BAROZZI (Barocci), Iacopo
Nacque a Venezia il 3 luglio 1562 (secondo il Cappellari) da Andrea, fratello del matematico e astrologo Francesco, da cui il B. ereditò la ricca biblioteca.
La collezione iniziata da Francesco e notevolmente ampliata dal B. fu poi acquistata da Williani Herbert, conte di Pembroke, cancelliere dell'università di Oxford, il quale, nel 1629, ne fece dono alla Biblioteca Boelleiana (MSS. 1-244, e forse mss. greci 276-299, donati dal Cromwell nel 1654 e indicati come "pars residua bibliothecae Baroccianne"). In occasione di tale esodo il vescovo di Belluno Alvise Lollino esternò in versi il suo rammarico (De bibliotheca Barotiana a Britannis empta, nel lib. III dei suoi Carmina, pp. 212 s.).
In edizione assai rara apparve a Venezia, nel 1617, l'Indice de' Libri greci antichissimi scritti a penna, che si trovano nella Libraria che fu del q. illustriss. Sig. Giacomo Barocci, nobile veneto (erroneamente, dunque, il Cicogna, p. 43, scrive che il B. pubblicò egli stesso tale catalogo nel 1617). Certo l'elencazione dei codici è opera dello stesso B. lasciata a penna (come risulta dalla C. 25 V) e venne poi ristampata dal Tomasini con notizie inesatte circa la destinazione della raccolta.
Giustamente lodato per la vastità di dottrina dai colti visitatori stranieri come dai dotti veneti del suo tempo, il B. godé soprattutto buona fama di oratore. Un diffuso elogio ne tesse Pietro Petracci nella dedicatoria premessa alla Lettera dell'abate genovese Angelo Grillo nella 3 edizione veneziana del 1608. A tale data il B. è presentato come "nume de' politi studi e d'ogrii più recondita dottrina", e la dovizia di particolari con cui gli viene tributato il riconoscimento (pur da depurarsi dall'enfasi adulatoria dell'epoca) farebbe presumere ch'egli già fosse allora in piena maturità di dottrina.
Rapporti non meno assidui che con il Grillo ebbe il B. con A. Loflino, il quale gli dedicò fra l'altro vari componimenti poetici in vita e in morte (cfr. Carininum libri IV, Venetiis 1655) e intrattenne un nutrito carteggio con lui (al B. il Lollino volle altresì dedicata la sua Decas di biografie latine dei più insigni professori padovani). Tra le lettere del B. al dotto prelato, dal 1600 al 1612, sembrano più notevoli quelle con cui egli trasmette a Belluno le Considerazioni di Alessandro Tassoni sul Petrarca e l'altra contenente un giudizio poco lusinghiero su Giusto Lipsio.
Più spesso e con più interesse l'epistolario reca traccia di riunioni conviviali o accademiche con quei giovani patrizi sarpiani, che erano i "fautori più combattivi dei diritti della Repubblica * in sede giurisdizionale: vi si leggono i nomi di Pietro Duodo, già ambasciatore presso la corte imperiale, di Donato e Andrea Morosini, di Agostino da Mula, di Marcant'Antorúo Venier (o forse di quel Giannantonio autore di un De oraculis et divinationibus antiquorum, 1624), di Daniele Badoer, di Domenico da Molino, di Benedetto Zorzi, di (Niccolò?) Contarini e di (Andrea?) Mauroceno. Una lettera di S. Santori a Galileo nomina il B. insieme al da Mula, a Gianfrancesco Sagredo e forse allo stesso Sarpi ("Maestro Paulo") come "suoi Signori, amici" di Galilei, a cui aveva comunicato solidarmente gli arcani della sua Ars de statica medicina (Venetiis 1615).
