Clayton, Jack
Regista e produttore inglese, nato a Brighton il 1° marzo 1921 e morto a Slough il 26 febbraio 1995. L'eleganza e la raffinatezza nel rendere le atmosfere torbide e impalpabili nell'ambito dei due generi prediletti, il mélo e l'horror psicologico, rappresentano i tratti più caratteristici del suo stile anche se non sempre hanno trovato nelle sue opere reale compiutezza espressiva.
Cominciò a lavorare nel cinema a quattordici anni, come montatore e aiuto regista alla 20th Century-Fox, alla Columbia Pictures e infine alla London Film Productions di Alexander Korda. Durante la Seconda guerra mondiale fu operatore, montatore e regista nell'unità cinematografica della RAF. Alla fine della guerra tornò a collaborare con Korda, prima come aiuto regista e poi come direttore di produzione. Dal 1949 al 1958 fu per la Romulus Films produttore associato di una dozzina di film. L'esordio nella regia avvenne invece nel 1955 con il mediometraggio The bespoke overcoat (di cui fu anche produttore), adattamento del racconto Šinel′ (Il cappotto) di N.V. Gogol′, che vinse un premio a Venezia e un Oscar. Il suo primo lungometraggio fu un successo internazionale e un 'caso' cinematografico: Room at the top (1959; La strada dei quartieri alti), che sconfisse il moralismo della censura britannica e aprì la strada alla franchezza realistica dei lungometraggi del Free Cinema. Vincitore di due Oscar (che andarono a Neil Paterson, per la migliore sceneggiatura non originale, e a Simone Signoret, interprete femminile), tratto dal romanzo di J. Braine, narra l'ascesa sociale compiuta da un giovane arrivista attraverso relazioni sessuali e il matrimonio, e il suo impianto melodrammatico ricorda An American tragedy di T. Dreiser, per l'atmosfera disfatta e disperata che C. riesce a creare e per la sotterranea sensualità che lo pervade. Il film, molto amato dal pubblico, fu poco apprezzato dalla critica (soprattutto in patria), che vide in esso una storia morbosa in una confezione elegante, e dai sostenitori del nuovo realismo. Ancora più notevole è, forse, il successivo, The innocents (1961; Suspense), un incubo gotico raffinato e inquietante che riesce a conservare la tensione ambigua del racconto da cui è tratto (The turn of the screw di H. James, adattato tra gli altri da Truman Capote), e nuovamente rivela gli umori morbosi che scorrono sotto la repressione. C. girò quindi un melodramma di ambientazione casalinga e realistica, The pumpkin eater (1964; Frenesia del piacere, su sceneggiatura di Harold Pinter), con una grande interpretazione di Anne Bancroft (premiata a Cannes), e un horror sui generis, Our mother's house (1967; Tutte le sere alle nove), sull'inquietante rapporto tra un padre proletario e distratto e i sette figliastri. Si trasferì poi negli Stati Uniti, dove diresse The great Gatsby (1974; Il grande Gatsby), fiacca e patinata versione hol-lywoodiana del romanzo di F.S. Fitzgerald e occasione sprecata per la sua vena sfumata. Gli ultimi film che diresse furono Something wicked this way comes (1983; Qualcosa di sinistro sta per accadere), bizzarro horror tratto da un romanzo di R. Bradbury e dallo stesso scrittore sceneggiato, e il calligrafico The lonely passion of Judith Hearne (1987; La segreta passione di Judith Hearne).
G.M.A. Gaston, Jack Clayton: a guide to references and resources, Boston 1981; N. Sinyard, Jack Clayton, Manchester 2000.