CANTALAMESSA CARBONI, Ignazio
-Nacque ad Ascoli Piceno il 24 febbraio 1796 da Vincenzo Francesco e Giulia Merli (Ascoli, Cattedrale, Libro dei battezzati, VII).La sua formazione culturale avvenne nell'ambiente strettamente locale: frequentò, infatti, la scuola privata di A. Cappelli, ma fu anche a Roma, più tardi, per un perfezionamento della sua professione. Fu lo stesso Cappelli ad affidare al C. alcuni incarichi, fra cui la direzione e il completamento dei lavori della cappella del SS. Sacramento nel duomo di quella città.
Tale cappella, che fu consacrata ed aperta al culto il 3 ag. 1838, presenta, all'interno, una stesura prettamente classicheggiante: la pianta a croce greca, dagli spigoli smussati, che danno all'esterno la configurazione ottagonale, sia pure irregolare, è sormontata da una cupola. I pennacchi della cupola portano figure di profeti, particolarmente interessanti per essere stati eseguiti, a disegno monocromo, da R. Fogliardi, altro allievo del Cappelli. Questo tipo di disegno percorre, infatti, l'intera struttura sottolineandone gli spigoli con lesene, le cui scanalature rudentate appaiono solo a chiaroscuro. Sotto questo profilo, il completamento della cappella è da vedere alla luce della notevole sensibilità pittorica del C. autore, fra l'altro, di diverse tele, fra cui: la Sacra famiglia nella chiesa di S. Giuseppe a San Benedetto del Tronto, e quella nella parrocchiale di Pretare presso Arquata del Tronto; il S.Antonio da Padova, nella villa Silvestri in contrada Faiano di Ascoli e, fra i ritratti, quello del Cardinale Filippo De Angelis, nel palazzo comunale di Ascoli (Gabrielli).
Fra le opere di architettura civile del C., in Ascoli, è la cosiddetta Fontana dei cani: in realtà leoni, che, accovacciati, con la parte anteriore del busto eretta, sorreggono una sorta di tazza oblunga.
I leoni, in travertino come tutta la fontana, poggiano su un basamento semicircolare, a tre ricorsi, mentre l'acqua, che sgorga dalle loro bocche, attraversando due anelli in ferro battuto, sostenuti da mensole pure in ferro, si raccoglie in una vasca semicircolare, alla base. Le dimensioni della fontana sono modeste (il diametro della vasca terminale, alla base, si aggira attorno ad un paio di metri); il monumento, tuttavia, riveste un interesse particolare, soprattutto per la sua posizione che, all'angolo fra due vie, le attuali via Sacconi e corso Mazzini, in un punto dove quest'ultimo si apre in un breve slargo, si addossa alla parte laterale della chiesa di S. Cristoforo, suscitando un effetto prospettico alquanto singolare. Sulle pareti della chiesa si intravedono i segni di una prospettiva architettonica a monocromo, quasi completamente cancellata. Parallelamente alla stessa fiancata della chiesa, si addossano, inoltre, i due gradini, sempre in travertino, che permettono, da una parte e dall'altra, di servirsi dei due zampilli d'acqua.
Al n. 37 di via delle Torri, all'angolo con via Corfinio, si apre, in uno slargo di via Clementi, la facciata del teatro dei Filarmonici (attualmente cinema dei Filarmonici). Dall'atrio tipicamente neoclassico con il soffitto a lacunari, si accede all'interno, che fu sistemato dal C. ma successivamente modificato. Alle due torri medioevali di via delle Torri è collegata la struttura del palazzo Merli, opera del C.: un edificio compatto, circondato, al di là di un breve giardino antistante le tre poderose porte lignee, da una recinzione a ricorsi in travertino, appena traforata da lunette chiuse da grate lignee a maglia quadrata.
La facciata presenta il consueto bugnato rinascimentale, costituente ghiera sporgente attorno ai tre portali d'ingresso. Ai piani superiori si aprono finestre, a bifora. In definitiva, l'opera si presenta come tipica manifestazione di eclettismo.Ancora in Ascoli Piceno, contemporaneamente alla direzione dei lavori di restauro della chiesa gotica di S. Francesco, in collaborazione con L. Mazzoni, il C. ideò, in stile gotico, per la stessa chiesa, l'altare del SS. Crocifisso e fornì il disegno per il Monumento funebre della contessa Cavina Saladini, sulla parete della navata destra. Nel quartiere di S. Maria Intervineas, sorge la chiesa di S. Francesco di Paola, ultima opera del C. (1848).
La facciata della chiesa è posta obliquamente, rispetto all'asse della stretta rua del Cassero, su cui si affaccia; ciò al fine di creare una sia pur breve apertura prospettica al pronao classicheggiante, ionico, che caratterizza la facciata.
Il C. lavorò ancora in altre località del Piceno: a Colli del Tronto, dove costruì la villa Mastrangelo; a San Benedetto del Tronto, dove lavorò al progetto del teatro, iniziato nel 1828. A San Benedetto il C., nel 1847, fu anche consultore della fabbrica della Chiesa Nuova e vi progettò la trasformazione in chiesa dell'oratorio privato di S. Giuseppe in via dei Pescivendoli. A Castel Trosino edificò la parrocchiale e, nel duomo di Fermo, eseguì (1845) il Monumento funebre dello storico Giuseppe Colucci nell'atrio del duomo. Il monumento si presenta con proporzioni e disegno prettamente rinascimentali: un bassorilievo in marmo bianco, rappresentante un angelo pensoso, con a fianco una lucerna ed altri simboli legati alla professione del defunto, è circondato da una classica cornice in pietra grigia. Tutto l'insieme è, inoltre, sorretto da un basamento in pietra grigia con scritta dedicatoria.
Il C. morì l'8 nov. 1855 ad Ascoli Piceno, dove insegnò anche disegno nella scuola comunale (istituita nel 1811).
Fonti e Bibl.: R. Gabrielli, All'ombra del colledi S. Marco,Mem. stor. degli Ascolani ill. e benemeriti dal 1830 ai giorni nostri, Ascoli Piceno 1848, pp. 41-43; E. Liburdi, San Benedetto delTronto negli ultimi tre secoli, Ancona 1950.