GREGORIO XVI papa
Fra Mauro Cappellari della Colomba, nacque a Belluno il 18 settembre 1765, morì a Roma il 10 giugno 1846. Apparteneva a famiglia di piccola nobiltà; a 18 anni entrò tra i camaldolesi di Murano (Venezia). Ordinato sacerdote, ebbe presto buona fama come studioso di teologia e di filosofia e nel 1799 pubblicò Il trionfo della Santa Sede, nel quale si sosteneva il principio dell'infallibilità papale e si difendeva il potere temporale. Ma l'opera restò per allora poco conosciuta. Ebbe cariche varie nell'ordine, in patria e fuori, ma la sua vera ascesa cominciò dopo la caduta di Napoleone. Leone XII lo creò nel 1826 cardinale del titolo di S. Callisto e lo nominò prefetto di Propaganda. Alla morte di Pio VIII la generale crisi europea e la preoccupante situazione italiana resero particolarmente delicato il nuovo conclave (14 dicembre 1830-2 febbraio 1831). Escluso il Giustiniani dal veto spagnolo, la pressione degli eventi provocò l'accordo tra i sostenitori del card. Pacca e gli zelanti e ne risultò l'elezione del Cappellari. Duro inizio di pontificato: la rivoluzione scoppiata a Bologna si estendeva rapida fin quasi alle porte di Roma. L'azione personale del Bernetti, confermato segretario di stato, e l'intervento austriaco ricondussero l'ordine nelle terre pontificie. La debolezza e l'ingenuità dei rivoluzionari avevano favorito il ritorno alla calma. Gli editti del 14 e del 30 aprile colpivano i responsabili del moto e rendevano possibili successive misure di clemenza. Ma le grandi potenze, allarmate, cercarono con il memorandum 21 maggio 1831 dei loro rappresentanti a Roma di convincere il papa a notevoli mutamenti nell'amministrazione dello stato. Le riforme che seguirono al memorandum furono però in gran parte insufficienti e provocarono nuovi torbidi, nuove repressioni e nuovo intervento austriaco. E questo determinò la Francia a intervenire. Lo stato pontificio fu quindi, fino al 1838, sotto la duplice tutela francese e austriaca e le provincie furono sempre scosse da fremiti di cospirazione e da conati di rivolta. Il turno speciale del tribunale della S. Consulta non fu mai inattivo dal 1831 al 1845. Alle preoccupazioni per le condizioni interne dello stato s'aggiungevano, specie dopo la sostituzione del Lambruschini, più rigido e intransigente, al più fine e diplomatico Bernetti nella segreteria di stato (1836), quelle create dagli eventi europei e dalla lotta contro i principî liberali. Mentre con il breve Sollicitudo Ecclesiarum (agosto 1831) il pontefice aveva riaffermato la volontà di restare estraneo alle contese politiche, egli fu costretto a dura lotta con la Spagna e con il Portogallo, ove la legislazione anticlericale della reggente Maria Cristina nella prima, di Maria da Gloria nel secondo, creò in breve una situazione difficile, culminata nel richiamo dei due nunzi (1835-1840). Più gravi preoccupazioni e più aspri dissensi quelli con la Prussia per la questione dei matrimonî misti e con lo zar di Russia per le persecuzioni contro gli Uniati ruteni e i cattolici. E la Francia non dava minori dispiaceri al pontefice con il movimento lamennaisiano, che provocava la condanna dell'Avenir e l'enciclica Mirari vos (1832) e più tardi la Singulari nos, che colpiva le Paroles d'un croyant, e con le pressioni di quel governo per ottenere la soppressione dei gesuiti. In Germania le dottrine di Hermes costringevano il papa alla condanna (lettera apostolica Dum acerbissima, 1835), mentre in Italia alle preoccupazioni politiche s'aggiungeva il timore per la ridesta propaganda protestante.
Non grande papa, G. XVI, ma la sua fama è stata troppo maltrattata dagli storici liberali e nei sonetti di G. G. Belli. Uomo colto, sovrano attento ai proprî doveri, si trovò a governare in tempi difficili. Il potere temporale era colpito. Volontà di principi e genialità di ministri non bastavano a rafforzarlo e il puntello straniero lo indeboliva, colpendone il prestigio nell'atto stesso che pareva aiutarlo. G. protesse artisti ed eruditi, restaurò monumenti, creò o migliorò musei, compì notevoli e utili lavori pubblici; largo incremento diede alle missioni in terre lontane e alla propaganda cattolica in Inghilterra e nell'America del Nord. Si isolò troppo dal suo popolo (il viaggio del '41 nelle provincie fu un'inutile parata ufficiale) e troppo ebbe timore di novità e di mutamenti.
Bibl.: L. C. Farini, Lo stato romano dall'anno 1815 all'anno 1850, Torino 1850-53; N. Bianchi, Storia docum. della diplom. europ. in Italia, Torino 1865-1872; E. Cipolletta, Mem. pol. sui conclavi, Milano 1863; N. Wiseman, Rimembranze degli ultimi quattro papi, trad. ital., Milano 1858; P. Dardano, Diario dei conclavi del 1829 e del 1830-31, Firenze 1879; D. Silvagni, La corte e la società romana nei secoli XVIII e XIX, Roma 1884-85; C. Silvayn, G. XVI et son pontificat, Parigi 1889; R. Dal Piano, Roma e la rivoluzione del 1831, Roma 1931; E. Calvi, Bibl. di Roma nel Risorg., nn. 2083-2281, Roma 1912.