SAPORITO (Sapollitus, Saporitus, Savoritus), Guglielmo
SAPORITO (Sapollitus, Saporitus, Savoritus), Guglielmo. – Cittadino milanese, nato probabilmente verso l’ultimo decennio del XII secolo, fu figlio di Albertone (lo si evince da un atto di vendita dell’11 marzo 1236 nel quale viene citato tra i testimoni come «Guilielmus Savoritus filius ser Albertoni»: Gli atti..., 1974, I, a cura di M.F. Baroni, p. 512, n. 346).
Oltre a quello con Albertone, non sono noti legami di parentela stretta di Guglielmo. Tuttavia, un tardo documento (1266) riporta i nomi dei fratelli Gabriele e Alberto Saporiti, di Porta Orientale, fatto che ci porterebbe a ipotizzare, soprattutto per il patronimico «Alberto», un legame di figliolanza con Guglielmo (Le pergamene, a cura di R. Perelli Cippo, 1988, pp. 46-49, n. 28).
I Saporiti, residenti appunto in Porta Orientale, furono una famiglia di popolo attestata a Milano fin dal 1154, anno in cui Guitardo ‘de Compito’ Saporito vendette alcuni beni posseduti a Linate e a Lambrate, aree dove la famiglia avrebbe mantenuto possedimenti fondiari almeno fino al 1266. Dal 1167 ai primissimi anni del XIII secolo non si trova menzione dei Saporiti nella documentazione, forse a significare un loro scarso coinvolgimento nel governo milanese durante gli anni convulsi che precedettero e seguirono la pace di Costanza: essi riappaiono nelle fonti soltanto con Albertone, padre di Guglielmo, ora attivo nella vita politica. Tra il 1202 e il 1220 ricoprì infatti numerose cariche, dapprima come console di giustizia (1204, 1211), in seguito come giudice e vicario dei podestà milanesi di Asti (1202) e di Bologna (1220), e come avvocato della chiesa di Santa Margherita di Milano (1217).
Guglielmo Saporito, che ebbe dunque familiarità fin dalla giovinezza con il mondo della giurisprudenza e della politica, è nominato per la prima volta nelle fonti nel settembre del 1221, quando presenziò come teste, con la qualifica di console di giustizia, nel patto di cittadinanza reciproca stretto da Milano e Vercelli. Proprio nella città eusebiana, nell’anno seguente, egli prestò servizio come giudice al seguito del podestà milanese Ugo Prealloni, mentre nel 1227 fu a Piacenza presso il podestà Guido Landriani. Come suo padre, Saporito appartenne dunque a un gruppo sociale – quello dei giudici milanesi – di grande prestigio e di notevole potere nel mondo cittadino, che vide al suo interno la partecipazione di numerosi esponenti popolari (Grillo, 2001, p. 410). Con tutta probabilità furono le sue competenze tecniche e l’esperienza politica maturata sia a Milano sia al seguito dei podestà itineranti che lo portarono nel 1228 all’importante nomina di rettore della ‘seconda’ Lega lombarda.
La societas lombardorum, che non si era mai ufficialmente sciolta, era ricomparsa con vigore nello scenario politico nel 1226, dopo la convocazione della dieta di Cremona e l’annuncio di un’imminente discesa in Italia dell’imperatore Federico II: da quel momento le città allineate intorno all’asse Milano-Bologna decisero di rinnovare la Lega il cui vertice era composto dai suoi rettori; generalmente due per città, essi avevano ampie prerogative nel potere normativo, giurisdizionale ed esecutivo.
Finito l’anno di rettorato, nel 1229 Saporito fu podestà di Piacenza: come ricorda il cronista Giovanni Codagnello, infatti, i piacentini elessero Guglielmo, «virum nobilem et prudentem urbis Mediolani», che il venerdì 9 marzo assunse l’ufficio (Johannis Codagnelli Annales Placentini, a cura di O. Holder-Egger, 1901, p. 90).
La nomina a podestà di questa città fu un indubbio segno di prestigio politico; Piacenza, dove era già stato giudice podestarile pochi anni prima, era infatti un centro problematico: di indubbia rilevanza dal punto di vista strategico, dal momento che era posta lungo la via Emilia, la città aveva oscillato per i primi vent’anni del Duecento tra la fedeltà alla filoimperiale Cremona e quella a Milano. Nel 1225 fece un’inversione di fronte a favore di quello milanese ed entrò nella Lega lombarda, ospitando da questo momento podestà milanesi. L’alleanza tra Milano e Piacenza si reggeva tuttavia su equilibri precari, sempre messi in discussione dagli scontri interni alla città emiliana tra i milites e i populares, gli uni e gli altri ora a favore di Cremona ora di Milano.
Le qualità di Guglielmo Saporito sono testimoniate anche da un documento del dicembre 1229: durante una seduta a Milano dove i rettori di alcune città si riunirono per discutere una riforma della Lega, egli si alzò e parlò per primo, seguito e appoggiato nel suo discorso da tutti gli altri rettori (Gli atti..., cit., I, pp. 339 s., n. 232).
Nei decenni successivi le notizie su di lui si fanno assai più rade. Egli ricompare negli anni che videro l’esaurirsi della lotta contro Federico II di Svevia: tra il 1247 e il 1248 fu a Milano, dove svolse l’attività di console di giustizia (I, p. 703, n. 478; pp. 722 s., n. 495), mentre nel 1249 fu ambasciatore e consigliere del Comune cittadino quando i rappresentanti di Como giurarono la pace rinnovata con i milanesi presso Lomazzo (I, pp. 727-730, n. 500).
L’ultima attestazione di Guglielmo è del 1261 (febbraio-giugno) a Milano, sempre con la carica di console di giustizia, ove dispone nella causa in corso tra il monastero di Sant’Ambrogio e Beltramo de Fidelle (Gli atti..., 1984, II, a cura di M.F. Baroni - R. Perelli Cippo, pp. 316-328, nn. 282, 285-288, 290-291, 295-296, 299-301). Dopo questa data non è più ricordato nelle fonti e se ne ignora pertanto l’anno della morte.
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