INTUIZIONE (lat. intuitio; ted. Anschauung)
È un atto conoscitivo semplice, istantaneo, sinottico; designa perciò una forma di conoscenza immediata, in contrapposto a ogni conoscenza di carattere discorsivo. Nell'ambito di questo significato fondamentale il termine ha subito grande varietà di determinazioni: ora viene appropriato alla conoscenza dell'oggetto sensibile e singolare, ora a quella della realtà intelligibile e universale; ora è considerato come il grado iniziale dello spirito, ora come il culmine nella scala conoscitiva del pensiero umano; ora si afferma come una facoltà suscettibile di attuazione, ora come una forma meramente ideale. Comunque, il motivo che ha spinto ad affermare per lo meno l'esigenza di questo modo di conoscere è il desiderio di raggiungere il possesso intimo e pieno della verità: la filosofia antica, che persegue questo fine mediante l'adeguazione del soggetto all'oggetto, presume che per l'appunto nell'intuizione lo spirito intuente si mostri ricettivo e passivo nei riguardi dell'oggetto conoscibile; la filosofia moderna, invece, quando propugna l'intuizione, la costituisce o tende a costituirla come creatrice del suo proprio oggetto.
Già in Platone, se pure manca il termine, si trova il concetto d'una conoscenza intuitiva, per cui l'idea, nel mondo iperuranio, ha quasi irraggiato di sé stessa l'anima umana; e Aristotele considera i principî (τὰ ἄμεσα), da cui dipende la catena apodittica della scienza, come termini d'un'apprensione immediata, in cui l'intelligenza, nell'atto di toccare il suo oggetto, ch'è l'intelligibile, prende il suo posto e si fa tutt'uno con esso. Mentre per i mistici cristiani l'intuizione denota un'illuminazione interiore onde è concessa la visione suprema di Dio, per gli Scolastici, in genere, designa la conoscenza evidente dell'oggetto esterno presente. Così è gettata la base per la concezione psicologica moderna, secondo cui l'intuizione si contrappone da una parte alla sensazione soggettiva, come atto di percezione oggettiva, dall'altra all'astrazione concettuale, come conoscenza concreta d'un oggetto dato. Per Cartesio l'intuizione è "la conception évidente d'un esprit sain et attentif, conception qui naît de la seule lumière de la raison, et est plus sûre parce qu'elle est plus simple que la déduction". Una nozione può esser suscettibile d'intuizione soltanto se è evidente; ma il criterio dell'evidenza, e quindi della verità certa, risiede nello spirito che conosce. D'altra parte l'intuizione costituisce per lui il fondamento della scienza, riducendosi la deduzione a una serie di atti intuitivi. Si riattaccano, in sostanza, a siffatta concezione Spinoza e Locke. Per Leibniz sono oggetto d'intuizione tutte le verità primitive, sia di ragione sia di fatto. L'intuizione, insieme con la dimostrazione, della quale essa stessa è il fondamento, ci dà la conoscenza certa, laddove la percezione sensibile non attinge lo stesso grado di certezza. Un'importante innovazione nel significato del termine arreca Kant, che concepisce l'intuizione come la conoscenza determinata dall'immediata presenza dell'oggetto, e la ricollega quindi al senso, perché solo questo, per la sua ricettività nei riguardi del mondo esterno, può fornire dati al soggetto. Sennonché l'intuizione, se presenta sempre, a causa della sua origine sensibile, una realtà particolare e contingente, contiene pure sempre un elemento universale e necessario, e come tale non derivante dall'esperienza: lo spazio e il tempo, che sono "intuizioni pure". L'esistenza in noi d'una intuizione a contenuto sensibile ci stimola a esigere un'altra sorta d'intuizione, quella intellettuale, tale che non abbia nulla di passivo, ma sia assolutamente creatrice, ossia produttiva dell'esistenza del suo oggetto; invano però, perché siffatta intuizione pare debba appartenere solo all'Essere supremo. Secondo Fichte invece l'intuizione ha per oggetto quel contenuto di coscienza che appare immediatamente dato, e quindi proveniente dall'esterno, ma che per contro è il prodotto dell'immaginazione creatrice dell'Io; come intuizione intellettuale, poi, costituisce l'autocoscienza, ossia l'attività pura dell'Io, che si afferma con l'intuire sé stesso. Di qui è breve il passo alla concezione di Schelling. Per questo l'intuizione intellettuale diventa l'atto della riflessione interna, onde il soggetto coglie una realtà liberamente prodotta, in cui l'intuente e l'intuìto coincidono, che è poi l'autorealizzazione dell'Io. Quest'atto è denominato intuizione perché costituisce un sapere a cui non si perviene per via di prove, argomentazioni o idee intermedie; e questo è possibile perché esso è produzione del suo proprio oggetto. In quanto poi l'intuizione ci mette alla presenza di quel mistero che è l'assoluta Identità, di conscio e inconscio, di subiettivo e obiettivo, di libertà e necessità, che nel mondo della natura e dello spirito ci appare scissa, meglio si definisce come intuizione estetica, organo della filosofia trascendentale. Nel Rosmini e nel Gioberti l'intuizione o intùito è la visione immanente della mente, che, affisando con atto originario, semplice, immediato l'Essere o Ente (Ente possibile secondo il primo, Ente reale secondo l'altro), assume la potenza o forma dell'intelletto, che rende possibile la conoscibilità delle cose. Per il Bergson, come in genere per le correnti moderne anti-intellettualistiche, di contro all'intelletto, essenzialmente astratto e discontinuo, e quindi inadeguato all'assoluta originalità e continuità del reale, sta l'intuizione, che è la sintesi dell'istinto organico e della riflessione cosciente, per cui lo spirito "si trasporta nell'interno dell'oggetto per coincidere con ciò che ha di unico e per conseguenza d'inesprimibile". E poiché quest'oggetto è la realtà assoluta, l'atto dell'intuizione assurge a organo della metafisica. Il Croce invece considera l'intuizione come la forma teoretica prima, più ingenua o aurorale, dello spirito. Essa si distingue sia dalla sensazione bruta, sia dalla conoscenza logica, che procede per concetti universali, sia dalla percezione o giudizio storico, perché rimane di qua dalla discriminazione tra vero e falso. L'intuizione coincide così con l'arte.