BRUNETTI, Innocente Ugo
Nacque a Lodi il 29 dic. 1774 da Giandomenico e Elisabetta Petenghi, in una famiglia di agricoltori. Nel novembre 1790 si iscrisse alla facoltà di matematica dell'università di Pavia, ma non pare che completasse i suoi studi. Si impiegò quindi nella ragioneria comunale della sua città. All'arrivo dei Francesi si arruolò subito nella prima divisione cisalpina e il 6 ott. 1797 raggiunse il grado di aiutante di campo addetto allo Stato Maggiore. Nel 1799, agli ordini del generale G. Lechi, si distinse a Taufers (Tubre) contro gli Austriaci. Riparato in Francia durante i tredici mesi dell'occupazione austro-russa, ritornò nel 1800 in Italia come aiutante di campo aggiunto allo Stato Maggiore della legione italica; anche in questa campagna si comportò da valoroso, segnalandosi particolarmente, il 7 luglio, al passaggio dell'Adda presso Lecco.
Col nuovo ordinamento dell'esercito, il B. venne promosso capitano facente le veci di capobattaglione. Nel 1801, come capobattaglione della seconda mezza brigata di linea, fu deputato ai comizi di Lione per i corpi assoldati. Nel 1803 divenne tenente colonnello di Stato Maggiore della guardia del presidente e nel 1804 si trasferì con essa a Parigi e quindi al campo di Boulogne. Ivi egli acquistò la stima dei suoi superiori e di importanti personaggi politici, come il Marescalchi e il Melzi; tuttavia proprio in questo periodo si aggravarono i sintomi della malattia polmonare di cui soffriva e fu necessario allontanarlo, su sua stessa richiesta, dal servizio attivo. Nel giugno 1805, quando venne creato il reggimento dei veliti reali, il B. vi fu assegnato come sottoispettore alle rassegne; nel 1808, col riordinamento dell'ispettorato, fu promosso sottoispettore di prima classe e insignito del titolo di cavaliere della Corona di ferro.
Ristabilitosi a Milano, il B. in questo periodo fu confortato dall'amicizia del Foscolo. Lontano dall'amico, questi gli manifestava una sollecitudine fraterna indirizzandogli, spesso con frequenza quotidiana, le espressioni dell'affetto più vivo, specialmente nell'aprile del 1809, quando il B., mentre si accingeva a partecipare alla campagna in corso, dovette fermarsi a Verona per il peggioramento delle sue condizioni di salute. Nel 1811, tuttavia, era nel Veneto per una revisione dei conti delle truppe che vi stanziavano. Nel 1812 venne promosso ispettore alle rassegne e nel 1813 poté partecipare alle operazioni militari in Germania.
Nel marzo 1814 venne nominato commissario generale civile della piazza di Mantova e del dipartimento del Mincio, sotto il governatore generale Zucchi, con funzioni di polizia, e il 19 aprile fu promosso ispettore in capo alle rassegne. In qualità di segretario dello Zucchi stese la convenzione di Mantova del 23 aprile.
Caduto il Regno, il B. accettò di servire nell'esercito austriaco. Già nel settembre 1814, tuttavia, prese contatto con altri personaggi, soprattutto militari, per provocare un'insurrezione a Milano e instaurarvi un sovrano indipendente dall'Austria. Nella congiura il B. ebbe un ruolo di primo piano, tanto da assumersi il compito, poi fallito, di farvi aderire il generale Fontanelli; in casa sua, il 3 novembre, si tenne un'importante riunione che costituì l'oggetto delle più vivaci contestazioni al processo. Scoperto il piano, venne arrestato il 10 genn. 1815 e tradotto alla commissione inquirente a Mantova.
Nelle perquisizioni non emersero prove a suo carico e durante gli interrogatori egli, con abilità e dignità, non si lasciò sfuggire ammissioni compromettenti. Pertanto, quantunque il procuratore generale avesse chiesto la pena di morte per il reato di cospirazione, la commissione non giudicò sufficientemente provato che il B. ne fosse colpevole e lo condannò a due anni per omessa rivelazione di progetti contro la sicurezza dello Stato. Successivamente tale sentenza venne infirmata a Vienna e la pena del B. ridotta, finché, il 30 giugno 1816, la grazia dell'imperatore la ridusse definitivamente a sei mesi, da scontarsi però a partire dalla data della grazia stessa. In occasione dell'arresto il Foscolo, che negli anni immediatamente precedenti aveva un po' allentato i suoi rapporti con l'amico, tornò a prodigarsi in suo favore e giunse a offrirsi come suo difensore, ricusato però dalla commissione. Anche il Pellico fu vicino al B. dandogli prova della sua stima e del suo affetto.
