GALLETTI, Guido
Nacque a Londra il 22 marzo 1893 da Paolo, di professione orefice, e Maria Garbagnati. All'età di sei anni, come scrisse nella sua autobiografia (Raimondi, 1971, p. 17), si trasferì con la famiglia a Genova, a causa della crisi del mercato dei preziosi che, originata dalla guerra del Transvaal, aveva determinato il fallimento dell'attività paterna. A quattordici anni gli morì il padre e il G. fu costretto, per un certo periodo, al lavoro di bottega per cercare di contribuire alle necessità economiche della famiglia. Contemporaneamente frequentò l'Accademia ligustica di belle arti seguendo i corsi di scultura presso la scuola superiore del nudo, che all'epoca erano tenuti da G. Navone.
Nel 1910 prese parte con un Autoritratto (ubicazione ignota) in gesso, alla mostra della Società ligure promotrice per le belle arti, rassegna che lo vedrà quasi sempre presente in seguito, a eccezione degli anni 1913, 1915, 1918-19, 1924, 1926, 1928-30, 1936-37. Tra il 1913 e il 1914 fu tra i fondatori del sodalizio artistico genovese "Pro cultura artistica", insieme con, tra gli altri, F. Messina, C. Giarrusso, D. Guerello, A.H. Gagliardo, E. Firpo.
In questo periodo il lavoro del G. si svolge lungo coordinate fondamentalmente moderniste, destinate ad affievolirsi nel corso degli anni Venti attraverso quel processo di progressiva semplificazione del linguaggio già evidente in un'opera in bronzo del 1921, Alla fonte (ubicazione ignota: Sborgi, 1989, ripr. p. 71), esposta due anni dopo alla Quadriennale di Torino e alla Promotrice di Genova (versione in marmo e gesso).
Prese parte alla Grande Guerra combattendo al fronte e tale esperienza lasciò qualche traccia nella sua produzione coeva, per esempio negli acquarelli Compagni di guerra o Impressioni di guerra esposti alle Promotrici genovesi del 1916 e 1917. Durante la licenza invernale del 1918 sposò Teresa Rovey, dalla quale ebbe due figlie, Giovanna e Paola. Alla fine del conflitto fu insignito della croce di guerra.
Negli anni Venti, dopo aver preso parte all'Esposizione della vittoria (Genova, 1919), partecipò a vari concorsi per monumenti ai caduti. In particolare nel 1923 si classificò secondo nella gara indetta dal Comune di Genova, vinta da M. Piacentini e A. Dazzi: il progetto del G. (Diana) fu elaborato in collaborazione con l'architetto G. Mazzoni e gli scultori F. Messina ed E. De Albertis.
Nel 1925 partecipò all'Esposizione internazionale di arte decorativa di Parigi: venne premiato con una medaglia d'oro per il bronzo Alla fonte e con una di bronzo per la decorazione del soffitto della sala ligure, che aveva contribuito a realizzare eseguendo un bassorilievo in legno policromo raffigurante S. Giorgio e il drago, inserito entro una raggiera a spina di pesce in stile neorinascimentale.
L'interesse del G. per l'arte decorativa è confermato dalla partecipazione alle prime tre edizioni della Biennale di Monza (1923-27); prese parte anche alla prima Mostra d'arte marinara di Roma del 1926, presentando il Demolitore di navi, noto anche come Il martellatore, alla Mostra internazionale di Barcellona del 1927 e alla VI Triennale di Milano (1936), ove espose il Pescatore ligure (Savona, Pinacoteca civica).
Le molteplici componenti stilistiche che confluiscono nel lavoro del G. negli anni Venti, dal simbolismo internazionale all'art déco, singolarmente combinate con istanze classiciste alternate a momenti di chiara impronta naturalista (Sborgi, 1989, pp. 71 s.), come pure la tendenza alla sintesi linguistica cui si accennava precedentemente, sono eloquentemente testimoniate dalle numerose sculture funerarie realizzate in quel tempo per il cimitero genovese di Staglieno: le tombe per le famiglie Dietsch (1921), Righetti (1924), Canestrelli e Della Casa (1927). Dal 1928 al 1937 fu docente di scultura presso il liceo artistico N. Barabino di Genova e, successivamente (1944-46), presso l'Accademia ligustica di belle arti, della quale era accademico di merito dal 1927.
