isteria
Condizione psichica nevrotica e relativo quadro clinico caratterizzati da svariati sintomi: corporei (stati convulsivi), mentali, del temperamento congenito e del carattere acquisito (per es., ansia o instabilità emotiva). La derivazione etimologica dal tardo lat. histerëcus, che significa «utero», sottolinea la presunta esclusiva pertinenza del sesso femminile un tempo attribuita all’i., poi con il tempo parzialmente smentita.
I sintomi isterici furono descritti da Ippocrate e dagli ippocratici come segni di fragilità femminile. Nel 19° sec. J. Charcot, le cui pazienti curate alla Salpetrière di Parigi sono passate alla storia, interpretò l’i. come un’entità nosologica, distinguendo le manifestazioni episodiche da quelle a carattere permanente e, sia pure sulla base della errata concezione dell’affinità dell’i. con gli stati ipnotici, ne ribadì la pertinenza alla neuropatologia. I suo studi attirarono l’attenzione di S. Freud, il quale fece nascere la psicoanalisi proprio su questo fondamento, legato inizialmente al concetto di trauma da seduzione sessuale. Originariamente Freud operò una distinzione tra i. d’angoscia e i. di conversione. Nella prima, l’angoscia si fissa sull’oggetto esterno che diviene poi la fonte della fobia, sulla quale è scaricata l’eccessiva tensione emotiva (energia libidica). Nella seconda, dominano invece i sintomi fisici o somatici, sia occasionali sia frequenti e strutturati nel tempo e nello stile di vita del soggetto. Oggi le attuali classificazioni psichiatriche parlano di tre distinti gruppi di quadri clinici. Del primo gruppo fanno parte i disturbi somatoformi con presenza di sintomi fisici di vario genere che comprendono: il disturbo di somatizzazione; il disturbo di conversione, caratterizzato dalla presenza di disturbi neurologici non supportati dalla clinica; il disturbo algico, definito in psichiatria dalla presenza di dolore in assenza di una causa che lo spieghi; l’ipocondria; il dismorfismo corporeo, caratterizzato dalla preoccupazione eccessiva per un difetto corporeo, spesso immaginato; il disturbo indifferenziato, definito da lamentele fisiche non giustificate. Il secondo gruppo è definito da disturbi non sostanziati da oggettiva condizione medica generale: i disturbi dissociativi, che comprendono le amnesie e le fughe dissociative, il disturbo dell’identità, il disturbo di depersonalizzazione. Il disturbo di personalità istrionico chiude la triade nosografica.
L’evoluzione e il parziale mutamento del manifestarsi dell’i. sono anche influenzati dal cambiamento dei costumi sociali e culturali collettivi. Si sono invece sempre presentati elementi di suggestionabilità, manipolazione e mimetizzazione, fino a una sorta d’inautenticità utilizzata come difesa verso il timore di entrare in relazione significativa con il mondo delle emozioni, sia intrapsichico sia interpersonale. Tutto ciò avviene tramite l’adozione di atteggiamenti spesso teatrali, dove la seduzione diviene il succedaneo vicario dell’andare incontro all’altro. Gli individui isterici spesso godono di discreto successo sociale, vista anche l’importanza attualmente attribuita all’immagine dai mezzi di comunicazione di massa. Purtroppo, per il soggetto con i., dietro l’immagine c’è poco o nulla, perché l’esperienza emotivoaffettiva non ha seguito e ben presto l'illusione cede il posto alla delusione. La terapia farmacologica è poco efficace, mentre è più utile un approccio psicoterapeutico.