IPOTENSIVI
Farmaci che abbassano la pressione del sangue nei vasi. Come per il gruppo antagonista, i farmaci ipotensivi debbono la loro efficacia sia a una modificazione degli equilibrî emodinamici, sia a un'azione sui centri vasodilatatori o sui vasi stessi. I medicamenti i quali turbano il ritmo e danneggiano la forza delle contrazioni cardiache riescono secondariamente ipotensivi. Le sostanze vasodilatatrici e ipotensive a punto d'attacco centrale sono i narcotici quali il cloroformio e il cloralio. In modo analogo agiscono la morfina e diverse tossine batteriche. Il nitrito d'amile esercita un'azione pronta in relazione con la rapida ed estesa vasodilatazione cerebrale e cutanea, al volto e al torace. Il nitrito d'amile, come altri nitriti, paralizza i centri bulbari vasocostrittori e abbassa, come dimostrò T. Lauder Brunton, il tono periferico dei vasi per una vasoparalisi periferica. Il cloralio e il cloroformio, solo a dosi molto elevate, sono in grado di determinare una paralisi vascolare periferica. Per contro alcuni metalli, quali l'arsenico e l'antimonio, dilatano i capillari particolarmente del distretto splancnico dando origine in questo modo a gravi lesioni intestinali. Le vasodilatazioni regionali determinate sui vasi renali e cerebrali dalla caffeina, teobromina possono avere conseguenze ipotensive solo secondariamente conducendo a un aumento della diuresi e diminuzione della massa sanguigna circolante. Gli ioduri non posseggono alcuna azione ipotensiva farmacologicamente dimostrata. Il vischio è un ipotensivo che provoca una vasodilatazione per azione diretta sulla tonaca muscolare (C. Foà); anche la linfoganglina (P. Marfori), estratto di ghiandole linfatiche, l'acetilcolina e altri ormoni parasimpaticotropi agiscono come ipotensivi.