INCOSCIENTE o inconscio
Termini equivalenti, usati spesso in filosofia e psicologia, ma di definizione assai controversa. In genere essi hanno significato tanto attivo quanto passivo, designando sia l'attività psichica non consapevole di sé, sia l'oggetto o contenuto che tale attività ha senza esserne consapevole. Ma il problema dell'inconscio è in realtà unico, e le infinite controversie determinate da coloro che ne hanno affermato o negato la possibilità derivano di fatto dal duplice punto di vista da cui è possibile parlarne. Da quello rigorosamente filosofico, dell'autocoscienza soggettiva, è evidentemente impossibile asserirne la realtà: e in tal senso irrefutabili appaiono le critiche di tutti coloro (per es., Locke, Kant, James, Ardigò, ecc., per citare rappresentanti dei più diversi indirizzi) che hanno considerato l'idea di "spirito inconscio" non meno contraddittoria di quella di "movimento fermo" o di "vita morta". Ma dal punto di vista oggettivistico, della psicologia sperimentale, è pure evidente come l'asserzione e il problema dell'inconscio siano innegabili, risolvendosi nello stesso problema della memoria, come inconsapevole serbatoio di conoscenze che divengono consapevoli in altro momento del tempo. Tra le concezioni filosofiche dell'inconscio le più notevoli sono quella del Leibniz, che dall'inconsapevolezza o oscura consapevolezza delle petites perceptions derivava la potenzialità dell'accrescimento di esperienza realizzantesi nelle monadi, e quello di E. von Hartmann, che nella Philosophie des Unbewussten finì per considerare l'inconscio come fondamento comune di tutte le singole consapevolezze finite, soggetto universale del tutto. Dal concetto d'inconscio, infine, è stato talora distinto quello di subconscio o subcosciente: che tuttavia si può da esso distinguere, nel fatto, soltanto quando gli si attribuisca il valore di "semiconscio" o di "oscuramente conscio" (e non di "inconscio" senz'altro, come più spesso accade).
Psicologia dell'incosciente. - La cosiddetta psicologia dell'incosciente parte da una verità indiscutibile, ed è che l'analisi introspettiva, per quanto spinta, non fornisce elementi che bastino a coordinare in un sistema ben coerente la successione dei fatti psichici: v'è una infinità di stati di coscienza che sorgono non si sa da dove o che scompaiono senza lasciarsi dietro alcun seguito coerente. E anche dove i nessi sono evidenti, è facile constatare che fra i termini successivi non c'è alcun rapporto definito di qualità e di quantità che possa far assomigliare il determinismo della coscienza al determinismo del mondo fisico. Per chi guarda le cose da un punto di vista naturalistico e biologico, ciò si spiega ammettendo che la coscienza è legata ai processi flsiologici cerebrali, ma che non tutti i fenomeni cerebrali hanno un corrispettivo di coscienza e d'altra parte i processi cerebrali sono ingranati nel complesso di tutti i fenomeni somatici, di cui moltissimi non hanno un corrispettivo di coscienza. La psicologia, per quanto parta necessariamente dall'introspezione, deve integrarsi con l'analisi somatica e obiettiva. Ora accade che alcuni psicologi, trascurando la cooperazione della fisiologia e dell'anatomia, preferiscono ammettere che all'elaborazione degli atti psichici concorrono elementi ignoti alla coscienza, ma attribuiscono a questi elementi tutti gli attributi della coscienza. Essi parlano di percezioni, idee, ricordi, sentimenti, atti di volontà incoscienti: ammettono dunque una psiche incosciente, che è un doppione della coscienza; e, secondo recenti teorie, addirittura una specie di seconda personalità, che agirebbe indipendentemente e spesso a contrasto della personalità cosciente, e provocherebbe - fra l'altro - moltissimi sintomi di malattie nervose e mentali (v. psicoanalis1).
Moltissimi fatti addotti a sostegno di questa psicologia dell'incosciente possono non ritenersi incoscienti: sono gl'innumerevoli fenomeni di dissociazione psichica che la psicopatologia odierna illustra ampiamente: dissociazioni della personalità, fenomeni di automatismo con amnesia. Altri fatti si riferiscono alla cosiddetta "memoria organica", cioè alle condizioni organiche, obiettive, statiche, della memoria, che sono condizione del ricordo, ma non sono l'atto del ricordare, che è sempre cosciente. Vi sono poi i cosiddetti fenomeni di "cerebrazione incosciente", che avrebbero una grande parte nell'ispirazione artistica, nell'invenzioue scientifica: fenomeni in massima ipotetici, poiché quasi sempre questo lavorio che precederebbe le intuizioni geniali non esiste affatto. Ma la massima parte dei presunti fenomeni di psicologia incosciente appartengono alla vita affettiva, che è appunto quella che col fenomeno dell'emozione si svolge in ampî circuiti di elementi somatici, nervosi e non nervosi, la cui eccitabilità è determinata da fattori chimici e principalmente dal giuoco delle ghiandole a secrezione interna; col sussidio cioè di molti processi somatici, per sé stessi incoscienti, ma non perciò estranei al meccanismo psicofisiologico.
È questo un vero e proprio incosciente che deve essere analizzato, con i metodi della psicologia e della biologia, dagli psicologi e dagli alienisti: incosciente che non è un doppione della coscienza, non è una seconda personalità, ma un complesso di processi fisiologici, che da soli non sono processi psichici, e tuttavia si riflettono sulla coscienza e la modificano; processi di cui la coscienza apprende i risultati, ma ignora il meccanismo.
Per fare una compiuta psicologia (normale e patologica), bisogna tener conto di tutta una lunga serie di fatti organici incoscienti: 1. Di tutte le strutture e disposizioni organiche, intese nel senso più largo: morfologico e biochimico; a esse è dovuta la specificità dell'organismo, a esse è dovuta la diversità degl'individui d'una stessa specie. In queste disposizioni sta la base del carattere, esponente psichico della costituzione. 2. Di tutte le tracce che l'esercizio delle funzioni lascia nelle strutture e, in genere, nella costituzione organica intesa nel senso più largo. 3. Di tutte le variazioni normali o morbose che queste disposizioni possono subire nel corso della vita, indipendentemente dall'esercizio funzionale, per cagione dell'età o di malattie: variazioni cui corrisponde l'evoluzione delle disposizioni organiche e psichiche nel corso della vita. 4. Di tutte le attività, normali o anormali, che si svolgono nel campo viscerale e nutritivo. 5. Di tutte le lesioni, irritanti o mutilanti, corticali, sottocorticali ed extracerebrali, nervose e non nervose, che possono avere una ripercussione sui processi corticali coscienti.
Bibl.: G. Dwelshauvers, L'inconscient, Parigi 1916; v. anche in Rivista di patologia nervosa e mentale, fasc. i, 1918; A. Hesnard, L'inconscient, Parigi 1920; E. Lugaro, L'incosciente in psichiatria, in Scientia, giugno 1924; J. de la Vaissière, Eléments de psychologie, Parigi 1925; J. Drever, Conscious and Unconscious in Psychology, in Journal of Abnormal Psych., XIX (1925), p. 327 seguenti.