LEVERA (Levra), Guglielmo
Nacque ad Andorno (oggi Andorno Micca, nel Biellese) il 5 maggio 1729 dal medico Fabrizio Maria e da Ludovica Bagnasaca (Martinengo, p. 291). Fu concittadino e forse parente dei fratelli Galliari (Maria Caterina, la madre di Bernardino, Fabrizio e Giovanni Antonio, nacque Levera), affermati frescanti e scenografi del teatro Regio di Torino dal 1748, presso i quali è probabile che il giovane L. cominciasse a formarsi.
La prima attività del L. come pittore è da collocarsi in territorio biellese: al 1761 si attestano gli interventi ornamentali nella chiesa parrocchiale di Miagliano. Successivamente l'artista si trasferì a Torino dove, in un periodo compreso tra il 1766 e il 1781, fu impegnato, su incarico di Carlo Reminiac marchese d'Angennes, nella decorazione del teatro e del palazzo di famiglia.
Scomparse le pitture che ornavano il teatro, in occasione di una campagna di restauri sono riemersi gli affreschi delle stanze al primo e al secondo piano della residenza. Si tratta di un ciclo (non più completo), allineato sulle contemporanee soluzioni dei fratelli Galliari, nel quale domina la componente paesaggistica, sia campestre sia di rovine; entro alte fasce perimetrali sono infatti inseriti scorci fantastici con edifici diruti, distese fluviali, pittoreschi borghi rurali inquadrati da elementi architettonici e motivi floreali.
Entro il 1771 il L. diede inoltre una discreta prova di abilità prospettica dipingendo partiture architettoniche sulle pareti e sulle volte della chiesa di S. Pelagia, appena edificata secondo il progetto dell'architetto G.B. Nicolis di Robilant.
Introdotto nel circolo dei decoratori attivi per i Savoia, quali L. Marini, B. e G.B. Feroggio, G. Pregliasco, lavorò tanto alla realizzazione dei fondali scenici per i teatri di corte (a Torino e a Moncalieri) quanto alla messa in opera di apparati effimeri: dipinti gli furono richiesti in occasione dei funerali del re Carlo Emanuele III (1773) e del principe di Carignano Luigi Vittorio (1778) e delle nozze di Carlo Emanuele con Clotilde di Francia (1775).
Negli stessi anni crebbero le commissioni da parte dell'aristocrazia e della borghesia piemontesi. Perduti gli affreschi del palazzo Morozzo di Bianzè, rimangono le decorazioni del castello della famiglia Roero a Guarene (1776) a documentare l'attività dell'artista, capace di far dialogare il gusto rococò, attestato dal diffuso ricorso alle chinoiseries, agli arabeschi e alla stilizzazione dei motivi vegetali, con il nuovo classicismo di matrice francese.
Doveva aver raggiunto un certo prestigio e benessere economico se nel 1777 finanziò, insieme con B. Galliari, la ristrutturazione della chiesa parrocchiale del proprio paese natale.
La decorazione della villa Viarana a San Maurizio Canavese, alle porte di Torino, seguì di due anni.
Una quadratura ad affresco dalle tinte pastello caratterizza le pareti della galleria d'ingresso e del salone centrale; qui serti di fiori si sovrappongono alle finte architetture dipinte, mentre paesaggi classici inclusi in ovali, tributo alla fortunata produzione di V.A.G. Cignaroli, fungono da fulcro dell'intero ornamento; nel vestibolo figure monocrome di soggetto mitologico si stagliano a tutta altezza sulle pareti, in linea con quanto proposto da G. Palladino, collaboratore del L. nel castello di Guarene.
Tra il 1782 e il 1784 fu impegnato a decorare il santuario della Madonna del Pilone a Moretta (rinnovato nel XIX secolo), un miglio a nordest della capitale sabauda. Più tardi, dopo aver fornito disegni progettuali per l'ornamentazione dei palchi del teatro Carignano, per i quali propose una soluzione a grottesche, lavorò in palazzo reale sotto la direzione degli architetti C. Randoni e G.B. Piacenza.
Fu pagato dapprima per "due sopraporte del gabinetto di toaletta della principessa di Piemonte, ed un controfornello nella camera da letto" (Schede Vesme, p. 626); poi, insieme con il pittore G. Comandù, "per provisione e lavori fatti per l'alzamento della manica tramediante il giardino e cortile […] e in rimodernamento di nostri appartamenti" (Cultura figurativa…) da intendersi come l'appartamento del duca d'Aosta: il L., probabilmente in qualità di quadraturista, ebbe dunque un ruolo nei lavori (1788-89) firmati dall'ebanista G.M. Bonzanigo delle sale del palazzo ammodernate in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele con Maria Teresa d'Austria-Este.
Nel 1794 partecipò alla ristrutturazione, approntata dalla stessa équipe di artisti, dell'appartamento nobile al secondo piano del castello di Rivoli; gli è stata attribuita (Dalmasso; Gritella, p. 185) la decorazione pittorica della sala detta "del sorgere del giorno" o "della primavera" (dal tema allegorico dell'ovale centrale della volta), caratterizzata, pur entro un chiaro ordito architettonico, da uno spiccato illusionismo di ascendenza rococò.
La sua attività sembra interrompersi nel 1796, con l'allestimento dell'apparato funebre del re Vittorio Amedeo III.
Il L. morì di apoplessia il 27 sett. 1807 nella casa di Torino (cantone di S. Stefano), dove abitava sin dal 1770.
Fonti e Bibl.: L. Cibrario, Storia di Torino, II, Torino 1846, p. 576; D. Lebole, La Chiesa biellese nella storia e nell'arte, II, Biella 1962, pp. 82, 103; Schede Vesme, II, Torino 1966, p. 626; L. Tamburini, I teatri di Torino, Torino 1966, pp. 47, 51; Id., Le chiese di Torino dal Rinascimento al barocco, Torino 1968, p. 412; A. Cavallari Murat, Lungo la Stura di Lanzo, Torino 1973, p. 290; F. Dalmasso, Per una revisione del castello di Rivoli…, in Bollettino d'arte, LVIII (1973), 1, p. 49; D. Rebaudengo - M. Beccaria, Torino in archivio. Le isole San Pietro e San Baldassare, Torino 1977, pp. 9, 25 s., 81, 186-198; R. Antonetto, Il castello di Guarene…, Torino 1979, pp. 60-63, 93-97; Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), a cura di E. Castelnuovo - M. Rosci, I, Torino 1980, p. 104; M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, in Storia del teatro Regio di Torino, III, a cura di A. Basso, Torino 1980, p. 278; G. Gritella, Rivoli, genesi di una residenza sabauda, Modena 1986, pp. 184-190; G.L. Martinengo, Documenti inediti per la villa Viarana a San Maurizio Canavese, in Boll. della Soc. piemontese di archeologia e belle arti, XLII (1988), pp. 281-294, 304; P. Astrua, La pittura del Settecento in Piemonte…, in La pittura in Italia. Il Settecento, I, Milano 1990, p. 61; G. Merlo et al., Gli artisti a Torino dai censimenti 1705-1806, Torino 1996, pp. 78, 178, 229, 256; A. Cifani - F. Monetti, Tesori d'arte a Moretta, Savigliano 1998, pp. 56 s., 128-133.