LIPPARINI (Lipparino), Guglielmo
Nacque, in località ignota, probabilmente intorno al 1570-80. Giovanissimo entrò a far parte dell'Ordine dell'Osservanza degli agostiniani di Lombardia, presso il convento di S. Giacomo Maggiore di Bologna. Allievo del musicista e padre agostiniano Tiburzio Massaini, molto probabilmente nel 1594 fu al seguito del maestro a Cremona, allora inclusa nel territorio diocesano di Como. Qualche tempo dopo, il nipote di papa Gregorio XIV e generale delle milizie pontificie, Ercole Sfondrati duca di Monte Marciano, possessore di vasti territori intorno al lago di Como, lo incaricò dell'educazione musicale del figlio. La testimonianza viene dalla lettera di dedica allo stesso Sfondrati, in apertura al Primo libro de motetti, datata 15 marzo 1609: qui il L. si dichiara "tratenuto a Bellagio per esercitare nella musica l'Illustriss. Sig. Don Paolo suo figlio".
Al 1600 e al 1605 risalgono le sue prime pubblicazioni: due libri di canzonette a tre voci. Successivamente il L., nominato maestro di cappella del duomo, si stabilì a Como. Almeno due documenti certificano l'avvenuta nomina: il primo tratto dalle Quattro lettere istoriche del canonico Quintino Lucino Passalacqua (Como 1620); il secondo rappresentato dalla lettera di dedica anteposta dal L. al libro di Messe a otto e nove voci del 1623.
Da passi sparsi contenuti nelle Quattro lettere è stato possibile ricostruire la cronaca di una grande festa liturgica celebrata in città nel 1618 per la traslazione dei corpi di alcuni santi comacini. In questa occasione "Mons. Vescovo […] cantò la messa, la quale fu accompagnata con musica fatta a tre cori, guidati dall'Eccell. P. Guglielmo Liparino frate Agostiniano maestro di cappella del nostro duomo […] vi erano bene buoni cantori (frà quali alcuni buoni forestieri, dè quali alcuni dalla generosa liberalità di Monsignor nostro per tale effetto condotti) […]. Questi cori erano accompagnati da tromboni, cornette, violini ed altri strumenti musicali […] tutti da maestrevoli mani erano tocchi; […] dietro a quali, perché la musica fosse più comune a tutte le bare, andavano li sopradetti tre cori di cantori tutti in un solo uniti, che andavano cantando di tempo in tempo, or salmi, or inni, da detto P. Liparino quanto alla musica composti".
La cronaca offre anche una nitida testimonianza riguardo l'impiego, tutt'altro che scontato, di strumenti musicali nell'ambito delle celebrazioni e delle festività religiose. Infatti, non in tutte le diocesi (come per esempio in quella di Milano) era consentito l'uso di strumenti diversi dall'organo. In quegli stessi anni il L. poteva già disporre, per l'attività ordinaria del duomo, di un organico stabile di sei musicisti. In occasione di straordinarie ricorrenze, spesso a spese del vescovo o di confraternite e corporazioni religiose cittadine (come la Compagnia del Ss. Sacramento e gli Scolari di S. Pietro), il numero di cantori e musicisti veniva incrementato secondo necessità.
Nel secondo riscontro documentario, sopra indicato, il L. scrive "che per molt'anni vivo a parte dei gusti di questa città, servendo (benché indegnamente) per mastro di musica nella cattedrale".
La nomina a magister musicae può quindi essere collocata in un periodo che va dal 1609 al 1618. Purtroppo le fonti archivistiche della Fabbrica del duomo di Como non permettono di definire una precisa data di nomina. Infatti, se nei primi decenni del secolo venivano annotati i pagamenti riferiti agli organisti, è solo dal 1623 e fino al 1628 che fu istituita una contabilità a libro mastro per i pagamenti effettuati ai diversi musicisti. Porta la data del 13 sett. 1627 un contratto tra la Fabbriceria del duomo e cinque musici (tra i quali, in cima alla lista, il L. senza alcun'altra indicazione di qualifica e di "pensione"), per cantare le feste dell'anno, i sabati, le vigilie mariane, la settimana santa "et ogn'altra volta che si sonarà l'organo" (Longatti, p. 304). È certo che il L. ricoprì tale incarico almeno fino al 1629 (nel dicembre 1628 risulta a suo favore un mandato di pagamento di 100 lire); nel 1631 Giovanni Clerici appare già suo successore come maestro di cappella. È opinione comune, tuttavia al momento non ancora suffragata da alcuna documentazione, che proprio in questo periodo il L. facesse ritorno a Bologna, forse per la grave pestilenza che ammorbava il territorio lombardo. È ipotizzabile che il volume de Le sacre laudi del 1634, nella cui dedica il L. si dichiara "gionto al desiderato parto (tant'anni sono) concepito nell'animo mio, tra le rive del Rheno e nella Felsina Città", sia il ringraziamento "alla miracolosa immagine della vergine Maria del Baracano" (ex convento della città di Bologna), per il ritorno alla sua antica città. Nel frontespizio accanto al suo nome non compare più alcuna qualifica, ma una semplice "F." (frate).
