Reni, Guido
Il pittore divino
Nella pittura Guido Reni cercò la perfezione e la grazia, nella convinzione che tutto quello che è buono sia anche bello e che tutto quello che è bello sia buono. Creò immagini di grande purezza, simili al vero ma perfette ed elevate, più vicine a Dio. Per questo venne apprezzato sia dagli uomini di chiesa sia dai letterati. Considerato un pittore eccellente come Raffaello, divenne molto quotato e famoso
Guido Reni nasce nel 1575 a Bologna e giovanissimo si reca a studiare nella bottega del pittore manierista fiammingo Denijs Calvaert. Non passa molto tempo che il giovane si trasferisce nella più moderna e formativa Accademia degli Incamminati diretta dai più importanti pittori bolognesi, i Carracci. Ma anche qui la sua personalità e il suo autonomo talento lo portano a prendere le distanze dall’arte sia di Ludovico sia di Annibale Carracci. Questa presa di posizione provoca presto incomprensioni, rivalità e la rottura quando gli affreschi per la facciata del Palazzo Pubblico di Bologna verranno assegnati a Guido anziché al più anziano e famoso Ludovico.
Nel 1601 Reni si reca a Roma al seguito di molti bolognesi allievi di Annibale e in compagnia del collega Francesco Albani. A Roma viene accolto da Paolo Emilio Sfondrato, cardinale di Santa Cecilia, che gli commissiona due affreschi per la propria chiesa in occasione del miracoloso ritrovamento del corpo intatto della santa (Martirio di santa Cecilia e Incoronazione dei santi Cecilia e Valeriano). A Roma studia le opere di Raffaello, i capolavori antichi, ma anche i pittori moderni, tra i quali Caravaggio.
La pittura di questo artista, pure così diverso, provoca in Reni una repentina folgorazione: ne riproduce immediatamente alcuni caratteri quali il contrasto tra luce e ombra o il naturalismo in opere come il Martirio di s. Pietro, conservato nella Pinacoteca Vaticana, gli Apostoli Pietro e Paolo della Pinacoteca di Brera a Milano e il David con la testa di Golia del Louvre.
Poco dopo però il pittore compie un brusco cambiamento verso uno stile classico, composto, luminoso e chiaro che trova in papa Paolo V e in suo nipote, il cardinale Scipione Borghese, i più entusiasti sostenitori.
Per costoro, Reni lavora senza sosta dal 1608 al 1614 eseguendo affreschi in Vaticano, nella chiesa di S. Gregorio al Celio (S. Andrea condotto al martirio), nel Palazzo del Quirinale (la Cappella dell’Annunziata), nella basilica di S. Maria Maggiore (la Cappella Paolina) e nel Palazzo di Scipione a Montecavallo (oggi Pallavicini Rospigliosi), ove lascia il celebre affresco dell’Aurora.
Nel 1614 alcuni lavori per la rivale famiglia Aldobrandini provocano la rottura con i Borghese e il suo ritorno, forse desiderato, a Bologna.
Nei dieci anni seguenti l’artista risiede più o meno stabilmente nella città natale dove esegue opere di grande bellezza, che rivelano uno stile molto personale che avrebbe poi fatto la fortuna di questo pittore di grazia e angelica bellezza.
Tra i massimi capolavori di questi anni sono la Crocifissione dei Cappuccini, l’Atalanta e Ippomene, le Fatiche di Ercole per Ferdinando Gonzaga e le due tele raffiguranti l’Annunciazione e la Consegna delle chiavi a s. Pietro per la chiesa dei Filippini di Fano.
Nel 1627 Reni è di nuovo a Roma, invitato da papa Urbano VIII. Qui è accolto dal cardinale Bernardino Spada, suo entusiasta ammiratore, il quale, oltre a chiedergli un ritratto poi molto celebrato, ne promuove la fama in Francia (Annunciazione per Maria de’ Medici e Ratto di Elena) facendone un pittore internazionale.
Le ultime opere di Reni sono di stile molto particolare e quasi lasciate allo stato di abbozzo: ancora non è del tutto chiaro se ciò sia dovuto a uno sviluppo della sua arte o se questa scelta derivi da motivi pratici, di eccessivo lavoro dell’artista e della sua bottega.
Va ricordato che Reni, pur essendo un uomo pieno di virtù e pio, aveva il vizio del gioco e perdeva molti soldi. I suoi dipinti, che mostrano il raggiungimento di una limpida verità e armonia, sono dunque il frutto di una severa disciplina raggiunta da una personalità molto delicata e combattuta, raffinata e devota.