IPOCENTRO
In sismologia con questa parola s'indica il luogo origine del flusso di forza che genera il terremoto. Qualunque interpretazione si voglia dare al fenomeno del terremoto (rottura di strati, sprofondamento, esplosione, intrusione di magma) tale luogo origine non è puntiforme, ma occupa un'estensione geometrica, onde il vocabolo ipocentro si riferisce al baricentro o al centro di figura del luogo.
Si hanno svariati metodi per determinare la profondità dell'ipocentro, ma il problema non è ancora risolto a fondo, pur essendo problema d'origine: il problema della crosta terrestre, forse del magma e del vulcanismo. In un primo modo R. Mallet ricavava la profondità ipocentrale immaginando che le fratture murali si disponessero normali al raggio sismico. Il procedimento è meno incerto oggi che le registrazioni sismografiche dànno l'angolo d'emergenza e la distanza epicentrale. In parecchi metodi (autori von Seebach, Comas y Solá, Rudzki, de Quervain, Turner) il ricavo dell'ipocentro si basa sui tempi d'arrivo delle onde sismiche. Il caso più semplice si ha ritenendo costante la velocità di trasmissione V. Note le distanze epicentrali Δ1 e Δ2 di due stazioni, e note le differenze dei tempi t2 − t1 ai quali, in queste stesse stazioni arrivano le onde, la profondità Z dell'ipocentro si ricava dall'espressione:
Per maggiori profondità, dovendo tener conto delle variazioni di V, vengono formule più complesse. Si occuparono del problema delle profondità ipocentrali, in funzione dell'angolo d'emergenza delle onde sismiche, i sismologi E. Rosenthal e S. Mohorovičić. R. Kövesligethy ricavò la posizione dell'ipocentro tenendo conto della diminuzione dell'energia sismica con la distanza. E. Oddone la dedusse dal fatto che, secondo la teoria, le profondità ipocentrali devono stare in relazione col massimo periodo che in ciascun terremoto assumono le onde superficiali lente.
È finora risultato che le profondità ipocentrali sono minori là dove marcate accidentalità topografiche (in generale depressioni) diminuiscono la resistenza del suolo. Nelle nostre regioni vulcaniche tali profondità toccano un minimo di pochi chilometri, nell'Appennino e nelle vallate alpine oscillano tra i dodici ed i trenta chilometri, in Germania fra i trenta e i quarantacinque.
Secondo il Turner in alcuni terremoti asiatici e sottomarini esse scenderebbero a oltre i duecento chilometri.