Dopo il 15 marzo 1637, data della lettera di dedica al reverendo padre Giulio Cesare Quaquarelli dei suoi Salmi concertati, non si hanno più notizie del Lipparini.
Undici sono le opere del L. pervenute, tutte pubblicate a Venezia, ma soltanto delle ultime quattro (quelle dal 1629 in avanti), si conservano i libri-parte al completo: Il primo libro delle canzonette a 3 voci, 1600; Il secondo libro di canzonette a 3 voci, 1605; Il primo libro de motetti a 7, 8 et uno a 15 voci, 1609; Canzoni a 2, 4, 8 voci, 1619; Letanie della Beata Vergine a 1, 2 e 3 voci, 1623; Messe a 8 e 9 voci, con il Te Deum laudamus a 8, 1623; Sacri concerti a 4, 5, 6, 8 e 10 voci…, libro II, 1627; Sacri concerti a cinque voci…, libro I, op. 11, 1629; Le sacre laudi a 3, 4, 5 e 8 voci che si cantano nella Santa Casa di Loreto, op. 12, 1634; Sacri concerti a 1, 2, 3 e 4 voci, con le litanie della Beata Vergine Maria… et alcune sonate a due e tre voci, op. 13, 1635; Salmi concertati a 8 voci, op. 14, 1637. A queste vanno aggiunti due mottetti, Hodie nobis, a 7 voci e Puer meus, a 8 voci, poi ripubblicati, venticinque anni dopo, nell'op. 14, in una miscellanea di vari autori (tra cui il suo antico maestro Massaini), curata da Abramo Schad, il Promptuarii musici (Strasburgo 1611 e 1613).
Nel frammento sopra riportato della dedica del 1609, il L. dichiarava di vivere "a parte dei gusti" della città. Quali fossero i "gusti" locali trapelerebbe da quanto scrisse lo storico comasco Girolamo Borsieri, forse amico del L., in una lettera del 1619 a padre Angiolo Marini di Roma, in cui afferma che la musica moderna è simile alle architetture gotiche, capace di soddisfare le orecchie (come quelle gli occhi), ma non di appagare l'intelletto, e continua negando che l'uso di dissonanze improvvise, non preparate, potesse esprimere meglio il senso delle parole di quanto già facesse Giovanni Pierluigi da Palestrina con la sua "meravigliosa proporzione" (Tajetti, p. 282). Con quelle poche parole del 1609 il L. pare voler manifestare una personale adesione, almeno per quanto riguarda la musica sacra, al clima probabilmente tradizionale di una città di provincia, non contraddistinta dalla presenza di grandi maestri e che vide relativamente tardi la costituzione di una propria cappella musicale. Tuttavia, l'uso di andamenti ritmici tipici di generi musicali allora in voga, della policoralità come del rinnovato stile monodico, del dialogo tra voci e strumenti e di un contrappunto più moderno e attento all'espressività del testo, permette di notare nell'opera del L. la capacità di cogliere ed elaborare innovazioni e novità.
Fonti e Bibl.: Como, Arch. della Fabbrica del duomo, Libro principiato l'anno 1627, cc. 38-40; G. Borsieri, Il supplemento della nobiltà di Milano, Milano 1619, pp. 36 s.; Q.L. Passalacqua, Quattro lettere istoriche, Como 1620, pp. 93 s., 117 s., 121-125, 157, 236; S.L. Astengo, Musici agostiniani anteriori al secolo XIX, Firenze 1929, pp. 27-29; D.A. Perini, Bibliographia Augustiniana cum notis biographicis: scriptores, Firenze 1935, pp. 155 s.; G. Gaspari, Musica e musicisti a Bologna, Bologna 1969, pp. 521-528; A. Zerbini, G. Lipparino musico agostiniano nella Bologna del '600, tesi di laurea, Università degli studi di Bologna, facoltà di magistero, a.a. 1972-73; O. Tajetti, G. Lipparino magister musicae a Como, in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del '600. Atti del Convegno internazionale di studi,… 1985, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1987 [ma 1988], pp. 279-294; M. Longatti, La cappella musicale del duomo di Como, ibid., pp. 299-311; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XIV, pp. 737 s. (s.v. Lipparino, Guglielmo).