INCUBO
− Personificazione dell'i. febbrile, di natura demoniaca, che è attestato nella letteratura greca. Sembra che venga identificato con Ephialtes, che assume varie forme nel nome ᾿Εºιαᾒλτης, ᾿Επιαᾒλτης, ᾿Επιαᾒλης come personificazione del brivido della soffocazione, dell'i. prodotto dalle febbri; il mimografo Sofrone del V sec. a. C. in un frammento cita in maniera proverbiale questo Epiales che strangola il padre, mentre in un altro frammento descrive Eracle in atto di strozzare questo I. (᾿Ηρακληᾖς ᾿Ηπιαᾒλητα πνιᾒγων). Il significato di questi frammenti trova una spiegazione in Aristofane, che nella parabasi delle Vespe (1016 ss.) si gloria di aver attaccato non gli uomini comuni, ma, con l'ardore di un Eracle, i pezzi più grossi e di essersi misurato arditamente con la bestia dai denti acuti, cioè Cleone, malgrado il terribile sguardo dei suoi occhi canini, la terribile voce, il cattivo odore, l'orrido aspetto; e oltre a questo mostro dice di aver attaccato anche i demoni delle febbri fredde e delle febbri calde, cioè i sicofanti al seguito di Cleone, che la notte strangolano i padri, soffocano i nonni e danno incubi. Strabone (1, 19) ricorda Ephialtes insieme con Lamia, la Gorgone e Mormolyke, che atterriscono i fanciulli; Esichio lo dice ψυχροᾕς ρ¾ιᾖγος.
Sofrone e Aristofane attestano che nel V sec. era noto e popolare il motivo di Eracle che strozza l'I. febbrile, e sappiamo che Ephialtes era anche il titolo di una commedia di Frinico. Questo soggetto aderiva alla concezione di Eracle come eroe combattente contro le forze demoniache malefiche, che trovò particolare sviluppo già nella arte arcaica gravitante nel mondo orientalizzante dei mostri, e può darsi che tra le varie imprese dell'eroe fosse stata raffigurata anche questa lotta contro l'I. o Ephialtes. Ci si può chiedere pertanto se non possa esser riportata a questo tema la scena su un' imbracciatura bronzea di scudo da Olimpia del VI sec. a. C., dove, accanto alla lotta di Eracle contro lo Halios Geron, è rappresentata anche quella contro un essere nello schema della corsa in ginocchio, che l'eroe tiene afferrato per il collo, e che sembra vestito di un chitonisco. Il Furtwängler volle vedervi la lotta contro Ker (v.), che peraltro presupporrebbe le ali, il Loeschke quella contro Geras (v.), che ci aspetteremmo invece nudo e barbato come nelle formulazioni posteriori, mentre la spinosa corona di capelli corti e ispidi che circonda il cranio e la fronte sfuggente lo caratterizzano come un orrido demone. Si può richiamare indirettamente un altro frammento di Sofrone riferibile a una lotta dell'eroe in cui si esclama: "o Eracle, tu strozzi un porcospino". Meno probabile invece sembra l'ipotesi del Furtwängler di vedere Ephialtes nella pelìke di Berlino a figure rosse con figurina femminile alata afferrata da Eracle, e che si direbbe piuttosto una Ker (v.). Del tutto incerta rimane la identificazione che è stata proposta dell' I. in una gemma di stile severo che rappresenta Eracle giovanile, seduto su una roccia, appoggiato alla clava, curvo in avanti a capo chino e occhi chiusi, mentre alle spalle si avvicina un genio alato barbato che sembra toccarlo o afferrarlo con la mano sinistra abbassata, tenendo nella destra un ramoscello come Hypnos; il demone non ha infatti nulla di orrido e rientra in una concezione diversa da quella dell'Incubo.
La personificazione di un i. erotico d'un caldo meriggio si è voluta vedere da alcuni nel tipo di figura femminile nuda, alata, che incombe su un uomo nudo, sdraiato sotto un annoso albero nodoso in una scena paesistica tipicamente ellenistica, di probabile creazione alessandrina, nota da un rilievo marmoreo, oggi perduto, da un medaglione in stucco da Begram e da una lucerna fittile firmata da Kallistos a Rennes. La figura femminile alata si è detta una sirena dai piedi di uccello e l'artista ellenistico avrebbe tradotto con questo essere il concetto dell'allucinante i. erotico meridiano di cui è preda il dormiente, considerato dal Crusius e dallo Harrison come un semplice contadino, mentre il Kurz e il Picard pensano ad un tema mitologico della cerchia dionisiaca con un sileno o con Pan stesso, per la presenza dell'Eros nel medaglione di Begram.
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