Nel 1930 partecipò alla Biennale di Venezia con Testa di giovanetto e con Nudo (Genova, Wolfsonian Foundation), scultura, quest'ultima, nota anche col titolo di Ragazzo che scaglia una pietra ("Balilla"); alla rassegna internazionale veneziana prese parte senza soluzione di continuità fino al 1940, quando gli venne dedicata una personale di tredici opere, tra le quali il bronzo Nudo di giovinetta seduta (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea) e la figura in pietra di Paolina (Genova, Galleria d'arte moderna), che gli valsero il gran premio per la scultura italiana. Assidua anche la sua partecipazione alla Quadriennale d'arte nazionale di Roma, dalla seconda edizione del 1935, anno in cui espose Prometeo liberato (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), al 1959. Sempre nel 1935 partecipò all'Esposizione d'arte moderna di Vienna e, l'anno seguente, all'Esposizione internazionale di Bruxelles. Inoltre, negli anni Trenta espose più volte alle varie mostre organizzate dal Sindacato fascista di belle arti, a livello sia regionale sia nazionale.
Nel periodo tra le due guerre il G. realizzò un numero ragguardevole di opere pubbliche, nelle quali l'assunto celebrativo determinò spesso scelte linguistiche obbligate.
Per Genova realizzò, tra l'altro, L'Ardire (1930: fastigio della galleria del Portello), una Vittoria (1938: Casa del mutilato), una Minerva armata, sulla facciata della Biblioteca universitaria (1938). Inoltre, eseguì per Roma i busti in bronzo del Duca degli Abruzzi, di A. Diaz e del Maresciallo Caviglia (1933-36: Casa madre del mutilato) e le figure della Geografia e della Nautica (1940) in vista dell'Esposizione universale del 1942 (una statua allegorica di analogo soggetto fu realizzata nel 1953 per il Club navale di Valparaiso, in Cile).
Punte estreme di tale momento creativo del G. sono lavori come Lo squadrista (ripr. in Contemporanea, III [1935], 14, p. 725), il Milite in marcia (Genova, Casa littoria G. Tellini) o i Sei bassorilievi (Rapallo, Casa littoria), nei quali la necessità di aderire ai canoni estetici e iconografici del regime diede luogo a una certa rigidità formale, tipica della produzione plastica del Ventennio. Degna di nota, in tal senso, è anche una Vittoria (ripr. in Sborgi, 1989, p. 131) realizzata nel 1938 in occasione della visita di B. Mussolini a Genova e facente parte di una doppia schiera di figure femminili, che salutano romanamente, molte delle quali realizzate da figure di rilievo nella cultura figurativa genovese dell'epoca, quali E. De Albertis, G. Micheletti, L. Venzano, A. Morera.
Nel 1947 fu nominato accademico di S. Luca e l'anno seguente prese parte, per l'ultima volta, alla Biennale di Venezia, dove espose il bronzo E la morte viene (Milano-Niguarda, Galleria d'arte dei contemporanei). Anche nel dopoguerra ricevette molte commissioni pubbliche, tra cui le statue di Schiaffino e Strozzi per l'atrio dell'Accademia ligustica, e il Monumento a N. Bixio per i giardini in via Corsica, a Genova; proseguiva, intanto, l'attività nel campo della statuaria funeraria a Staglieno con la realizzazione delle tombe per le famiglie Torre (1955), Peschiera (1956), De Flora (1959), Olivieri (1960), Govi (1964). Particolare rilievo assunse in questo periodo dell'attività del G. la scultura di soggetto sacro.