Rimesso in libertà, dopo aver ottenuto di scontare tutta la pena a Mantova, il B. perse il grado e la pensione e si ritirò a vivere presso Lodi in ristrettezze finanziarie e in solitudine, allontanatosi dal Foscolo e abbandonato anche dalla compagna di molti anni, Lucilla Pezzoli. Si dedicò allora prevalentemente a studi militari e agrari, componendo, fra l'altro, quella Notizia sulla provincia di Lodi che il Cattaneo pubblicò poi sul Politecnico.
Nel 1821 i congiurati pensarono al B. come ministro della Guerra nella futura giunta di governo della Lombardia. Egli aderì probabilmente in quel periodo all'Adelfia, ma, quantunque la polizia lo avesse in sospetto come "carbonaro" e la commissione speciale raccogliesse allora molti indizi contro di lui, riuscì a non compromettersi e non fu perseguitato. Nel 1825, anzi, cercò e ottenne di parlare con Francesco I, di passaggio in Lombardia, e l'anno successivo gli indirizzò un memoriale in cui professava la più completa lealtà verso l'Austria. Riuscì così a ottenere un sussidio annuo di 500 fiorini che sollevò dai disagi i suoi ultimi anni.
Morì a Lodi il 20 apr. 1837.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Araldica,P. M., c. 225; Ibid., ArchivioMelzi,Vicepresidenza, b. 33, ff. 1-430; Ibid., Processi carbonari. Registri,Risultanze B., f.656; Notizia economica sulla provincia di Lodi e Crema,estratta in gran parte dalle memorie postume del col. B., a cura di C. Cattaneo, in Il Politecnico, I(1839), n. 1, pp. 135-157; S. Pellico, Epistolario, Milano 1862, p. 6; Id., Lettere alla donna gentile, Roma 1901, p. 5; I comizi nazionali in Lione per la costituzione della Repubblica italiana, a cura di U. Da Como, I-III, Bologna 1934-1940, ad Indicem;U. Foscolo, Epistolario, a cura di P. Carli, II-V, Firenze 1952-1956, ad Indices; I carteggi di F. Melzi d'Eril duca di Lodi, a cura di C. Zaghi, VI, Milano 1962, pp. 95, 140, 173, 254, 261, 358; VII, ibid. 1964, pp. 39-40, 61, 87, 89, 586; VIII, ibid. 1966, pp. 39-40; U. Foscolo, Prose politiche e apologetiche (1817-1827), a cura di G. Gambarin, II, Firenze 1964, pp. 193, 238; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storici-statistici dal 1796al 1814, Milano 1845, I, pp. 143, 144, 158 s., 175, 177 s., 218, 236, 258; II, pp. 9, 14, 50, 224, 307, 346, 359, 392, 444; F. Cusani, Storia di Milano dall'origine ai nostri giorni, Milano 1873, VII, pp. 204, 230, 232 s., 235 s.; VIII, pp. 70, 72; G. De Castro, Milano e le cospirazioni lombarde (1814-1820), Milano 1892, pp. 120, 153, 154, 280, 284; J. A. von Helfert, La caduta della dominazione francese nell'alta Italia e la congiura militare bresciano-milanese nel 1814, Bologna 1894, pp. 195, 202, 229; A. D'Ancona, F. Confalonieri, Milano 1898, pp. 371 ss.; C. Tivaroni, L'Italia durante il dominio francese. 1789-1815, Torino-Roma-Napoli 1899, pp. 267, 269-713 345, 351 s.; F. Lemmi, La restaurazione austriaca a Milano nel 1814, Bologna 1902, pp. 344 ss., 508 s.; F. Novati, Un memoriale di U. B. a Francesco I (1826), Milano 1906; C. Antona Traversi-A. Ottolini, U. Foscolo, Milano 1927-28, I, p. 114; II, pp. 266 s., 270, 276; III, pp. 16, 27, 39; IV, p. 10; A. Ottolini, La carboneria dalle origini ai primi tentativi insurrezionali (1797-1817), Modena 1936, pp. 96 s.; D. Spadoni, Milano e la congiura militare per l'indipendenza italiana, I, Modena 1936, pp. 20, 210, 254; II, ibid. 1937, pp. 6, 14, 36-39, 62, 70, 110, 236-38, 252, 253, 254; III, ibid. 1937, passim.