GUALTIERO Map
Scrittore latino d'origine gallese (come mostra il nomignolo di Map dato dagl'Inglesi ai Gallesi). Nacque verso il 1140, studiò in Francia, indi entrò, chierico, al servizio del re d'Inghilterra, e n'ebbe incarichi varî. Inviato a Roma al concilio lateranense, nel 1179, cancelliere a Lincoln nel 1186, arcidiacono a Oxford nel 1197, morì tra il 1208 e il 1210.
Scrisse il De nugis curialium (ed. M. R. James, Oxford 1914), opera curiosissima, che raccoglie in una prosa vivace e piacevole, tra una critica e l'altra della vita di corte, favole e novelle, scherzi e aneddoti d'ogni specie e d'ogni provenienza, antichi e moderni, storici e leggendarî, laicali e clericali, greci e latini, celtici, germanici, romanzi, preziosi per la storia delle tradizioni e per la storia della cultura. Vi si legge anche, dispersa fra tanta moltitudine di cose, la Dissuasio Valerii ad Ruffinum ne uxorem ducat, un'operetta che G. aveva prima pubblicato a parte, e che trae dalle storie bibliche e dalle classiche tutto quel che si può dire contro le donne. G. ebbe anche fama di poeta, e si conservano di lui alcuni pochi versi d'indole satirica. Ma, secondo alcuni manoscritti, e soprattutto l'edizione del Wright (The Latin poems commonly attributed to W. M., Londra 1841), il suo patrimonio poetico sarebbe di gran lunga più ricco, e conterrebbe, mescolati gli uni agli altri, cantici religiosi e satire violente contro la curia romana e gli ordini monastici, sermoni contro l'avarizia e contro la lussuria e insieme canti erotici e bacchici, e più altre cose ancora: G. vi apparirebbe come il rappresentante massimo della poesia cosiddetta goliardica, sarebbe anzi egli stesso il "Golia" che le avrebbe dato il nome. Ma la critica ha ormai potuto dimostrare che tutti quei canti lirici e satirici appartengono ad autori diversi, di diversa età e di diversa patria; e che non vi fu nessun Golia, o ve ne furon troppi; e non ebbero a ogni modo nulla a che fare con G. Costui è anche nominato in alcuni manoscritti quale autore della Queste del Graal, o addirittura della vasta compilazione detta il Grand Graal; ma è certo che questi romanzi in prosa francese non sono suoi, benché poi non si capisca come sia nato l'errore.
Bibl.: M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, III, Monaco 1931, pp. 264-74.