BELLAVITE (Bellavita), Innocente
Nato a Verona sul finire del sec. XVII (la data 1692 che compare nelle sue biografie non è suffragrata da documenti), ivi condusse il suo alunnato di pittore teatrale, sotto la guida, pare, di Simone Brentana, avendo per condiscepolo Antonio Elenetti. Si datano al 1720 le sue prime prove note, scenografie per il teatro di Copenaghen; ma nello stesso anno, secondo il De Conti, egli dipingeva fiori in un palazzo a Casale Monferrato. p. comunque certo che a partire dal 1721 il B. operava come scenografo a Venezia (Teatro di S. Giovanni Grisostomo), sotto la direzione di Giuseppe Mauro, e a Torino, come risulta da numerosi libretti d'opera di quegli anni. Nel 1725 lo troviamo a Praga, impegnato per il teatro del conte Sporck. Dal 1730 al 1732 è attivo a Ludwigsburg, ove prepara, in coRaborazione con Giuseppe Baroffio, il modello per un teatrino di corte e un palco teatrale nel salone del castello, oltre che scenografie per il Komödienhaus, opere tutte scomparse. Nel 1736-37 a Stoccarda lavora per il Koniddienhaus e l'Opernhaus, e sembra molto richiesto e ben rimunerato. Ma nel 1739 è di nuovo in Italia ed esegue scenografie sia per i teatri di Torino (Regio e Carignano) sia per il Teatro ducale di Milano, collaborando a spettacoli operistici di grande qualità, come l'edizione dell'Artaserse del Metastasio con musiche di Ghick. Secondo la Gabrielli si datano al 1741 le sovrapporte con architetture del palazzo Magnocavallo a Casale, già citate dal De Conti e vendute all'estero sul finire del sec. XIX (Vesme). Dal 1748 il B. è di nuovo in Germania, a Berlino, direttore scenografo del teatro d'opera di Federico, il Grande. Esegue in questo periodo anche il "Ruinenberg", una costruzione rovinistica con apparecchiature per giochi d'acqua nel parco di Sanssouci a Potsdam, che taluno (G. Dehio, Handbuch der deutsche Kunst, II, Berlin 1906, p. 350) però attribuisce ad altro artista; e infine scene per il teatrino di questa città e per il teatro di Praga. Nel 1756 è sostituito alla corte prussiana da G. Galli Bibiena, ed è in questo anno forse che rientra a Verona (il Cignaroli dice a Venezia), dove muore nel 1762 (Cignaroli).
Dell'attività del B. ben poco è rimasto. Lo Zannandreis lo diceva anche pittore di figura e citava un suo autoritratto un tempo conservato nella casa di un discendente dell'artista, ma disperso già all'epoca dello stesso Zannandreis. È certo che il B. fu essenzialmente scenografo e pittore di rovine; suoi quadri di prospettive, ora dispersi, venivano ricordati dallo Zannandreis nelle case Tommasini e Crivelli, oltre allo scomparso fregio decorativo nella biblioteca del convento di S. Anastasia, tutti a Verona; l'Ozzola e lo Zucker citano quadri di rovine nella galleria di Sanssouci, rappresentanti sacelli pagani ed arcate, peraltro non firmati. La stessa ampia attività scenografica del B. è ormai poco documentata; la Viale (1952)ha rinvenuto nella collezione Pogliaghi di Varese otto disegni siglati "I V B", che le hanno permesso di ricostruire la fisionomia dell'artista: si tratta di bozzetti teatrali, tutti eseguiti, pare, attorno al 1721.
Il B. appartiene alla generazione di scenografi che si trovò combattuta fra la tradizione secentesca, le innovazioni del Bibiena e infine il superamento delle stesse premesse bibienesche, con un orientamento verso il pittoricismo arcadico di natura anticostruttiva. Da quel poco che ne conosciamo, non sembra artista di polso, ma appena di grazia; le sue invenzioni teatrali hanno il merito di introdurre la scena-quadro (Viale) in anticipo sullo stesso gusto del secolo, eppure non si sottraggono a un'intonazione manierata, talora stucchevole. Il "Ruinenberg" a Postdam è una creazione originale e piena di fantasia; ma i quadri della galleria, se sono suoi, non meritano il confronto, che l'Ozzola faceva, con quelli del Codazzi.
Bibl.: G. B. Cignaroli, Postille inedite all'opera di Bartolomeo dal Pozzo, a cura di G. Biadego, in Miscell. d. R. Deput. di storia patria per la Venezia, IX(1890), p. 39; D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi [1768], Venezia 1891, p. 369; Torino, Bibl. reale: G. De Conti, Ritr. della città di Casale [1794], ms. misc. 112-33; A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal sec.XVI al XVIII, I, Torino 1963, ad vocem; L.Ozzola, Le rovine romane nella pittura del XVIIe XVIII secolo, in L'Arte, XVI(19, 3), p. 128; P. Zucker, Die Theaterdekoration des Barock, Berlin 1925, pp. 44, s.; N. Gabrielli, L'arte a Casale Monferrato, Torino 1935, p. 96; H. Tintelnot, Barock Theather und Barocke Kunst, Berlin 1939, p. 144; G. Fiocco, Giovan Battista Crosato, Venezia 1941, pp. 43 s.; M. Viale, Disegni inediti dello scenografo I. B., in Bollett. d. Soc. piemontese di archeol. e belle arti, n. s., VI(1952), pp. 183-198; W. Fleischhauer, Barock im Herzogtum Württemberg, Stuttgart 1958, pp. 212, 220, 240, 304; M. Viale Ferrero, La scenografia del Settecento e i fratelli Galliari, Torino 1963, pp. 13, 14, 15, 17, 25; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 237; Encicl. d. Spettacolo, II, coll. 191 s.