SPINOLA, Guido
– Figlio di Giovanni, del ramo degli Spinola di San Luca, e di Iacopa di San Genesio, nacque verosimilmente a Genova nella prima metà del XIII secolo.
Nulla è noto della sua formazione, benché si possa supporre che, al pari di parte della sua famiglia, abbia subito il bando politico per via dell’appoggio prestato al partito anti-imperiale, nell’ambito della lotta contro l’imperatore Federico II. Del resto, la sua identificazione nella documentazione è resa difficoltosa dalla presenza di alcuni omonimi, non sempre distinti con il patronimico.
Non è certo, per esempio, se possa attribuirsi a Spinola la «domus Guidonis, quondam Oberti Spinule» (Archivio di Stato di Genova, Notai antichi, 129, notaio Ugolino de Scalpa, c. 22r) citata in un atto rogato a Genova il 25 maggio 1252.
Le prime attestazioni certe che lo riguardano risalgono al periodo posteriore alla morte dell’imperatore svevo, a seguito della quale gli esuli rientrarono in città, e alla conseguente normalizzazione dei rapporti tra Genova, le città delle riviere liguri e i centri dell’Italia centrosettentrionale. In questo periodo, Spinola è citato ripetutamente in importanti occasioni diplomatiche e politiche. Il 19 gennaio 1251, come membro del Consiglio, approvò la convenzione stipulata a Varazze con i rappresentanti di Savona, che segnò il definitivo ingresso della città nell’orbita genovese. In tali vesti, il 13 settembre, presenziò, a Genova, alla stipula di un patto politico-commerciale della durata di cinque anni con i fiorentini, volto a stabilire un’alleanza contro la vicina Pisa, in risposta alla coalizione stretta tra questa, Siena, Pistoia e i ghibellini di Firenze. Il 30 ottobre fu testimone alla convenzione stipulata con i pavesi, che regolava alcune questioni di viabilità e i rapporti reciproci con gli alessandrini. Nello stesso anno fu inviato, assieme a Ugo Fieschi, presso il castello della Verrucola (frazione di Fivizzano), di proprietà dei Malaspina, per rinnovare il trattato concluso nel 1238 con i veneziani. L’anno successivo è annoverato, invece, tra gli Otto Nobili, preposti all’amministrazione delle finanze pubbliche. Il 25 marzo dello stesso anno, a Genova, approvò, inoltre, l’accordo stipulato tra la città e la comunità di Breil-sur-Roya, situata ai confini occidentali del distretto genovese. Il 5 giugno successivo presenziò alla convenzione di durata ventennale stipulata tra Genova e Montpellier.
Nello stesso periodo si ha traccia di alcuni rapporti commerciali con la Provenza, che contribuiscono a delinearne il profilo d’investitore. È certamente Spinola, infatti, colui che, il 10 giugno 1251, a Genova, assieme a Pastono de Nigro e a Guideto, figlio del quondam Jacopo Spinola, dichiara di aver ricevuto da Tommaso Lavagio una certa quantità di denaro da investire a Genova o alla fiera di Bar-sur-Aube. Due giorni dopo, assieme ad alcuni soci, concesse un prestito di 2000 lire genovesi a Giacomo Del Carretto, marchese del Finale e genero di Federico II, dietro la promessa di restituzione di 1600 lire provenzali. Per l’occasione, il marchese offrì come pegno il trono dell’imperatore, costruito in oro e adornato di gemme. Del Carretto non riuscì a far fronte all’impegno, sì che, il 28 novembre, il trono fu riscattato dalla società Mangiavacche e venduto, il 2 dicembre, a Giuseppe da Brindisi, inviato di Corrado di Svevia.
Nel 1259, assieme a Ottobono di Camilla, Jacopo Malocello e Ugo Fieschi, prese parte alla legazione volta a ottenere la liberazione dei nipoti del cardinale Ottobono Fieschi, dati in ostaggio in cambio della scarcerazione del padre, il conte Tommaso di Savoia. L’esito della missione non è noto. Tuttavia, al ritorno a Genova, la legazione fu accolta da un tumulto sollevato dai popolari, a causa di alcune voci che volevano il cardinale essersi accordato con parte della nobiltà per destituire il capitano del popolo, Guglielmo Boccanegra.
L’incidente fu sedato velocemente. Non pare, a ogni modo, che Spinola abbia adottato un atteggiamento ostile nei confronti del regime in carica, benché sul suo schierarsi in favore di una restaurazione del governo podestarile, a guida dei nobili, non possano esservi dubbi.
