Isonzo
Fiume delle Alpi orientali. Il fiume e la valle dell’I. hanno sempre avuto notevole importanza militare, fin dall’Alto Medioevo, come chiave strategica per l’accesso alla pianura veneta. Teodorico, re degli ostrogoti, affrontò Odoacre sulla sinistra del fiume (489) e riuscì a varcarlo, aprendosi la via alla conquista dell’Italia. Nel 1477 l’I. fu la linea disposta dalla Repubblica di Venezia a difesa del Veneto contro la minaccia ottomana; ma i turchi riuscirono a passare il fiume e la cavalleria ottomana fece strage degli avversari in fuga. Durante la campagna italiana del 1796-97, Napoleone sorprese gli austriaci sulle alture a sud del fiume, costringendoli alla resa (1797). Nel 1806, durante la guerra della quarta coalizione antinapoleonica, l’esercito francese, superati il Piave e il Tagliamento, avanzò verso l’I.; occupata Gorizia, riuscì a passare oltre il fiume.
Nella storia militare d’Italia l’I. è ricordato soprattutto perché lungo il suo corso, tra il maggio 1915 e l’ott. 1917, si svolsero le dodici grandi battaglie contro l’esercito austroungarico, nelle quali si compendia gran parte della Prima guerra mondiale sul fronte italiano. Le prime quattro battaglie si svolsero nel 1915 (23 giugno-7 luglio; 18 luglio-3 ag.; 21 ott.-4 nov.; 10 nov.-5 dic.) ed ebbero carattere di guerra di posizione. Gli obiettivi territoriali raggiunti furono pressoché trascurabili, ma l’Austria fu obbligata a inviare sul fronte italiano forze sempre più numerose. In particolare, le prime due battaglie costituirono il tentativo di alleggerire la pressione tedesca sul fronte orientale, mentre la terza e la quarta erano volte a diminuire la pressione degli imperi centrali sulla Serbia e sulla testa di ponte alleata a Salonicco. Nel 1916, quando si profilò la minaccia sul Trentino, vi fu la quinta battaglia (11-19 marzo), in cui l’offensiva italiana venne respinta. Quindi il generale L. Cadorna riprese i preparativi: tra il 27 luglio e il 4 ag. spostò uomini e mezzi dal Trentino sull’I. (300.000 uomini, 57.000 quadrupedi, 9810 carri) e attaccò di sorpresa gli austriaci, le cui forze erano relativamente scarse. L’attacco del 6-17 ag. (6ª battaglia dell’I.) portò alla conquista di Gorizia. Venuta meno, anche per troppa lentezza di esecuzione, la rottura del fronte a oriente di Gorizia, la 7ª (14-16 sett.), l’8ª (9-12 ott.) e la 9ª (31 ott.-4 nov. 1916) battaglia rientrarono nello schema degli impegni di logoramento. Nel 1917 si ebbe la 10ª battaglia dell’I. (12 maggio-7 giugno); l’offensiva italiana fu sferrata sette giorni dopo la fine di quella franco-britannica. La battaglia superò di gran lunga le nove precedenti, senza conseguire peraltro lo sfondamento. Si pose mano allora con mezzi ancora maggiori all’11ª battaglia (17 ag.-15 sett.); l’attacco fece realizzare una penetrazione di 10 km nel dispositivo di difesa nemico, ma fece contare numerose perdite tra le truppe italiane. Alla fine della battaglia gli austriaci disponevano però di sole 24 divisioni, di fronte alle 51 degli italiani. Fu dunque decisa un’offensiva austro-tedesca volta ad allontanare il pericolo ormai imminente su Trieste, ricacciando gli italiani di là dalla frontiera dell’Isonzo. La 12a e ultima battaglia dell’I., meglio nota come battaglia di Caporetto, iniziò quindi il 24 ott.; dopo un bombardamento di artiglieria durato sei ore, l’attacco austrogermanico penetrò subito in profondità. Elementi scelti tedeschi travolsero le difese italiane e, rapidamente progredendo per il fondovalle, raggiunsero Caporetto lo stesso giorno. Il 26 cadde senza resistenza Monte Maggiore, su cui Cadorna contava come cardine di una difesa in seconda linea; già alla sera dello stesso 26, il grosso dell’esercito italiano era in pericolo, per cui poco dopo la mezzanotte del 27 fu dato l’ordine definitivo di ritirata. Gli scontri proseguirono poi fino al 12 nov., spostandosi dalla zona dell’I. a quella del Tagliamento e poi del Piave.