CAMPANA, Ignazio Giovanni Vittoriano (Ignace-Jean-Victor o Victorien)
Nacque a Torino il 23 nov. 1744 da Giuseppe Giacinto e Anna Margherita Curlando, figlia del pittore Giacomo Antonio, e si dedicò all'attività di miniatore che, per impulso di Carlo Emanuele III, godeva in quegli anni notevole fortuna. Tra il 1759 e il '66 G. Lavy eseguì infatti per la reggia una serie di ritratti di personaggi sabaudi mentre F. Ramelli, F. Trossarelli e altri attendevano ad analoghi incarichi per volere del sovrano. In tale clima (benché sia ignoto il maestro) avvenne la formazione del C.: il Lavy era la personalità più in vista in quel settore e verosimilmente il suo influsso fu determinante per il giovane, che del resto - per aderenze familiari - non dovette aver difficoltà a entrare nell'ambiente artistico di corte. Il Vesme documenta al 1769 la prima sortita ufficiale del C. con "tre ritratti in miniatura pel duca di Savoia": l'autore è detto "Valeriano", ma si tratta di semplice errore di trascrizione del documento notata dal Vesme. Per curiosa coincidenza, infatti, il nome di battesimo subì varie alterazioni fino a ingenerare l'equivoco di personalità diverse: a Parigi, per es., la firma "Campana F[ecit]" fu intesa come "Francesco", mentre il Catalogue du cabinet de M. Paignon Dijouval (Paris 1810) menziona, senza fondamento, un "Pietro".
Due anni dopo (1771) l'artista fu pagato nuovamente per tre altri ritratti di principi sabaudi nonché per copie dell'effigie del sovrano e ritratti dei conti di Provenza (Maria Giuseppina, figlia di Vittorio Amedeo, e il futuro Luigi XVIII). Con la morte di Carlo Emanuele (1773) e l'avvento del successore Vittorio Amedeo III la munificenza che aveva contrassegnato il regno del defunto scemò tuttavia a poco a poco e il C., privo di titoli ufficiali e praticamente escluso da ogni carriera, preferì trasferirsi con la famiglia a Parigi: poco prima infatti (2 sett. 1773) si era unito in matrimonio con Maria Cristina Vagliengo, miniaturista anch'essa di qualche rilievo. Da Parigi continuò a mantenere per qualche tempo rapporti con Torino e il Vesme cita varie lettere dell'ambasciatore Viry al ministro degli Esteri Aigueblanche a proposito dei ritratti della principessa Clotilde di Francia e del principe di Piemonte Carlo Emanuele (di cui erano allora in corso i preliminari delle nozze). Ma se tale incombenza poté per un momento illudere l'artista su un suo richiamo a Torino (del 13 marzo del 1775 è un messaggio relativo alle "intentions du Roy pour son retour en Piémont"), nulla in realtà accadde e l'artista, smessa ogni velleità di affermazione in patria, prese a lavorare per l'ambiente parigino, prima per la colonia italiana ed entrando successivamente in contatto (tramite forse le principesse sabaude Maria Giuseppina e Maria Teresa, quest'ultima in specie, consorte del conte d'Artois futuro Carlo X) con la corte. Certo non partecipò alla vita artistica locale, astenendosi dall'esporre sia ai Salons dell'Académie Royale o di quella di St.-Luc (di cui non fu neppure membro) sia al Colysée o al Salon de la Correspondance. Nonostante una certa oscurità sui fatti della sua vita, l'opera non passò però inosservata e, malgrado il nome non compaia (come si è invece erroneamente affermato) nei ruoli dei "peintres de cabinet" di Maria Antonietta, l'artista fornì presto alla cerchia della regina squisite, anche se alquanto rigide e manierate, composizioni su bomboniere, scatolette, tabacchiere, "souvenirs d'amitié".
Il C. non smise, peraltro, l'attività ritrattistica e al 1778 si può datare l'incarico di eseguire, per la marchesa di Soran, il ritratto della sorella del re, Elisabetta, committente anchessa di miniature da offrire in dono alle proprie dame. Un consimile invito è documentato l'anno seguente per la marchesa di Bombelles (Jeannerat). Aderendo, con finezza d'esecuzione, ma senza approfondimento psicologico al clima del tempo, ottenne che la regina stessa richiedesse la sua opera, sebbene dei vari medaglioni che la riproducono e che sono a lui ascritti non tutti siano autografi. Egli la rappresentò comunque ripetutamente, ora in abito da amazzone ora da "belle fermière" (e la puntigliosità esecutiva e lo scrupolo dei particolari contrastano con l'atonia dei lineamenti) o con uno spartito in mano: il 17 maggio 1782, anzi, un suo ritratto fu inviato ufficialmente in dono, incorniciato di brillanti, a una nobildonna svedese (Jeannerat).
Il C. morì a Parigi il 29 ott. 1786.
La brevità della vita e l'abitudine a firmare di rado i propri dipinti fecero sì che alla sua scomparsa opere apocrife venissero annoverate fra quelle autentiche. Fra queste ultime vanno comunque menzionati il gruppo con la contessa d'Artois sola e fra i tre figli, i ritratti della principessa di Lamballe, delle duchesse di Luynes e La Vallière nonché d'altri personaggi. Oltre che alla miniatura il C. si dedicò pure all'incisione e dal processo verbale rogato all'atto del decesso si ha notizia, oltre che di varie miniature incompiute, di stampe derivate da quadri di vari autori, da Leonardo, Raffaello, Rubens, Watteau, Van Ostade, ecc.
Le sue opere sono conservate al Louvre e in collezioni private a Parigi, nella collez. J. P. Morgan a Londra, e sono state esposte in passato a Londra stessa (Victoria and Albert Museum), a Colonia, Amburgo, Reims, Parigi.
È stato pure ipotizzato (Williamson) un viaggio, per incarico di Maria Antonietta, a Vienna per eseguire il ritratto dell'imperatore Francesco e di Maria Teresa, ma se il fatto può essere indicativo della reputazione goduta dal pittore nessun documento è giunto a comprovarlo.
Fonti e Bibl.: Schede Visme, I, Torino 1963, pp. 250-54; G. C. Williamson, Mr. J. P. Morgan's pictures, the foreign miniatures, in The Connoisseur, XIX (1907), pp. 5-7; C. Jeannerat, Vittoriano C. pittore di gabinetto di Maria Antonietta (1744-1786), in Boll. d. Soc. piemontese di archeol. e belle arti, VII (1923), pp. 77-89; Catal. des miniatures...,coll. M. Warneck, Galerie Leo Schidlof, Wien 1924, p. 7; Katalog der internationalen Miniaturen-Ausstellung in der Albertina, a cura di L. Schidlof, Wien 1924, p. 17; Kommerzialrat Oscar Lowit (catal.), n. 128, tav. VII, ill. 127; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, p. 403; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 453 (con indicaz. di cataloghi).