Calvino, Italo
La precisione e la razionalità nella descrizione del fantastico
La particolarità dello scrittore Calvino sta nel tentativo di legare la narrativa d'avventura a una riflessione sulla società contemporanea: i suoi romanzi, agili e ironici, nascondono al loro interno profondi giudizi sulla condizione dell'uomo del nostro tempo
Italo Calvino nasce a Cuba nel 1923 da genitori italiani. Due anni dopo torna con la famiglia in Italia, a San Remo, dove compirà parte dei suoi studi. Nel 1941 si iscrive alla facoltà di Agraria dell'università di Torino, dove assume una netta posizione antifascista. Il suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, sarà pubblicato nel 1947; nel 1949 è la volta della raccolta di racconti Ultimo viene il corvo.
Nel corso degli anni Cinquanta, Calvino abbandona il Partito comunista italiano, cui si era iscritto nel 1945, e scrive la trilogia di romanzi intitolata I nostri antenati, che comprende Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente. Alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Parigi, dove resterà fino al 1973; rientrato successivamente in Italia, inizia a collaborare con importanti quotidiani.
Il suo ultimo romanzo, Se una notte d'inverno un viaggiatore, viene pubblicato nel 1979, e nel 1985 lo scrittore muore a Siena.
Dopo alcune prove giovanili, Il sentiero dei nidi di ragno mostra già un'impostazione originale e quella vena fantastica che caratterizzerà l'intensa carriera letteraria di Calvino. Nelle pagine del romanzo, la guerra, vista con gli occhi del giovane protagonista Pin, diviene un gioco, una prova d'abilità con le sue regole, e non l'esperienza terribile che era stata descritta in altri lavori del dopoguerra. Questi stessi elementi di narrazione ironica e d'avventura si ritroveranno poi nei racconti di Ultimo viene il corvo, come anche nella trilogia I nostri antenati.
Calvino intanto si avvicina al mondo della fiaba, pubblicando nel 1956 una raccolta delle più importanti fiabe popolari italiane. Al percorso di una scrittura di immaginazione si collegano anche le Cosmicomiche (1965), dove però l'argomento è il più lontano possibile dalla realtà: si tratta di narrazioni sull'Universo, le galassie e le stelle, svolte con una leggerezza comica spesso irresistibile (una sperimentazione proseguita nella raccolta Ti con zero del 1967).
Il punto più alto di questo filone di opere in cui Calvino riflette sul mondo moderno, proprio mentre all'apparenza se ne distacca, viene raggiunto con Le città invisibili (1972), romanzo costituito dai racconti di Marco Polo al Gran Khan su città inesistenti, inventate eppure descritte con la massima precisione.
Alla narrativa d'invenzione Calvino affianca un'altra parte della sua produzione in diretta relazione con il mondo contemporaneo: dalle pagine di denuncia di La speculazione edilizia (1957) e La nuvola di smog (1958) alle raccolte che hanno come protagonisti prima Marcovaldo (che dà il titolo a uno straordinario libro per ragazzi del 1963), poi il signor Palomar (protagonista dell'omonimo romanzo del 1983). Entrambi i personaggi sono controfigure dell'autore, con il suo stesso sguardo lucido e amaro sulla realtà del suo tempo.
I tre romanzi hanno la caratteristica di "essere inverosimili e svolgersi in epoche lontane e in paesi immaginari" e, nello stesso tempo, di rappresentare la condizione dell'uomo contemporaneo. Ne Il visconte dimezzato l'immagine di un uomo tagliato in due da un colpo di cannone, con le due metà (chiamate Il Buono e Il Gramo) che vanno da sole in cerca di avventure fino a riunirsi nella conclusione del libro, rappresenta la condizione di un uomo che vive in un modo spartito tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica, tipica degli anni della Guerra fredda.
Il protagonista de Il barone rampante, il barone Cosimo di Rondò, con la sua scelta di trascorrere tutta la vita sugli alberi, fornisce a Calvino l'occasione di riflettere sulla posizione dell'intellettuale, sul suo isolamento e, al tempo stesso, sulle sue relazioni con la vita degli altri. Infine ne Il cavaliere inesistente il protagonista è Agilulfo, "il guerriero che non esiste", "un'armatura che cammina e dentro è vuota", e il suo percorso raffigura la ricerca di un'esistenza piena, in cui la legge morale della coscienza possa convivere con il mondo reale.