CORSO, Gregory Nunzio
Poeta statunitense di origine italiana, nato a New York il 26 marzo 1930. Giovanissimo, conosce l'inferno della prigione; quindi approda a Harvard, dove pubblica la sua prima raccolta di poesie, The vestal lady on brattle (1955). Legato ad A. Ginsberg e J. Kerouac (con i quali dividerà la fama di astro della generazione beat) da un rapporto di amicizia e d'intesa artistica, si tuffa con loro nelle esperienze del Greenwich Village e nell'avventura del viaggio, organizzando letture poetiche che richiamano folle di giovani. Attratto dalla filosofia orientale, ne esprime la portata personale nel volumetto in prosa The Japanese notebook (1974). L'ironia lo protegge dal pubblico curioso, l'alcool dalla malinconia, la trasandatezza esprime la rivolta contro le convenzioni. Fedele allo spirito del girovago, vive alternando soggiorni europei a quelli americani.
Poeta della bellezza e della bruttezza, della carne e dello spirito, della verità e della non-verità, C. riversa nella sua poesia tutti i dati del quotidiano e della fantasia, in un'orgia di immagini che si scambiano i contorni, le caratteristiche, le marche semantiche. Il risultato è spesso l'allucinazione, l'ironia, il paradosso. Nelle poesie del periodo beat attacca le convenzioni borghesi, che, incombendo sulla libertà di vivere e di esprimersi, rappresentano la morte. Il suo metodo consiste nell'elaborare ogni singola idea ab initio, senza escludere nulla, ritagliarne poi l'eccesso linguistico e trasformarla in formula magica. Nella raccolta Elegiac feelings American (1970), il tema si fa politico e l'America è protagonista. Nelle ultime raccolte lo humour persiste accanto all'angoscia e il naturalismo si dissolve in surrealismo.
Misurata sui ritmi del jazz, la poesia di C. sorprende con la discordanza caratteristica sia del suono che del lessico. Parole e fonemi si combinano e si ricombinano fino a valicare la soglia del realismo. Il linguaggio ultra-colloquiale non sempre si associa a forme metriche nuove, ma spesso maschera forme e temi tradizionali. Il logico coesiste con l'illogico, in un gioco incessante, eternamente sperimentale.
Altre raccolte di poesie sono riunite nei volumetti: Gasoline (1958; trad. it., 1969); The happy birthday of death (1960); Long live man (1962); Herald of the autochtonic spirit (1981); Wings, wands, windows (1982). Molte poesie sono state pubblicate in traduzione italiana (Poesie, a cura di G. Menarini, 1983n,3).
Bibl.: R. Wilson, A bibliography of works by G. Corso, 1954-1965, New York 1966; G. Corso. The Riverside Interviews: 3, a cura di G. Selerie, Londra 1982; V. Amoruso, G. Corso. Il magico quotidiano, in La letteratura beat americana, Bari 1969, pp. 177-204; C. Geiser, G. Corso. A poet, the beat way, in A casebook on the beat, a cura di T. Parkinson, New York 1961, pp. 266-75; B. Cook, An urchin Shelley, in The beat generation, ivi 1971, pp. 133-49; F. Pivano, Introduzione a G. Corso, Poesie, Roma 1981, pp. 5-32.