In conseguenza della rottura delle relazioni con Venezia, Spinola appoggiò l’alleanza con Michele VIII Paleologo promossa dal Boccanegra, presenziando, il 10 luglio 1261, a Genova, alla ratifica del trattato di Ninfeo, stipulato il 13 marzo precedente. Il 21 luglio dell’anno successivo, a seguito della caduta del capitano del Popolo, approvò, in qualità di membro del Consiglio, la convenzione stipulata ad Aix-en-Provence tra Genova e Carlo d’Angiò che determinava i rapporti reciproci stabilendo i rispettivi confini. Nel 1263 guidò, inoltre, una legazione, formata da Simone Streiaporco, dal giudice Napoleone di Voltaggio e dallo scriba Oberto Barberio di Rapallo, presso Urbano IV per ottenere la revoca della scomunica inflitta ai genovesi a seguito dell’alleanza con lo scismatico Michele VIII. Nonostante ciò, il 21 settembre dello stesso anno, prese parte alla ratifica di un prestito di 30.000 lire destinato alla conduzione della guerra contro Venezia di concerto con il Paleologo, mostrando di sostenere la causa della lotta antiveneziana.
Tra l’ottobre del 1265 e il febbraio del 1266, a seguito del fallimento della rivolta guidata da Oberto Spinola di Luccoli, Spinola ricoprì, assieme a Nicolò Doria, la carica podestarile in attesa della nomina di un podestà forestiero. In tali vesti nominò la commissione preposta alla redazione degli annali cittadini per l’anno 1266, nel cui proemio è dato trovare una serie di lodi per il suo operato e per quello del suo collega. Di tale breve periodo di governo, tuttavia, non rimangono atti pubblici. Dopo questa data, la sua presenza nella documentazione si fa evanescente.
Con tutta probabilità, è identificabile con Spinola l’ambasciatore inviato il 13 marzo 1276, assieme a Babilano Doria, a Lanfranco Pignattaro e al giurisperito Giovanni di Ugolino, presso papa Innocenzo V con lo scopo di trovare un accordo per la risoluzione della contesa in corso tra Genova e Carlo d’Angiò, anche se un documento del 27 febbraio 1268 cita un omonimo come già morto a proposito di un contratto di cambio su Aigues-Mortes stipulato da un certo Guglielmo, figlio di Guido. Allo stesso modo, incerta è l’identificazione di un Nicoloso Spinola e di un Giovannino Spinola, figli di Guido, segnalati rispettivamente il 28 febbraio 1264 e il 18 aprile 1268 in alcune transazioni riguardanti le fiere di Champagne e di Bar. Un Albertino Spinola, figlio di Guido, è citato, inoltre, in un atto di commenda del 20 maggio 1285 nel contesto di un viaggio in Oriente.
Nonostante la relativa carenza di documentazione, il profilo di Guido Spinola corrisponde a quello di un tipico esponente del ceto di governo genovese del tempo, impegnato nel commercio non meno che nell’attività politica. La data di morte è sconosciuta.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Notai antichi, 129, notaio Ugolino de Scalpa, c. 22r.; Genova, Biblioteca civica Berio, A. Mireo, Storia degli huomini illustri della famiglia Spinola, ms. cartaceo del sec. XVII (1607), m.r.l.1.37, pp. 42 s.; M. Deza, Istoria della famiglia Spinola, descritta dalla sua origine fino al secolo XVI, Piacenza 1694, pp. 119-128; Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, a cura di L.T. Belgrano - C. Imperiale di Sant’Angelo, Genova-Roma 1890-1929, IV, pp. 5, 39, 50, 174; A. Ferretto, Codice diplomatico delle relazioni fra la Liguria, la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante (1265-1321), Parte prima. Dal 1265 al 1274, in Atti della società ligure di storia patria, XXXI (1901), 1, pp. 132 s., 178; Parte seconda. Dal 1275 al 1281, ibid., XXXI (1903), 2, p. XL; Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l’Outremont d’après les archives notariales génoises au XIIIe et XIVe siècles, I-III, a cura di R. Doehaerd, Bruxelles-Roma 1941, II, docc. 679, 681, 737, 1228, 1277; I libri Iurium della Repubblica di Genova, I, 4, a cura di S. Dellacasa, Genova 1998, docc. 708, 717, 727, 729, 748, 749, 762, 819; I, 5, a cura di E. Madia, Genova 1999, docc. 879, 904.
T. Belgrano, L’interesse del denaro e le cambiali appo i genovesi dal sec. XII al XV, in Archivio storico italiano, s. 3, III (1866), 1, p. 117; G. Caro, Genova e la supremazia sul Mediterraneo (1257-1311), in Atti della società ligure di storia patria, n.s., XIV (1974; ed. orig. Halle 1895-1899), pp. 93, 131, 174.