Delle opere del B. il contemporaneo Alberici fornì per primo nozione con le parole seguenti: " ... pubblicò alcune sue fatiche, un commentario sopra la sfera, un trattato matematico ecc., ... et dei continuo scrive et si affatica". L'impropria dizione, che le diverse fonti ricalcarono fedelmente (attribuita peraltro all'autorità di P. A. Zeno) tramandò l'equivoco che tali scritti esistessero a stampa. In realtà lo Zeno non aveva mancato di premettere all'elenco delle opere un assai esplicito "lasciò scritto".
Degli interessi per le scienze occulte e per ogni "più recondita dottrina" che il B. coltivò, stando alle affermazioni dell'Alberici e del Petracci, non si rintracciano documenti, e tanto meno esplicite dichiarazioni: e ciò è forse spiegabile con il ricordo del processo per detenzione di testi magici proibiti e per stregoneria mtentato dal S. Uffizio a Francesco Barozzi che riuscì a salvare la vita solo a prezzo di carcere e di pene pecuniarie. Secondo la sentenza, d'altronde, egli aveva ammaestrato a queste arti altre persone, fra cui "i propri figliolo et genero et anco il suo unico discepolo e compare tanto diletto et confidente m. Daniel Malipiero". Se il B. apprese anche lui dallo zio queste pratiche e curiosità, dové tenerle opportunamente celate, ed ostentò invece i suoi manoscritti dei Padri "chiaro segnale della cattolica religione in cui viveva".
Alla sola stregua del materiale a stampa la morte del B. andrebbe dunque posta innanzi al 1617 (data del postumo Indice de' Libri greci), e comunque dopo il 1610, unica data esplicitamente fornita dalle lettere a lui dirette dal Lollino (epist. cit., pp. 101-104). Nella gran silloge delle inedite di Belluno ve n'ha però del B. al Lollino almeno sino al 1612; ed altra susseguente di Donato Morosini allo stesso Lollino, di cui purtroppo s'ignora la data (ma che è presumibilmente del 1615 o '16), concerne addirittura la morte del Barozzi.
Fonti e Bibl.: G. Galilei, Opere, ed. naz., XX, p. 385; XXII, pp. 141 s.; A. Grllo, Lettere, Venezia 1608, I-II, passim; A. Lollino, Epistolae, Belluno 1642, pp. 34, 35, 37, 101, 161, 323; Id., Carmina, Venezia 1655, pp. 32 s., 48-50, 108-110, 170-172, 175, 212-214; Ph. Canaye De Fresnes, Lettres et ambassades, Paris 1645, II, p. 63; Venezia, Bibl. naz. di S. Marco, cod. Marc. It. VII, is ( = 8304), G. A. Cappellari, il Campidoglio veneto..., I, f.119 r; Ibid., cod. Marc. It. VII, 289 (= 8641), G. Degli Agostini, Zibaldoni ined. sulla vita ed opere degli scrittori veneziani, p. 757; G. Alberici, Catalogo breve de gl'illustri... scrittori venetiani..., Bologna 1605, p. 49; 1. F. Tomasini, Bibliothecae Venetae manuscriptae publicae et privatae..., Utini 1650, pp. 64-92; P. A. Zeno, Memoria de' scrittori veneti patritii, ecclesiastici et secolari..., Venezia 1662, p. 16; M. Foscarini, Della letter. veneziana, 1, Padova 1752, p. 316, n. 270; G. M. Mazzuchefli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 417; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, pp. 30, 33, 41, 43, 46, 47; Id., Saggio di bibl. veneziana, Venezia 1847, p. 572, n. 4323; L. Thomdike, A History of magic and experimental Science, VI, New York 1951, p. 155; G. Cozzi, Il doge Nicolò Contarini, Venezia 1958, p. 48; H. O. Coxe, Catalogi codicum manuscriptorum Bibliothecae Bodleianae, I, Oxomi 1853, C011. 1-416, 417-456; P. Riccardi, Bibl. matem. ital., I, col. 89; F. Madan-H. H. E. Craster, A summary catalogue, Oxford 1937, II, I, pp. 3, 11; R. W. Hunt, A summary catalogue, I: Historical introd. and conspectus, Oxford 1953, 1, pp. 1-107, 111; 11,P. II.