l'anno 1388-1389 non vi si trovavano che tre scultori e due lucidatori. I conti della bottega si arrestano al 1° maggio 1389. J., che rilasciava ancora una quietanza il 2 luglio, morì prima del 20 luglio, data in cui i suoi beni, in mancanza di eredi, furono posti in vendita a beneficio del duca di Borgogna (Monget, 1898-1905, I, pp. 178-179). Il 23 luglio del 1389 Claus Sluter venne nominato capobottega da Filippo l'Ardito alle stesse condizioni del suo predecessore; il 20 agosto dello stesso anno la bottega di J. venne riaperta.Il nome di J. nella storia della scultura borgognona è stato troppo spesso trascurato a vantaggio di quello del suo illustre successore, Claus Sluter. La personalità fuori del comune di quest'ultimo ha largamente celato alla critica il ruolo di precursore giocato da J. nel crogiolo artistico borgognone. I lavori realizzati per Carlo V mostrano la sua familiarità con i grandi cantieri regali e con le correnti innovatrici che vi si svilupparono nel settimo e ottavo decennio del Trecento. Le commissioni reali inoltre attestano il riconoscimento del suo talento, confermato dall'ingaggio come scultore di corte di Filippo l'Ardito. La parte determinante che gli spetta nella creazione della tomba del duca rivela il carattere eminentemente innovatore di questo artista e invita a riflettere sull'influenza che egli stesso, assai probabilmente, dovette esercitare sul giovane Claus Sluter (Schmidt, 1992, p. 299) e sugli scultori borgognoni, come testimoniano in particolare la persistenza della peculiare tipologia della Trinità stante e l'imitazione di molti dei suoi modelli da parte di Jean de la Huerta (Mosneron Dupin, 1992, pp. 203-204). Da questo punto di vista, l'esistenza nella scultura borgognona del sec. 15° di opere che non si ricollegano tutte all'ambiente sluteriano implica senza dubbio una riconsiderazione dell'eredità lasciata da J. (Didier, 1993, pp. 26-27).
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