In medicina, la pressione anormalmente bassa in una cavità organica contenente liquidi (arterie, ventricoli cerebrali, spazi subaracnoidei ecc.). I. arteriosa Per quanto non si possano fissare limiti precisi, si può parlare d’i. arteriosa, in un adulto, quando la pressione sistolica (o pressione massima) sia inferiore a 100 mmHg; ma anche al disopra di tali valori può esistere una i. relativa allorché si sia verificata una cospicua e rapida diminuzione dei valori pressori abituali (come, per es., in un iperteso la cui pressione sia bruscamente passata da 200 mmHg a 140). Per l’i., analogamente a quanto si verifica per la condizione morbosa opposta – l’ipertensione arteriosa – si distingue una forma permanente non legata ad alcuna malattia o lesione organica, detta i. arteriosa idiopatica, e forme dipendenti da cause appurabili, classificate come i. sintomatiche.
L’i. idiopatica (o i. essenziale, o i. primitiva), legata tra l’altro a fattori costituzionali ma di patogenesi ancora discussa (ipotonia della muscolatura liscia delle arterie; insufficiente massa di sangue in rapporto all’ampiezza del letto circolatorio; scarsa eccitabilità del sistema di fibre simpatiche periarteriose), si accompagna spesso a facile stancabilità e ad altri sintomi molto generici, pur potendo talora essere ben sopportata e priva di conseguenze sfavorevoli; anzi, la durata media della vita degli ipotesi è, a parità di condizioni, lievemente superiore a quella dei normotesi. Delle i. sintomatiche (o i. secondarie) alcune sono permanenti (come quelle che si osservano nel corso di alcune malattie di cuore, come infarto del miocardio, miocarditi, endocarditi, o di malattie endocrine, come morbo di Addison, morbo di Simmonds ecc.); altre, invece, transitorie: tali l’i. che accompagna la sincope, lo shock, il collasso, la sindrome del seno carotideo e la cosiddetta i. ortostatica. Questa consiste in un abbassamento rapido e cospicuo (oltre 20 mmHg) della pressione arteriosa, susseguente al passaggio dalla posizione orizzontale a quella eretta; ciò provoca una temporanea diminuzione dell’afflusso di sangue al cervello e di conseguenza malessere, vertigini, obnubilamento della vista, e talora perdita della coscienza. Tale forma d’i. può comparire in completa assenza di ogni malattia o lesione, oppure in alcune rare sindromi neurologiche e infine può essere indotta da particolari farmaci.
In farmaceutica, un rimedio o una condizione in grado di abbassare la pressione arteriosa sono chiamati ipotensivi. I farmaci ipotensivi sono più modernamente detti antiipertensivi (➔ ipertensione).