handicap
Condizione di svantaggio di una persona, rispetto ai propri simili, per disagi fisici o mentali (motori, sensoriali, intellettivi o affettivi). L’h. limita o impedisce la possibilità di una persona di svolgere una vita normale per la sua età, il sesso, il suo ambiente socio-culturale, e per questo nel tempo si sono intensificati gli interventi per migliorare le condizioni di salute del portatore di h., ma anche per determinare cambiamenti nell’ambiente di vita individuale e collettivo. Attualmente al termine h. si alterna la parola disabilità, che mette in evidenza il fatto che lo svantaggio non è una caratteristica della persona, ma un problema che nasce dalla relazione che si crea tra lo stato di salute di quel determinato individuo e l’ambiente in cui vive. Per questo motivo la persona in situazione di h. viene detta disabile, essendo caduto in disuso il più limitante termine handicappato. In questo contesto, chi non presenta problemi è definito normodotato.
Per essere in salute, cioè vivere la propria vita nelle sue piene potenzialità, si richiede uno stato di benessere fisico e morale basato sul buon funzionamento del corpo umano. Nella vita sociale è importante essere indipendenti dal punto di vista materiale, fisico ed economico. I portatori di h. hanno bisogno di aiuto per vivere nel proprio ambiente come tutti gli altri. L’h. può essere determinato nella persona da un difetto nella struttura fisica (l’occhio, il sistema nervoso), da una limitazione nelle funzioni fisiche (udire, camminare) o da una diminuzione della capacità di compiere un’attività o di partecipare a tale attività (comunicare, giocare). Dal punto di vista materiale, il problema dell’h. può essere affrontato con strumenti diversi (sedie a rotelle, apparecchi ortopedici, supporti tecnologici) oppure con l’aiuto di persone competenti. Per es., i computer e i software dedicati usualmente dispongono di strumenti di accesso specifici per persone con difficoltà motorie, visive e uditive. La persona disabile deve però essere supportata affinché superi il senso di inferiorità, la paura di essere rifiutata. Attualmente si cerca di garantire a ogni persona la piena partecipazione a tutti gli aspetti della vita sociale e professionale e quindi di integrare la persona disabile nella scuola (dove la normativa prevede opportuni sostegni per tutto l’arco della vita scolare, ma principalmente per la scuola dell’obbligo) e nel lavoro. Il disabile ha tuttavia bisogni speciali e la sua integrazione implica la condivisione di esperienze con gli altri, sia pure con modalità proprie. L’impegno internazionale a favore dell’inclusione sociale ha portato all’approvazione della prima Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia il 24 febbraio 2009). I governi firmatari si sono impegnati ad adottare provvedimenti che proibiscano discriminazioni basate su qualsiasi forma di disabilità, a eliminare dalle proprie legislazioni ogni norma discriminatoria, a combattere attivamente stereotipi e pregiudizi, e a promuovere la consapevolezza delle capacità e del contributo dei cittadini disabili.