GALLETTI, Ignazio Amedeo
Nacque a Pontestura, nel Monferrato, nel 1726. Ignoto è il nome dei genitori. Fu approvato architetto civile presso l'Università di Torino il 19 dic. 1750 con un progetto di colonna di ordine corinzio e di una chiesa; quattro anni dopo, nella stessa Università, fu approvato misuratore. Nel 1756 progettò l'ospizio di carità a Chieri che lo vide impegnato per poco più di un decennio. Nel 1768, progettò la facciata della casa del marchese Meynier di Villanova a Torino nonché, all'incirca nello stesso periodo, il collegio dei barnabiti a Vercelli nel quale al rigido schematismo delle prime realizzazioni sembrano subentrare forme più libere, ricche di risonanze desunte dall'architettura di Benedetto Alfieri. Al 1774 risale il progetto più noto del G.: la nuova chiesa per il santuario di Oropa. Tale progetto, ignorato per più di un secolo, fu preso in considerazione solo a partire dal 1877 quando la commissione composta dagli architetti Camillo Boito, Carlo Ceppi e Franco Giacomo, incaricata dall'amministrazione del santuario di riesaminare i progetti, da quelli antichi ai più recenti, al fine di scegliere quello più adatto per una nuova chiesa di maggiori dimensioni rispetto alla basilica antica, ritrovò gli antichi disegni del G. che vennero preferiti a tutti gli altri. Il progetto del G., a pianta centrale con imponente pronao tetrastilo e cupola rivestita in rame sormontata da lanterna, suscitò grande entusiasmo nella commissione giudicante che in esso vedeva "un tempio severo e maestoso ove la libertà dello stile si unisce con la logica dell'organismo" in antitesi alle "smancerie del Rococò" (Trompetto, 1978, p. 435).
Rispetto al progetto originario vennero apportate due significative varianti: si decise di costruire la chiesa in posizione più alta e più arretrata rispetto al progetto originario e, di conseguenza, con una cupola di maggiori dimensioni. I lavori, iniziati sotto la direzione dell'ingegnere Giovanni Feroggio (la prima pietra fu posta nel 1885), si conclusero nel 1941. La nuova chiesa venne consacrata nel 1960.
Per il medesimo santuario il G. elaborò anche una serie di altre progettazioni nelle quali egli aveva previsto un ampliamento generale delle fabbriche del luogo, un ingresso monumentale al primo piazzale, rampe scoperte tra il primo e il secondo piazzale, l'aumento degli intercolumni ai lati della porta Regia da quattro a cinque arcate, nonché un'imponente decorazione di quest'ultima sul lato verso il chiostro dell'antica basilica (ibid., p. 534).
Tra il 1775 e il 1780 il G. procedette alla sistemazione interna della chiesa della Confraternita della S. Croce a Rivoli e nel 1779 costruì a Torino il palazzo del conte Piossasco di Rivalta nell'"isola" di Sant'Eufemia. Con ogni probabilità nello stesso anno consegnò i disegni per il palazzo della "Vigna in val Salice" (Pedrini, 1965, p. 322) commissionatogli dal conte Angelo Bruco di Sordevolo, forse in occasione del suo matrimonio con Teresa Brigida Saluzzo Paesana. Per questa fabbrica, "ornata di un bellissimo atrio con galleria, prospiciente verso Torino" con magnifici appartamenti di dieci stanze per piano, il G. sistemò la pendenza del terreno con terrapieni, muraglioni, gallerie. Il nono decennio del secolo fu denso di impegni per il Galletti. Tra questi si distingue in particolare il progetto per il "Regio convitto delle vedove e nubili di Civil Condizione" a Torino (1787) nel quale l'architetto riuscì a inglobare in maniera armonica nel "grande edificio a diversi corpi" (Grossi, 1790) il precedente edificio seicentesco (già proprietà Meana di Giajone).
Tra le opere di un certo rilievo progettate dal G. nello stesso periodo si segnalano l'altare della Madonna del Rosario nella chiesa parrocchiale di S. Giorgio a Piovà Massaia, eseguito in collaborazione con stuccatori locali (1780), il teatro della Società dei signori a Grugliasco (1781), la strada di S. Lorenzo a Mondovì (1782), l'altare della Deposizione nella chiesa dell'Addolorata (1783) e la facciata della chiesa di S. Stefano (1786) a Casale Monferrato, la facciata dell'albergo della dogana vecchia a Torino (1786), la villa del banchiere Rignon a Collegno (1789).
Il G. operò anche come uomo di fiducia di Bernardo Vittone, soprattutto nel territorio di Chieri, e nel 1792 fu autore della relazione e delle istruzioni per le opere di riparazione alla strada Breo-Carassone nel territorio di Mondovì insieme con l'architetto P.F. Rocca. Si intravede nella sua opera il riflesso di quella investigazione intorno alle possibilità nuove delle costruzioni laterizie e lapidee che poi il Vittone portò a soluzioni metodologiche ottimali. Notevoli risultano inoltre le applicazioni, da parte del G. e del figlio Pietro Angelo, delle cosiddette volte planteriane utilizzate quali importanti elementi grammaticali del lessico architettonico: ciò si può notare, per esempio, nella chiesa di S. Francesco di Assisi, ricostruita in base a disegni del G. in epoca imprecisata e in seguito andata distrutta, e in quella di S. Filippo a Chieri.
Il G. morì a Torino nel 1792.
Pietro Angelo nacque a Torino nel 1751 dove si laureò architetto civile il 7 giugno 1780 con un progetto di campanile. Nello stesso anno si laureò architetto idraulico con presentazione di un progetto di canale di navigazione e irrigazione. Fu matematico, disegnatore di prospettive e architetto idraulico. Nel 1780, come collaboratore del Vittone, diresse i lavori di ammodernamento del convento di S. Filippo a Chieri e fu l'autore del progetto del chiostro della chiesa. È elencato nell'Almanacco reale degli anni 1783 e 1786. Morì a Torino nel 1787.
Fonti e Bibl.: A. Grossi, Corografia del territorio di Torino, II, Torino 1790, p. 61; P. Zani, Enciclopedia metodica… delle belle arti, IX, 1, Parma 1822, p. 262; A.E. Brinkmann, Theatrum novum Pedemontii. Ideen, Entwurfe und Bauten von Guarini, Juvarra, Vittone, Düsseldorf 1931, p. 14; N. Gabrielli, L'arte a Casale Monferrato dall'XI al XVIII secolo, Torino 1935, pp. 45 s.; N. Carboneri, Mostra del barocco piemontese. Architettura, I, Torino 1963, pp. 76 s.; C. Brayda - L. Coli - D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 37; A. Pedrini, Ville dei sec. XVII e XVIII in Piemonte, Torino 1965, pp. 25, 28, 322; A. Griseri, Le metamorfosi del barocco, Torino 1967, p. 140; A. Cavallari Murat, Antologia monumentale di Chieri, Torino 1969, ad indicem; M. Trompetto, Storia del santuario di Oropa, Biella 1978, ad indicem; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 115.