invenzione
L’i. è un’idea originale e utile per la realizzazione di un nuovo dispositivo (o il miglioramento di uno già esitente), per l'implementazione di una nuova procedura (o il radicale aggiornamento di una utilizzata precedentemente). L’originalità consiste, invece, in una combinazione o applicazione di conoscenze scientifiche già esistenti e non, come nel caso di una scoperta, o in nuove proposizioni circa le caratteristiche dell’universo materiale. È questo il motivo per cui il testo che un inventore scrive per ottenere un brevetto manca spesso del requisito di originalità necessario per essere pubblicato su una rivista scientifica.
D’altra parte, un’i. risolve in modo creativo un problema pratico che prima non aveva soluzione, mentre una scoperta riguarda qualcosa che esisteva anche prima e spesso non è immediatamente utile. È questo uno dei motivi per cui molte pubblicazioni scientifiche non conducono a un brevetto. Mancano, infatti, del requisito di utilità pratica o applicabilità industriale che alcuni uffici brevetti internazionali (➔ brevetto) ritengono indispensabile per assegnare un diritto di proprietà intellettuale (➔). La distinzione fra i. e scoperta è spesso difficile da individuare con chiarezza nella pratica. Gli scienziati che ‘scoprono’ una teoria in qualche modo la ‘inventano’: l’ordine imposto dalla spiegazione teorica è infatti un prodotto della loro creatività, anche se le evidenze che corroborano la sua validità, esistevano anche prima. Inoltre, molte scoperte hanno immediatamente applicazioni utili e, specularmente, alcune i. consentono scoperte che riguardano l’universo materiale. Né l’originalità, che consente la pubblicazione su riviste scientifiche, né la brevettabilità, quindi, sono elementi sufficienti a tracciare un confine netto. Nonostante queste difficoltà di definizione chiara, è possibile evidenziare alcune differenze. Come prima cosa, la validità di una scoperta non è rapportata alla sua utilità pratica, poiché la comunità scientifica è motivata da incentivi diversi da quelli che muovono gli inventori. Inoltre, la maggior parte delle scoperte scientifiche hanno carattere abbastanza generale per essere utili in molti campi e non solo per una invenzione. Questo è uno dei motivi per cui una scoperta non è brevettabile (S. Kuznets, Inventive activity: problems of definition and measurement, in The rate and direction of inventive activity: economic and social factors, a cura di R. Nelson, 1962)
Il requisito di utilità a fini pratici è importante anche per la distinzione fra i. e innovazione (➔ p). L’utilità dell’i. consiste nel produrre un dispositivo o un metodo che, se impiegato, rende possibile qualcosa che prima non lo era, o lo rende possibile in modo radicalmente nuovo. Non è detto, invece, che la novità sia immediatamente rilevante dal punto di vista economico, caratteristica invece necessaria per un’innovazione (J.A. Schumpeter, Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung, 1911). La distinzione fra i. e innovazione non implica affatto che l’attività inventiva non abbia benefici economici. Al contrario, quando tali benefici si realizzano sono spesso di entità consistente. Una delle caratteristiche principali dell'i., però, è che i suoi esiti tecnologici e soprattutto economici sono molto incerti (R. Nelson, The economics of invention: a survey of the literature, «The Journal of Business», 1959, 32,2). Inoltre, ad appropriarsi di questi vantaggi sono spesso persone o istituzioni diverse rispetto a chi ha introdotto l’invenzione (K.J. Arrow, Economic welfare and the allocation of resources for invention, in The Rate and Direction of Inventive Activity: Economic and Social Factors, a cura di R. Nelson, 1962). Sono questi alcuni motivi per i quali i soli incentivi di mercato, anche se corroborati da un sistema che protegge la proprietà intellettuale, determinano minori investimenti nell’attività inventiva di quanto sarebbe socialmente desiderabile.