Nella cattedrale di S. Lorenzo sono conservati il Monumento al cardinale Boetto (1949), l'Altare di S. Giovanni (1950) e il gruppo marmoreo S. Giuseppe e Gesù giovinetto (1965). Sugli specchi anteriori dei due pulpiti della chiesa parrocchiale di Recco, per la quale nel 1966 realizzò anche una Via Crucis in bronzo, si trovano i bassorilievi bronzei La predica di s. Giovanni Battista e Episodi della vita di s. Giovanni Bono (1954). Sempre nel 1954 scolpì in marmo l'Altare della Madonna del Carmine per la chiesa dei Diecimila Crocifissi di Genova e il popolare Cristo degli abissi (San Fruttuoso di Camogli), mentre nel 1958 completò le statue della Madonna e di S. Giuseppe per la facciata del santuario del Bambino Gesù di Praga di Arenzano. Nel 1962 realizzò il Portale bronzeo della chiesa di Rovegno. Nel dopoguerra fu nominato membro della Pontificia Commissione centrale per l'arte sacra in Italia e della commissione diocesana di Genova.
Il G. morì a Genova il 24 marzo 1977.
Nel capoluogo ligure, presso la raccolta Frugone, si trovano il marmo Ragazzo nudo ("Balilla") e un Ritratto di Lazzaro G.B. Frugone (1937) in bronzo, mentre il Museo di Villa Croce conserva numerosi gessi e due bronzi dell'artista donati dagli eredi. Presso la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma è conservata una sua statua di Menenio Agrippa (1932); mentre un Cristo lavoratore è ad Assisi (Galleria d'arte sacra).
Fonti e Bibl.: Necr., in L'Eco di Genova, 4 apr. 1977; U. Nebbia, La XVII Biennale di Venezia, in Emporium, LXXI (1930), pp. 340-342; G. Ratti, La II Quadriennale e i liguri, in Contemporanea, III (1935), 13, pp. 670 s.; U. Nebbia, La XXII Biennale di Venezia, in Emporium, XCII (1940), p. 10; G. Riva, Il massimo premio di scultura alla Biennale: G. G., in Abc rivista d'arte, IX (1940), 8, pp. 3-6; Id., Artisti contemporanei: G. G. scultore, Genova s.d. (ma post 1943); T.A. Buoninsegni, Dopo la personale di G. G., in Contemporanea, VII (1941), pp. 609-611; G. Riva, Gli artisti liguri alla IV Quadriennale d'arte nazionale, in Genova, XXIII (1943), 6, pp. 16-24; Prima Mostra di pittura e scultura ligure contemporanea in Argentina (catal.), a cura di G. Riva, Buenos Aires 1949, pp. 12-14, 35; G. Riva Un'opera di G. G., in Genova, XXVII (1950), 9, pp. 22-26; E. Zanzi, Il cofano per la bandiera. L'opera più recente di G. G., in La Marina mercantile italiana (numero unico), Genova 16 sett. 1951; G. Riva, L'arte sacra di G. G, in Il Fuoco (Roma), VII (1959), 3, pp. 26-32; G.C. Romano, Incontro con G. G. scultore, in La Voce di Genova, VI (1963), p. 26; P. Raimondi, G. G. scultore, Genova 1971 (con bibl.); M. Camillucci, La scultura di G. G., in Arte stampa (Genova), XXII (1972), 1-2, pp. 3-9; U.V. Cavassa, G. G., in Liguria, XXXIX (1972), 5, pp. 30-34; V. Rocchiero, G. G. statuario cittadino, Genova 1975; S. Paglieri, G.: una vita, in Il Secolo XIX, 26 apr. 1975; F. Gariboldi, G. G. scultore statuario, in Arte stampa (Genova), XXVII (1977), 4, pp. 5-8; Scultori a Genova dal 1950, a cura di G. Beringheli, Genova 1984, s.v.; La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primoNovecento, Genova 1988, pp. 460, 463; La scultura a Genova e in Liguria. IlNovecento, a cura di F. Sborgi, Genova 1989, pp. 71-75, 131, 278; I musei del Comune di Genova, Genova 1991, p. 230; G. Beringheli, Diz. degli artisti liguri, Genova 1991, pp. 137 s.; Presenze liguri alle Biennali di Venezia 1895-1995, Genova 1995, passim; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrh.s, II, p. 191.