CETINA, Gutierre de
Poeta spagnolo, nato a Siviglia poco prima del 1520, e morto nel 1557. Abbandonò giovanissimo la Spagna per militare con Carlo V in Italia e in Germania. Verso il 1542 era a Trento, ove godé la protezione e la famigliarità di Diego Hurtado de Mendoza. Tornato in Italia, il 24 aprile 1545, da Vigevano, scriveva un'epistola in versi sciolti a Isabella di Capua, principessa di Molfetta, che onorò il poeta della sua amicizia, e alla quale il C. confessava il suo amore per una Laura, molto probabilmente Laura Gonzaga, figlia di Sigismondo. Altre furono le donne nostre cantate dal poeta sivigliano; e molti sono i nomi di contemporanei illustri nella politica, nelle armi e nelle lettere, che ricorrono nei suoi versi. Disgustato probabilmente della vita girovaga che menava nelle corti e nelle guerre, al seguito dell'imperatore e dei suoi luogotenenti, il C. fece ritorno a Siviglia, e nel 1546 partì per il Messico. In epoca non precisata, ma posteriore al 1548, il C. tornò in patria, presso Siviglia, dove compose gran parte delle opere sue. Tornato nel Messico nel 1554, moriva a Los Angeles, in seguito a una ferita infertagli per errore.
L'amore è il soggetto della maggior parte delle sue liriche. Con il nome arcadico di Vandalio (cioè l'Andaluso), cantò i suoi amori per Amaríllida e per Dórida. Le sue opere, raccolte per la prima volta nel 1895, comprendono duecentoquarantaquattro sonetti, undici canzoni, nove estancias, un'ode, una sestina e una anacreontica (una delle primissime del genere in Spagna); diciassette epistole, un'elegia e due capitoli. Bellissimo e celebre il madrigale Ojos claros. In prosa scrisse il Dialogo entre la cabeza y la gorra, tradotto da un dialogo di Pandolfo Collenuccio, e La Paradoja en alabanza de los cuernos. Poeta della scuola italiana iniziata dal Boscán, il C. non ha caratteri tali di fantasia e di arte che lo levino più in su dei suoi confratelli petrarchisti; ma possiede qualche poesia ricca di sentimento e di squisita fattura.
Edizioni: Obras, ed. J. Hazañas, Siviglia 1895, voll. 2; Poesías, in Bibl. de Aut. Españ., XXXII.
Bibl.: P. Savi Lopez, Un petrarchista spagnuolo (G. de C.), Trani 1896; E. Mele, in Rev. crit. de hist. y. liter. españ., I (1896), p. 265 segg.; e G. de C. traduttore di un dialogo di Pandolfo Collenuccio, in Bulletin hispanique, XIII (1911), pp. 348-351; A. Miles Withers, The sources of the Poetry of G. de C., Philadelphia 1923; R. Ortiz, Per la fortuna di un motivo madrigalesco in Ispagna e in Rumania, Palermo 1924; F.A. de Icaza, Sucesos que parecen imaginados de G. de C., Juan de la Cueva y M. Alemán, Madrid 1919, pp. 22-75; 211-214; J. Moreno de Guerra, Datos para la biografía del poeta G. de C., in Revista de hist. y genealogia españ., 1914, pp. 46-49; J. Pérez de Guzmán, Cervantes Salazar, Salazar de Alarcón, G. de C., los tres patriarcas de la poesía castellana en Méjhico, in Ilustración espan. y amer., 1899; E. Gautier y Arriaza, G. de C., apuntes biográficos comparativos, in Ilustr. española y americana, 1890; F. Rodríguez Marín, Documentos ecc., in Boletín de la Real Academia espanola, VI, pp. 54, 235.