BRUSATI, Guglielmo
Nacque probabilmente intorno alla metà del sec. XIII. La famiglia dei Brusati era in quel tempo la più cospicua rappresentante della fazione guelfa novarese dei cosiddetti sanguigni, in costante lotta con i Tornielli e la fazione ghibellina dei rotondi. Del B. si ha notizia per la prima volta in un periodo di predominio della lega guelfa in Lombardia. Il Calco e il Corio narrano che nell'ottobre del 1302, in un momento di prevalenza dei Torriani sui Visconti - costretti in quell'anno ad abbandonare Milano - il B. fu eletto capitano del popolo milanese; rimase in carica sino al mese di marzo dell'anno seguente, quando, essendo stato eletto il bergamasco Tommasino Greco, fu insignito "militaribus ornamentis" dall'arcivescovo milanese Francesco da Parma e assunse il comando delle milizie novaresi di stanza a Milano, in appoggio alla lega guelfa e ai Torriani. Al suo fianco erano, a capo delle milizie delle rispettive città, Antonio Fissiraga di Lodi, Guglielmo Cavalcabò di Cremona, Simone Avogadro di Collobiano di Vercelli, Filippone di Langosco di Pavia, grandi esponenti della lega e protagonisti, con il B., delle vicende politiche di un decennio di storia lombarda e piemontese. Dopo il 1305 essi costituirono, sotto la protezione della lega guelfa, signorie personali nelle loro città: in particolare il B. rinsaldò la sua posizione di preminenza in Novara con l'appoggio, oltre che di tutti i Brusati, dei Cavallazzi, la cui alleanza in passato non sempre era stata sicura.
Il 21 ott. 1309 il B. fu inviato a Milano, come rappresentante di Novara, per presenziare alla pacificazione tra Guido Della Torre e l'arcivescovo Cassone Della Torre, le cui discordie minacciavano l'armonia della lega guelfa. La situazione novarese, stabilizzatasi con il predominio guelfo e con l'esilio dei Tornielli, era rimessa in discussione dalla discesa in Italia di Enrico VII: le famiglie ghibelline dell'Italia settentrionale ricorsero al suo appoggio per rientrare nelle città dalle quali erano state bandite, A Novara si tentò la via della conciliazione: l'11 giugno 1310 i commissari che precedettero il re a Novara si incontrarono con il podestà e il vescovo, mentre il B. preferì non comparire. Niccolò di Butrinto, che redasse per papa Clemente V una relazione sul viaggio di Enrico VII, dice di non ricordare se il B. andò incontro al re diretto a Novara; pensa che si sia spinto al massimo fino a Vercelli, poiché era ormai "antiquus et debilis". Il B. compare, comunque, tra i sottoscrittori dell'atto del 19 dic. 1310 con cui la fazione guelfa, seguendo l'esempio dei Tornielli in esilio, affidò al re pieni poteri per ristabilire la pace, e tra quelli dell'atto di pace del giorno seguente, 20dicembre, che sanzionò al cospetto di Enrico VII l'accordo in base al quale, accettate certe condizioni, i Tornielli potevano rientrare in Novara. Le condizioni di pace imposte agli esuli appaiono meno rigide a confronto di quelle previste da un precedente simile accordo stipulato a Vercelli: pare che il potere personale del B. fosse meno saldo di quello di Simone di Collobiano a Vercelli, sia per la sua età avanzata sia per la minore influenza della sua famiglia.
Brusati, Cavallazzi e Tornielli iniziarono una difficile coesistenza; nei mesi successivi all'accordo i capi guelfi continuarono ad avere un ruolo di primo piano e il 27febbr. 1311il B. compare con Folchino Cavallazzi tra i componenti una commissione convocata a Milano da Enrico VII per stabilire le condizioni del perdono da accordare al ribelle Guido Della Torre. Essi, con altri esponenti guelfi, si fecero garanti dell'osservanza delle condizioni da parte di Guido, impegnandosi inoltre, con un atto del 31marzo, a convocare altri dieci loro alleati che prestassero egual giuramento.
Le controversie a Novara si fecero sempre più violente e appare accettabile la notizia dell'Azario secondo cui la cacciata dei guelfi e del B. da Novara avvenne il 15 giugno 1311. Il 15 luglio dello stesso anno il B., sempre con Folchino Cavallazzi, dopo aver guidato le milizie degli esuli novaresi al campo del re davanti a Brescia, si fece garante dell'arcivescovo Cassone Della Torre nell'atto di riconciliazione di questo con Matteo Visconti. Da tale momento non si hanno altre sicure notizie del B.: nell'aprile del 1315 i Brusati e i Cavallazzi riuscirono a rientrare in Novara, ma la fazione ghibellina prese definitivo sopravvento l'anno seguente, con l'appoggio di Matteo Visconti. Secondo la tradizione, il B. fu ancora tra i Brusati esuli in quell'anno; in ogni caso, se la sua età sembrava già molto avanzata a un contemporaneo alcuni anni prima, egli non dovette più vivere a lungo.
Nel medagliere reale di Torino si conserva un medaglione bronzeo sul quale è effigiato il busto del B. con la scritta "Gulielmus Brusatus" (una riproduzione in N. Bazzetta di Vemenia, p. 305).
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